«Hey, Esty, non vedi? Ho portato la mia ragazza a pranzo.» Risponde Jonah, ed Esteban mi guarda sbalordito.
«Non sono la tua ragazza, sono qui solo perché tu mi hai trascinata, obbligandomi.» Ribatto in fretta, ma l'espressione di Esteban non cambia. Anzi, se è possibile, si fa persino più scioccata. Come biasimarlo...«Non mettermi in cattiva luce con il mio migliore amico.» Ah, loro due sono migliori amici? Sono decisamente due poli opposti.
«Sicuramente non ti mette in cattiva luce. Tanto lo so che sei una testa di cazzo, soprattutto con le ragazze.» Dichiara Esteban, leggermente divertito, ed io ho finalmente una motivazione in più per tenere le distanze da lui: è uno stupido con tutte le ragazze, e io non sarò la prossima.Mi alzo dal tavolo, stanca di tutta questa situazione, e senza neanche ringraziare e salutare, lascio il tavolo per andare verso il bancone.
«Grazie, amico. Devo sempre rovinare tutto.» Sento borbottare da Jonah, riferito al suo "migliore amico". Veramente la cosa è partita male dal principio, ma meglio così.
«Posso avere una Coca zero?» Chiedo al barista, e subito la prende dal frigo e me la porge. Pago ed esco dal locale. Finalmente sono libera.
Mentre proseguo verso l'università, sento dei passi avanzare velocemente verso di me. Mi giro e, con mio dispiacere, capisco che si tratta di Esteban. Quando uno e quando l'altro. In fondo, qualcosa in comune ce l'hanno: l'invadenza.
Vabbeh, dai, Esteban non è proprio male come ragazzo, e non parlo sono a livello fisico ed estetico, ma soprattutto di carattere: è molto più serio e posato, rispetto a Jonah.
«Jenna, aspettami.» Mi fermo e lui mi raggiunge.
Appena mi affianca, si china un attimo per riprendere fiato, e forse per pensare anche a cosa dirmi. In effetti, raggiungermi dopo quello che è successo non ha molto senso.«Non sapevo che già avessi conosciuto Jonah.» Ceh, tutto questo trambusto per dirmi questa scemenza?
«Diciamo che è una situazione a dir poco strana. Se con te ci siamo conosciuti in circostanze particolari, con lui è lo stesso, ma tre volte di più.»
«Se posso chiedere, perché?»
«Dovresti conoscere Jonah, quindi penso che sai più di me cosa è successo e perchè lo detesto così tanto.»Ci pensa un po' su, e poi una lampadina si accende sulla sua testa. «Aspetta, era da un po' di tempo che lui mi diceva sempre che aveva occhiato una ragazza, e che avrebbe fatto di tutto per farsi notare e conquistarti. Non dirmi che ti ha in qualche modo stalkerizzata, seguita o importunata.»
«Proprio così.» Dichiaro, mentre riprendo a camminare.
«Come immaginavo. Fa così con tutte, anche se in realtà non è davvero così ossessionato dall'avere una relazione. Maggiormente cerca puro divertimento con ragazze che sembrano disposte, e evidentemente gli sei sembrata proprio una di quelle.» Ma perché mi sta dicendo tutte queste cose?«Avevo immaginato ma, mi dispiace per lui, non sono una troia.» Rispondo, con una punta di irritazione nella voce.
«Io ci ho visto bene, invece.» Si vanta.«Ah si? E perché io sono convinta che anche tu pensavi lo stesso?»
«Forse perché anche io ti sono sembrato invadente, ma tu mi hai fin dall'inizio incuriosito, e non intendo in quel senso. Io non sono quel tipo di persona.» Dichiara, sicuro di se. Se lo dice lui...Continuo la mia camminata ma lui intuisce il mio dubbio sulle sue parole. «Ci sta che non mi credi, lo comprendo, ma ti dimostreró che non sono un bugiardo, e che se mi interessa una ragazza, cerco di conquistarla in modo corretto, e non facendo il perverso o costringendoti.»
Ci penso un po' e, seppur la voglia di dare corda a chi ci prova con me è pari a zero, accetto la sua stessa prova. Prevedo che sarà un'esperienza divertente.
«Scusa, devo andare adesso. Mi stanno chiamando al cellulare.» Dico, mentre finalmente mi allontano anche da Esteban, e accetto la chiamata.
«Pronto?»
«Jenna, sono Erika. Volevo chiederti dove sei finita. Non ti ho più trovata in uni, e non ti ho voluto chiamare prima per non interromperti durante il pranzo.»
«Sono appena rientrata. Come hai avuto il mio numero?» Domando, confusa. Io non do mai il mio numero, a nessuno.«Lo chiesto alla segreteria per un'urgenza.»
«E quale sarebbe quest'urgenza?» Ora anche lei si è trasformata in una stalker? Ma è un lavoro qui a Malibu?
«Quella di chiamarti e sapere dove stavi. Pensavo che ti fossi persa da qualche parte.» Ridacchia, e anche la mia bocca emette un piccolo suono divertito.
«Intanto, per quel che si puó dire, sono viva e vegeta.»«Cosa è successo? Perché non dovresti essere viva?» La sua aria, ora, è preoccupata.
«Perché certa gente non è normale.» Rido.
«Questo è testato, quindi ti do ragione. Comunque, ora ti raggiungo e ne parliamo a voce. Non posso non ascoltarti per una cosa che sembra molto particolare.» Stacca la chiamata ancor prima che io potessi rispondere, e sbuffo. Perché la gente mi deve costringere a parlare, anche se non mi va?Sono tentata di scappare, di andare in un altro posto, rispetto a quello detto ad Erika, ma alla fine cedo. Non voglio comportarmi da immatura, anche se parlare dei miei problemi non è da meno.
«Hey, eccomi qui.» Sento urlare, ed io alzo la testa dal mio cellulare, convinta che si tratti di Erika. Non è lei.
Ritorno con lo sguardo sul cellulare, riprendendo la mia battaglia di Clash Of Clans, ma ad un certo punto qualcuno mi viene addosso.
«Sono un cavallo, lo sapevi?» Se ne esce Erika, di punto in bianco, dopo avermi fatto quasi cadere a terra. Scoppio a ridere, non riuscendo a trattenermi per la sua affermazione, e neanche ad arrabbiarmi con lei per i suoi gesti esagerati. Almeno è una ragazza divertente e non noiosa e timida come pensavo.
«Dunque, sai perché sono qui. Spiegami dall'inizio alla fine cosa è successo.» Sapevo che non si sarebbe dimenticata di questa storia.
Dopo qualche indugio, le racconto in breve la costrinzione del pranzo, senza citare il nome del ragazzo, e sintetizzandole anche la conversazione e la ssrata in cui mi ha seguita fino a casa. La sua espressione resta impassibile e poi si fa divertita. Cosa c'è di divertente in tutto ciò? A me viene solo da piangere.
«Forse ho capito di chi stai parlando.» Ridacchia, notando la mia espressione confusa.
«Ah si? Chi?» Chiedo, sicura di sentire un nome sbagliato. Non potrebbe mai conoscerlo.«Jonah?»

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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...