20. Psichiatria

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Non posso chiamare l'ospedale, o una struttura specializzata per i disturbi alimentari. So per certo, avendola vissuta sulla mia pelle, quanto possa odiare un aiuto del genere, perché sembrerebbe più come una punizione.

Guardo Esteban in silenzio. Non riesco a commentare quello che mi ha appena rivelato. Essere loggati in un sito Pro Ana è una delle cause più comuni e drastiche della morte per dca, perché persone malsane di fottono il cervello, impadronendosi completamente delle azioni della povera mal capitata.

«Allora, mi vuoi spiegare cos'è esattamente questo sito, o vuoi che lo cerchi da solo su internet? Non ci metto molto, eh.»
«Ti rispondo con un no per entrambe le domande. Non sono cose belle di cui parlare, e ora dobbiamo concentrarci su Erika, che a quanto pare ha bisogno di un grande aiuto.» Non riesco a guardarlo in faccia.

«Ma qui stiamo appunto parlando di Erika, ed io ho bisogno di capirci qualcosa in questo contesto, altrimenti non so neanche che tasto premere per poterla aiutare.»

Vedendo che da parte mia non arriva un'altra risposta, parla di nuovo. «E va bene, a quanto pare è una cosa molto seria, se persino tu non vuoi parlarne. Ora provo a vedere un po' su internet, magari trovo qualche psicologo che ha commentato a qualche richiesta d'aiuto.»

Sto per rispondere in tono secco per la sua insistenza, ma ormai sta già manovrando il suo cellulare come una iena, quindi, senza neanche pensarci, mi alzo dalla mia sedia e gli strappo il cellulare dalle mani.

«Internet non è il posto giusto per cercare queste cose, perché ognuno scrive quello che vuole e a modo proprio, confondendo solo le tue idee. Le uniche persone che possono parlarne sono quelle che l'hanno vissuta in prima persona.» Borbotto.
«E sicuramente, per rispondere in questo modo, anche tu hai avuto problemi con queste cose come Erika.» Deduce.
«Proprio così. Vedo che sei un po' intelligente.» Ironizzo.

A questo punto, lui si zittisce un istante, guardandomi triste, con compassione. Se c'è una cosa che odio più di me stessa, è proprio ricevere compassione. Fa schifo provare sentimenti simili verso qualcuno, figurati riceverli.

«Non c'è bisogno che fai quella faccia, Jen. Mi dispiace per quello che hai passato, e non è un danno fartelo presente. Solo, reagire in questo modo non va bene, perché non tutti sono freddi e menefreghisti come te. Così allontani soltanto le persone.» Mi rimprovera lui. Una minuscola parte di me ci resta male, permettendomi, se possibile, di odiarmi ancora di più. Mi riprendo subito, però. Che me ne importa a me se la gente si allontana?
«Meglio soli che mali accompagnati.» Rispondo dopo, schietta.

«Questo proverbio avresti potuto dirlo a Jonah, visto che lui non è un tipo desiderabile da tenere accanto.»
«E se fosse proprio Jonah che desidero al mio fianco, visto che siamo uguali, entrambi stronzi, provocatori e vendicativi?» Mentre dico queste parole, il mio stomaco si rivolta. Ma cosa mi passa per la testa? Il catrame?

«Mi dispiace per te, ma questa frase è solo recitata. Lui ti fa ribrezzo per i suoi modi di fare espliciti, quindi neanche un topolino ti crederebbe.»
Alzo gli occhi al cielo, infastidita. E se odiassi più Esteban? Cosa succederebbe in questo caso? È un bel film da creare.

«Comunque, tanto per cambiare discorso, come ci troviamo adesso a parlare di te e Jonah? Dovevi spiegarmi di cosa si tratta esattamente questo sito, questi comportamenti, e siamo usciti a parlare di tutta un'altra cosa.» Mi fa notare, e roteo di nuovo gli occhi al cielo. Che esasperazione... perché devo trovarmi in queste situazioni? Perché devo ritornare a parlare di cose che mi riguardano da quando avevo 14-15 anni?

Tiro un sospiro. «Sono dei siti che istigano a compiere atti estremi alle persone più deboli, fragili, e aggravano le loro condizioni dal punto di vista della malattia. Penso che tu sappia cosa sia l'anoressia, la bulimia, o tutti gli altri tipi, non c'è bisogno che ti spiego anche questo. Incitano a ciò che secondo queste malattie è giusto, e portano a pensare che quella voce che si insinua dentro di te è la tua migliore amica, e questo sito e le persone che ci sono la tua famiglia. È una situazione molto difficile anche solo da pensare, ti lascio pensare come sia viverla. Tante persone, inclusi sia maschi che femmine senza distinzione di età, muoiono ogni giorno a causa di queste cose, e se non stiamo attenti, rischiamo che anche Erika faccia la stessa fine.» Spiego, cercando di non pensare a quello che la mia bocca pronuncia furtivamente.

«Oh, è una cosa proprio meschina...» Mi guarda tristemente. «Mi dispiace per Erika, spero che riusciremo o riusciranno a salvarla. Ma soprattutto mi dispiace per tutto ciò che hai dovuto passare tu. È per questo che ora sei così fredda?» Fa nuovamente la sua iconica faccia triste.

«Compatiscimi di nuovo e ti faccio piangere sul serio, altro che tristezza.» Minaccio.
«Almeno rispondi alla mia ultima domanda, e ti giuro che poi la finisco e sarò io che ti farò ridere. È per questo che ora ti comporti in questo modo con tutti? È il tuo modo di mostrarti forte?» Insiste con la sua curiosità.

«Non credi di star invadendo dei tasti della bolla personale? È una bolla di cemento, è molto difficile romperla, quindi non credo che avrai una mia risposta. E poi, non credo proprio che potresti farmi ridere. Nel profondo, sono come Mercoledì Addams, una pietra impassibile fatta persona.»

«Ricorda che Xavier ha fatto sorridere Mercoledì, ed io potrei essere proprio come lui per te.» Mi sorride, ed io comincio a sentirmi un po' a disagio, o meglio fuori luogo. Sbaglio o ci sta provando con me? Chiedo solo perché credo di doverlo avvisare che io non sono disposta.

Sto per rispondere quando la porta della stanza della psicologa si apre, ed Erika esce dalla porta con le lacrime agli occhi. Mentre la dottoressa saluta la sua paziente e gli ospiti, o meglio me, Erika e Esteban, io mi avvicino ad Erika e le asciugo le lacrime dalle guance, e aspetto che la psicologa torna nella sua stanza.

Appena possibile, espongo la mia preoccupazione verso la sua situazione. «Com'è andata? Che ti ha detto?»

Lei non riesce a parlare e comincia a piangere di nuovo. Allora Esteban la abbraccia, con tutto il suo affetto presente. «Hey, con noi puoi parlarne tranquillamente. Sai che non possiamo fare nient'altro che aiutarti.»

Lei respira affannosamente e, dopo un paio di minuti passati a tranquillizzarla, maggiormente Esteban, finalmente parla.

«Ha chiamato i miei genitori. Fortunatamente non ha citato ciò che è successo, ma ha confermato il mio bisogno urgente del ricovero, e mi sa che dovrò andare proprio in psichiatria.»

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Spazio autrice
Inutile dire che vorrei piangere, mi rivedo in Erika in un modo impressionante, come anche in Jenna.  E voi, in quale personaggio vi rivedete maggiormente? Votate e commentate, love u
Mary💜

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora