26. Horror

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«Hey, scusa se ti disturbo, ma ho bisogno del tuo aiuto. Puoi raggiungermi al Drug For Breakfast?»
«Tu sei pazzo, prima fai lo stronzo arrogante e poi mi chiedi aiuto. Chi mi dice che non è una tattica per attirarmi nella tua tana?»

«Ti assicuro che stavolta sono più che serio. Credo di avere un po' di cose strane in casa, di cui non ne sono a conoscenza, e penso che con il tuo essere stronza puoi essere estremamente utile per aiutarmi a tirarle fuori.»

«Vedi che non siamo in un film horror, o in un giallo. Io non sono Sherlock Holmes e non credo che ti nascondano qualcosa. Anche se fosse, dovranno essere i tuoi stessi genitori a metterti al corrente sui segreti di famiglia. Per di più, non sono neanche affari miei.» Mi giustifico così.

«Ti scongiuro, pasticcino. Io non sono uno che prega le persone, perché ottengo quello che voglio senza neanche chiedere, ma ora lo sto facendo. Anche se non te la senti di aiutarmi perché non vuoi immischiarti in segreti altrui, almeno raggiungimi. Ho bisogno di parlarne con qualcuno. Non riuscirò a reggere a lungo tutta questa situazione da solo.» Lo sento quasi piagnucolare. Sembra quasi un attore ben riuscito.

«Questa storia mi puzza un po', è strana.»
«Te lo sto chiedendo in ginocchio, piccola.»
Ora anche lui con questo "piccola"? Ma ho 20 anni, cavolo.

«Adesso mi sono messa a letto, sto in pigiama e ho sonno.» Mento. In realtà sto ancora in giro, poco distante da quel ristorante di merda.
«Vedi che le sento le macchine che passano, e il rumore del vento.»

Smascherata. Non ci sta una volta che le mie prese per il culo funzionano. Okay, qualche volta si, ma mai quando mi serve davvero.

«In effetti, ora che me lo fai notare, mi sono dimenticata di chiudere la finestra della mia camera.» Tento ancora. «Devo staccare, adesso. Buona notte.» Stacco la chiamata prima che lui possa ribattere ancora, e mi riavvio sollevata verso casa. Ce l'ho fatta.

Arrivata a casa, resto due minuti fuori a fumare, e poi entro, metto a fare un po' di camomilla per lo stomaco, e vado a mettere il pigiama per riscaldarmi un po'. Messo tutto, compreso anche la fascia ai capelli, e torno in cucina, dove stacco l'acqua che già bolle. Metto l'infuso nella tazza, dove aggiungo anche l'acqua bollente, e prendo le fette biscottate dalla dispensa. Magari metto anche qualcosa nello stomaco che non sia pesante e capace di disturbare maggiormente lo stomaco.

Nel mentre comincio a sorseggiare la camomilla, il campanello di casa riecheggia nella stanza. Ma... sono le 9 di sera, chi è talmente sano di mente da rompere le scatole a quest'ora?

Con tanto di disappunto addosso, vado comunque ad aprire, visto che comunque ho la luce accesa, quindi è scontato che sono in casa, e davanti mi ritrovo proprio la persona che stavo evitando: Jonah.

«Quindi sei davvero a casa.» Nota.
«Mi vuoi anche controllare, adesso?»
«Te l'ho detto, avevo bisogno di sfogarmi un po', ma tu sei sempre più stronza. Posso entrare?»

Sbuffo e lo faccio entrare. Di solito non mi tiro indietro quando si tratta di aiutare qualcuno, quindi credo di farlo anche adesso, anche se la persona in questione è l'ultima nel mio elenco di persone che ho a cuore.

Entra in cucina e, notando il mio break sul tavolo, si gira verso di me. «Buon appetito.» Ridacchia.

«Vuoi qualcosa?» Chiedo. Non avrei voluto farlo, ma non posso mettermi a mangiare davanti a lui senza neanche offrirgli qualcosa.

«Hai un po' di nutella?» Chiede immediatamente.
«Dovrei averla da qualche parte.»
«Ottimo, allora faccio un buon dopo cena con il dolce, anche se il miglior dolce dopo cena sei sicuramente tu.» Ecco che ritorna il Jonah che mi sta sul cazzo.

«Se vuoi fare il pervertito puoi anche uscire di casa.» Dico subito.
«Va bene, tranquilla. Proverò a stare al mio posto.» Ridacchia e si siede a tavola. Comincia a farsi le fette biscottate con la nutella sopra, ed io quindi lo incito a cominciare a parlare.

«Dunque, fin da piccolo mio padre è sempre stato una testa di cazzo.»
«Chissà da chi hai preso, allora.» Commento, e lui mi guarda male. Non mi interessa. Ho sempre il mio parere sulla punta della lingua.

«Tratta spesso male mia madre, però fortunatamente non è mai arrivato a fare del male, ne a mamma, ne a me, e neanche a mia sorella.»
«E cosa c'è di strano in tutto questo? I litigi tra marito e moglie sono normali.» Gli faccio notare.

«Non ti so dire se in questo caso sono davvero normali. Sembra che mamma sia esausta, vuole dirci qualcosa ma non lo fa. Spesso la vedo depressa, o allarmata, ma non riesco a capirne il motivo.»

«Jonah, io penso che ti stai facendo solo un sacco di paranoie inutili. Tua madre è adulta, penso che se ci fosse qualcosa che non andasse, l'avrebbe già tolta da mezzo.»
«Non credo di aver bisogno di questo genere di commenti. Diciamo che io sono un po' stranito dalla situazione, più che altro.»

«Ae, e io che devo dire?»
«Pasticcino, così mi deludi però.»
«Non mi interessa, io non devo dimostrare niente a nessuno.»

Lui mi guarda male, e quindi alzo le mani, cercando di smetterla.

«Qualche giorno fa stavo usando il suo computer, e per curiosità sono andato a vedere la sua cronologia di Google. Sta che guarda solo film horroh, che parlano di persone che uccidono, mangiano cadaveri, stuprano. Sto cominciando a pensare che anche lui sia uno psicopatico seriale.»

«Oh Gesù.» Scoppio a ridere, mentre lui mi guarda male, ma anche un po' confuso. «Jonah, secondo te, se uno è interessato a film o serie horror o che parlano di serial killer, lo è a prescindere? Anche io vedo spesso questo genere di cose, ma non sono quella persona. Ognuno ha diversi interessi.» Gli faccio capire, anche se lui sembra convinto della sua idea. «Come ti ho già detto, secondo me ti stai facendo solo un sacco di paranoie. Puoi stare tranquillo.»

«Mah, non lo so. Cercherò di pensarla come dici tu.» Cede, e si alza in piedi. «Dunque, visto che ora ho mangiato il dolce, è arrivato il momento che mi offra il tuo, di dolce. Sai, dopo tutta questa tensione, credo di aver proprio bisogno di relax.»

«Puoi andare a riposarti anche a casa tua. Quello è sicuramente un vero riposo.» Comincio a spingerlo verso la porta.

«E dai, giusto una leccatina.»
«Ma vai a cagare.» Lo mando fuori tirandogli anche un calcio nel suo di dietro, e lui se la ride.

«Inutile che continui a respingermi. Prima o poi sarai mia.» Chiudo la porta mentre lui parla, e me ne vado in camera senza neanche togliere la roba dal tavolo in cucina. Io non sono la persona che credono io sia.

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SPAZIO AUTRICE
Non io che aggiorno a caso perché mi va :) 
Spero vi piaccia, bears*-*

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora