13. Sushi

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«Allora, qui non c'è niente di speciale nel frigorifero. Dunque, mangio una semplice mozzarella con i pomodori, oppure mi ordino un po' di sushi?» Parlo tra me e me. Da quando parlo da sola? Mi sa che, a furia di stare con persone pazze, sto impazzendo anche io.

Prima che possa giungere ad una conclusione, la mia casa viene pervasa dal suono del campanello. E ora chi è a quest'ora? Sono le 8 di sera, e sicuramente non aspetto nessuno.

Titubante, vado ad aprire, sperando mentalmente che non si tratti di Jonah. Se davvero è lui, è arrivato il momento giusto per fare una bella denuncia.

Chi mi trovo davanti, peró, mi lascia a dir poco spiazzata.

"Mamma?"
«Non sei contenta di vedermi?»

Direi proprio di no, preferisco stare da sola, e tanto meno non voglio la presenza di mia madre. Diciamo che ce l'ho con lei per avermi mandato fin qui. Mi stanno solo capitando cose assurde.

«Certo.» Decido di mentire.

Con titubanza, mi faccio da parte per farla entrare, e di conseguenza chiudo la porta.

«Per caso hai già cenato?»
«No, ma stavo pensando a cosa preparare.»
«Oh, è perfetto allora. Ho appena ordinato il sushi per te, che so che è il tuo piatto preferito. Per me ovviamente ho preso gli spaghetti di riso, perché sai che odio il pesce crudo.» Mi avvisa lei, e il mio viso si trasforma, assumendo gli occhi a forma di cuoricino. Okay, forse non è proprio così, è esageratamente sdolcinato. Sono solo leggermente gratificata.

Anche se non ho la minima voglia di mettermi a parlare, cerco di fare un'eccezione, e per dimostrare la mia gratitudine in questo semplice gesto, le racconto, sotto sua richiesta, come stanno andando le cose in università, e in generale qui a Malibu. Le racconto ciò che sto studiando di psicologia, il panorama stupendo di questa città, ma chiaramente ometto ciò che sta succedendo con Jonah, Esteban ed Erika. Le ho solo detto che ho trovato un'amica. Soprattutto nascondo il fatto che Erika mi ha baciata. Non so come possa prenderla mia madre.

Non nego che mi è piaciuto, perché è stato un momento particolare mai provato prima, ma non sono dell'altra sponda, anche se non mi definisco neanche etero, dal momento che detesto le relazioni e le effusioni amorose.

«E dei ragazzi cosa mi dici?» Mi chiede, con nonchalance.
«Mamma, sai che non sono il tipo che si invaghisce di qualcuno. Odio i ragazzi e i loro comportamenti infantili.» È la verità. Su queste cose non mento mai, anche perché non voglio passare per una sfigata o una debole.

«Andiamo, non sono tutti bambini. Ci sarà pur sempre qualcuno di semplice e bravo ragazzo che hai conosciuto.»
«E chi? Lo stalker? Assolutamente no, mi sa che è nato ieri.» Rispondo di botta senza neanche pensarci. Cazzo, ora chissà cosa si penserà. Perché devo scavarmi un fosso da sola?

«Se una persona si comporta da stalker, sei tu che lo induci a comportarsi così. Dovresti cercare di dare l'opportunità di farti conoscere almeno un po'. In questo modo vedrai che non saranno più tanto invadenti.»
Certo, come no.

Per mia fortuna, questa conversazione termina grazie al suono del campanello.

«Controlla chi è. Sono le 8:30, quindi credo che sia arrivato il sushi.» Mi avvisa mia madre. Probabilmente l'orario programmato era questo.

Vado ad aprire e in effetti mi trovo davanti a me due vassoi avvolti in una grande busta, con uno stemma giapponese inciso sopra.
Prendo immediatamente la busta e nel momento in cui mi trovo a chiedere quanto devo dargli, la persona davanti a me, nello stesso momento, dice: «Jenna?»

Alzo il volto per capire chi è la persona che mi ha riconosciuta, e realizzo di avere Esteban davanti a me.

«Ciao.» Saluto per rispetto. «Cosa ci fai qui?»
«Lavoro da un po' di tempo a questo locale di sushi. Tu abiti qui?»
Annuisco e lui mi risponde subito. «Strano, l'ordine era a nome di un'altra persona. Mi sa che ho sbagliato indirizzo allora.

«Nono ragazzino, sei alla casa giusta. Sono io la persona che ha fatto l'ordine, Spencer. Ecco a te i 50 dollari. Sono 5 dollari in più, ma è la tua mancia, quindi mettili subito in tasca.»
Vorrei sotterrarmi. Perché mia madre deve essere così vispa, aperta, esplicita? Sa solo mettere in imbarazzo in questo modo.

«Oh, la ringrazio molto. È davvero molto gentile. Okay, dunque, buona cena, è stato un piacere vederti, Jen. Ci vediamo lunedì mattina.» Se ne va e io resto senza parole. Cosa c'è da dire su un ragazzo semplice e bravo, ma che comunque io detesto a priori?

Chiudo la porta e, per evitare qualsiasi domanda o conversazione indesiderata, porto il sushi a tavola, spacchettando tutto, e comincio a mangiare la mia goduria senza aspettare mia madre. La voglia di parlare, che neanche prima avevo, si è completamente azzerata, ed ora la mia mente visualizza solo riso, salmone, avocado e edamame.

«Buon appetito anche a te.» Dice mia madre, sedendosi di fronte a me, ed io abbozzo un sorriso quasi inesistente, senza tirare fuori nessuna parola.

La osservo prendere il suo piatto di spaghetti, e subito dopo, vedendo le bacchette del sushi, assume un'espressione disgustata. «Queste cose se le possono solo ficcare nel culo.»

Wow, davvero delicata. Ed io da chi ho preso, allora? Scoppio a ridere, anche se cerco di non farlo, e lei va a prendersi una forchetta del cassetto delle posate.

Mangia anche lei, ed io continuo a godermi la mia cena nel silenzio più totale. Questa è la pace dei sensi.

«Quel ragazzo è lo stalker?» Mi strozzo con un hosomaki, mentre mia madre tira fuori questa domanda, e mi ritrovo ad essere costretta a rispondere appena mi riprendo.

«Se era lui, gli avrei sbattuto la porta in faccia e lo avrei fatto scappare a gambe levate con la cena appresso.» Si, sono sincera. Okay, forse la cena me la sarei presa a prescindere, ma non gliel'avrei pagata. Deve penare l'inferno, secondo me. Sono troppo cattiva? Chi lo sa, solo Dio può dirmelo.

«Intanto era un ragazzo che conosci già, e a quanto pare avete anche un rapporto speciale, per dirti che vi vedrete domani. Visto che qualcuno di serio c'è?»

Okay, forse si, lui è serio come ragazzo, un tipo a posto, ma...

«Mamma, innanzitutto non è per me, perché le persone serie non vogliono le stronze come me. Io non sono una santa, e non intendo il punto di vista dell'amore, ma anche altro. E secondo, io sono qui per studiare, e non per trovare un'anima gemella che nemmeno esiste.»

Questa volta è tutto vero quello che ho detto. Anche se magari volessi davvero provare ad avere una storia d'amore con qualcuno, il mio ruolo sarà quello di distruggere la persona al mio fianco: fumo, droga, alcool, odio, vendetta... sono tutte cose che ormai fanno parte di me. Sono una persona tossica, ma non voglio che altre persone finiscano nel baratro insieme a me, e per colpa mia. Preferisco avere la coscienza pulita.

«Sarà come dici tu, ma non puoi negarti le varie esperienze della giovane età.»

«Ah si? Per poi fare la tua stessa fine?»
«Vaffanculo Jenna.» Detto ciò, ad ancora metà del suo piatto, si alza, prende la sua borsa ed esce di casa.

Okay, forse mi sarei dovuta stare zitta. 

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Vi sta piacendo la storia? Credetemi, io ne sono talmente affezionata che non riesco a pensare ad altro AHAHAH votate e commentate, bears. Sono troppo curiosa di conoscere i vostri pareri<3

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