15. Relax

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La prima cosa che faccio, appena odo l'urlo, è voltarmi dal lato da dove il suono proviene. Ho sentito bene, è proprio un bambino, ma non sta urlando di paura, bensì di divertimento. Sta giocando con qualcuno che è con lui.

Appena mi rendo conto di chi si tratta, mi volto immediatamente verso mia madre, riprendendo a camminare sulla spiaggia. Non è possibile, ma quanto è piccola questa città? Non ci sta una volta che non vedo le persone dell'università.

Mentre mi allontano, però, ecco che la persona che sto cercando di evitare mi ha già riconosciuta e mi chiama.

Mia madre, chiaramente confusa, si volta a guardarmi, e quindi io sbuffo, sentendomi ormai costretta a girarmi. Non potevo nascere invisibile, no?

Esteban mi viene incontro, sicuramente per potermi parlare, e con se porta anche il bambino. Minchia che somiglianza.

«Cosa ci fai qui? Pensavo che ci saremmo visti solo a scuola.»
«Oddio, che bel micio. Posso toccarlo?»

Scoppio a ridere per le loro domande dette nello stesso momento, e rispondo al piccolo.

«Certo che puoi.» I bambini non meritano di essere trattati male da me.
«Che pelo soffice. È proprio una piccola palla di pelo. Come si chiama?»
«Mal.»
«È cattiva, quindi?»
«No, l'ho chiamata così solo per il colore, e perché rispecchia la mia personalità. È la gatta più docile e tranquilla che abbia mai conosciuto.»
«Posso portarmela a casa? Anche io voglio un gatto.»

Ma quante domande fa questo bambino? Non si stanca?

«Michael, no che non puoi. Il gatto è di Jenna, quindi resta a lei.»
«Come la conosci?»
«Basta domande, Mike, altrimenti chiamo tua sorella.»

A questo punto si zittisce davvero, e il mio sguardo assume un'espressione divertita. Se Michael ha una sorella, sarà sicuramente anche la sorella di Esteban.

A questo punto, data la calma del piccolo, Esteban rivolge nuovamente la sua attenzione a me.

«Ti piacciono i gatti, quindi?» Osserva.
«Si, anche se preferisco i cavalli.»
«Io ho un cavallo bianco, con la coda e la criniera castani, e si chiama Joey.»

Se fosse possibile, direi che i miei occhi si trasformano a forma di cuore.

Lui ridacchia per la mia espressione. «Se ti va, qualche volta posso fartelo cavalcare.»
«Chi lo sa, se qualche volta mi va di volta il cervello, potrei accettare.»

«Se dice così, vuol dire che è un si.» Si intromette mia madre, e io mi ritrovo a guardarla male. Esteban ridacchia di nuovo.

«A me farebbe molto piacere, come anche a Joey. Lui ama cavalcare. Ho fatto molte gare con lui, tra il salto ad ostacoli e le gare di velocità, e si è sempre classificato, e quattro volte siamo persino arrivati al podio.»

Sorrido al suo sguardo sognante mentre parla di tutte queste cose. Deve essere davvero un cavallo speciale.
«Ci penserò su.» Non so che dire.

«Comunque è davvero rilassante stare qui. Ci vengo ogni pomeriggio, e la domenica è interamente dedicata al relax su questa spiaggia. Porto sempre i libri con me, per studiare, solo che oggi ho dovuto portare mio cugino, perché non poteva stare a casa da solo.»

«Aspetta, tuo cugino?» Cosa ha appena detto? Deve essersi sbagliato.
«Si, Michael è mio cugino. Perché?»
«Siete la fotocopia. Ero convinta che foste fratelli.» Ridacchio. Credo di aver appena fatto una figura di merda.

«No, non lo siamo, e menomale, perché è una piccola peste ed è già tosta sopportarlo da cugino tutti i giorni in casa.»
«Capito.»

«Jenna, mi hanno appena avvisato che il mio volo per Brighton è stato anticipato, e partirà alle 3:00 pm, quindi mi tocca ritornare a casa tua per preparare il pranzo.»
«Ah, parti già oggi?» Cavolo, ieri è arrivata e già se ne deve andare? Sembra strano dirlo, ma non è stato male avere la sua compagnia.

«Purtroppo si, non hanno voluto darmi le ferie al lavoro, quindi già domani pomeriggio mi tocca andare.»
«Va bene, allora vengo con te.»
«Nono, non preoccuparti per me. Resta qui con il ragazzo, io me la ricordo la strada di ritorno.»

«Magari possiamo venire con te, accompagnandoti fino alla casa di Jenna, e poi me ne vado.» Propone Esteban. Ma... perché devo ritrovarmi in queste situazioni imbarazzanti?
«Oh, così va benissimo. Andiamo allora.» Nonostante il mio dissenso, ritorniamo a casa tutti insieme, parlando del paesaggio, e tante altre cose, e poi ci fermiamo davanti al portone. Do le chiavi a mia madre e mi volto verso Esteban e suo cugino, che ovviamente è venuto con noi.

Prima che possa salutare educatamente i due, mia madre mi precede. «Che ne dite se entrate e pranziamo tutti insieme? Siete davvero simpatici.»

Si, ormai anche mia madre ha perso la testa. Ma come le vengono in mente delle idee così assurde? Il mondo oggi ce l'ha con me.

«Ehm, non saprei, perché comunque mio cugino è piccolo e ovviamente non so se mia zia sarà d'accordo. Poi, lui è un po' particolare. Non gli piacciono molte cose.» Menomale, forse non ce l'hanno completamente con me.

«Prova a chiamarla. Almeno, se dice di si, la avvisi già.»
Imbarazzato, accetta. «Va bene, posso provarci.»

Si allontana leggermente ed effettua la chiamata. Fa' che dica di no, fa' che dica no.

Dopo un po', con il sorriso stampato in faccia, ritorna tra noi. «Ha detto che per lei va bene.»
«Perfetto, allora mi dici tu cosa mangia tuo cugino, sperando che c'è nel frigo e nella spesa che abbiamo fatto quello che gli piace.» Entrano dentro, ed io, nascondendo la mia espressione infastidita, li seguo. A questo punto, era meglio se era Erika che avevo trovato al mare.

Dopo un elenco di cibi, e vari controlli, finalmente troviamo cosa fare da mangiare.

Mia madre prepara le cotolette di pollo, mentre io taglio le patate a cubetti, in modo da farle gradinate al forno. Insieme a questo, taglio anche un po' di carotine baby, lasciandole ovviamente crude, e le metto un po' a ciascuno nei piatti.

Appena mia madre termina di impanare le fette di carne e le dispone in una teglia che mette in forno, mette l'acqua per la pasta sul fornello, ed io prendo la confezione di tortellini dal frigo. Subito dopo, faccio sciogliere il dado vegetale, preparando il brodo. Si tratta davvero bene il bambino eh.

Finito di cuocere tutto, mangiamo mentre parliamo, e tra me e Esteban c'è stranamente molto dialogo. Non lo avrei mai detto, ma devo ammettere che la sua compagnia è bella e rilassante. È una persona davvero molto posata. Peccato che io sono completamente l'opposto di lui, quindi non so quanto la mia compagnia possa fargli bene. Non posso permettermi di farlo cambiare, mi sentirei troppo in colpa.

Finito il pranzo, Esteban decide di accompagnarci anche all'aeroporto di LAX, quindi senza obbiettare, prendiamo la metro e arriviamo all'aeroporto, dopo seguiamo mia madre fare il check-in, i vari controlli e prendere il suo volo.

«Dovrebbe essere una cosa romantica, ma questo è il posto dove ci siamo incontrati la prima volta, o almeno dove io ti ho vista la prima volta.» Mi fa notare Esteban, sorridendo.

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora