30. Distrutta

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Cavolo. Vorrei andarmene da questo posto. É un incubo dal quale voglio solo svegliarmi. L'ospedale è un posto che porta alla mia mente solo ricordi orribili, e non voglio rivivere lo stesso questa notte, o meglio questo inizio del mese, perché già si sta facendo mattina.

Sempre così, ad Halloween accadono sempre le peggiori disgrazie.

I ricoveri. Uno dei miei incubi dell'ospedale è proprio il ricordo dei ricoveri sostenuti per l'anoressia, e sicuramente è stato un periodo davvero brutto della mia vita, ed è per questo che ho detto solo ad Esteban di quel che è successo, e gli ho chiesto se potesse accompagnarmi.

Inutile dire che, vedendo i miei atteggiamenti "segreti" con Esteban, Jonah si è ingelosito maggiormente, e la sua gelosia è arrivata ad un livello così alto che si è trasformata in rabbia. La fortuna ha voluto che nel locale, come anche all'esterno, la folla riempiva gli spazi, e di conseguenza ha avuto poche opportunità di fare scenate, quindi siamo riusciti ad andare via prima del peggio. Anzi, per essere chiara, il peggio mi aspettava proprio in ospedale.

Insieme ad Esteban, mentre lui avvisa Jonah e Erika che passerà a prenderli più tardi, mi dirigo immediatamente in segreteria per chiedere in quale reparto devo andare esattamente per trovare mia madre. Prese le informazioni necessarie, vado al piano indicato, e chiedo ad un dottore in quale stanza si trova mia madre.

In mezzo al corridoio, il dottore non mi dice il numero della stanza, ma mi fa cenno di seguirlo fuori dal reparto. Se questo coglione non mi fa vedere mia madre, lo butto dalla finestra. Mi deve dire un cazzo di numero, non c'è bisogno di privacy.

«Dempsey?» Chiede, confuso.
«Eh, vedi tu. Non credo che hai già dimenticato di avermi chiamato circa mezz'ora fa.» La mia risposta è secca, retorica.

«Okay, quindi il mio collega le ha sicuramente detto le dinamiche di quello che è successo. Ora tocca a me fare il lavoro più duro, a quanto pare.» Dice tra se e se. Ma che significa?
«Signore, credo debba essere più chiaro di così. Non può tenere sulle spine la figlia, o farla preoccupare inutilmente.» Esteban si mette in mezzo, lasciandomi confusa e sorpresa. Non pensavo che anche lui si sarebbe interessato di mia madre, se non ho capito male, ma soprattutto credo che abbia ragione, e davvero vorrei che questa preoccupazione che sta nascendo dentro di me sia futile.

«Allora, in parole povere e chiare, la signora Dempsey è in coma, e al momento ancora non da cenni di un risveglio. L'abbiamo attaccata ai macchinari che la tengono comunque in vita.» No, non di nuovo. Voglio che tutto questo sia uno scherzo. Non posso rivivere la stessa scena di 15 anni fa, che anche se vorrei dimenticare definitivamente, è un episodio sempre presente nella mia mente. Mia madre ce la deve fare, non posso e non voglio perdere anche mia madre in questo modo.

«Il suo respiro è molto debole, e nella stessa condizione è il battito del suo cuore. Ha preso una brutta botta alla testa, tanto da causarsi un'apertura del cranio non indifferente e una grossa perdita di sangue. Ha un braccio e due costole rotte, e una paralisi dei muscoli della parte sinistra. Per ora la situazione è abbastanza negativa, e considerando che l'autista è morto sul colpo nell'incidente, non sappiamo neanche giudicare come sono messe le speranze di potercela fare. In ogni caso, ti chiedo di restare tranquilla, perché già se è sopravvissuta a questo incidente, non è detto che non passerà gli altri ostacoli. La figlia deve essere la prima persona a non perdere la speranza, e dare forza psicologica alla mamma. Credo che non ci sia cosa migliore. Lei, invece, è il figlio della signora? O il ragazzo della signorina?» Infine si rivolge ad Esteban.

Io non rispondo, resto muta. Sono completamente pietrificata, Medusa deve essere sbucata, con i suoi serpenti in testa, da qualche parte in questa stanza, ed io l'ho guardata negli occhi, perché non riesco a muovere braccia, mani, gambe, e neanche la testa e la bocca per parlare. Dentro di me sto morendo in silenzio. Il mio peggiore incubo si sta trasformando in una realtà, per la seconda volta. Cos'ha fatto la mia famiglia, tanto da meritare tutta questa merda?

«Oh nono, sono solo un suo amico, e aveva bisogno di un passaggio, quindi l'ho accompagnata.»
«Stavate festeggiando Halloween?»
Solo adesso mi torna in mente che siamo ancora in costume.

«Mi scusi se posso risultare scortese, ma stiamo qui a parlare di noi e Halloween, o siamo venuti a trovare la madre di Jenna?» Esteban sta perdendo la pazienza, ed io dentro di me sto impazzendo. Questo dottore è pazzo, si mette a chiedere i cazzi degli altri quando mi serve un solo cazzo di numero, quello della stanza dove si trova mia madre. Avevo ragione a doverlo buttare dalla finestra, avrei risparmiato tempo.

«Ah ecco, giusto. Stanza 17, ultima stanza del corridoio, sulla destra. É stato un piacere vederti, Marilyn.» Alzo gli occhi al cielo.

Ce ne andiamo velocemente, mentre io corro verso la stanza segnalata e la prima cosa che faccio è vedere mia madre stesa sul letto, inerme, attaccata a tubi, flebo e macchinari vari. I miei occhi si riempiono di lacrime e mi avvicino a lei, accarezzandola delicatamente.

«Mio dio, mamma. Non posso sopportare di vederti in questo stato. Non posso sopportare anche te così, sei l'unica che mi è rimasta al fianco, anche se distante con il corpo. Non puoi abbandonarmi, perché mi lascerò abbandonare anche io.» Esteban mi stringe la mano sinistra, mentre io quasi che non ci faccio caso, concentrata a vedere le condizioni di mia madre da capo a piedi. È piena di distruzioni.

«Com'è possibile tutto questo schifo? Chi è che ci tiene su un filo spinato? Io non ce la faccio più in questo modo. Cazzo, mamma, è sicuramente tutta colpa mia.» Non sopportando più questo stato, mollo la presa di Esteban, e scappo dalla stanza, dirigendomi verso il primo balcone che mi trovo davanti, per poter uscire fuori e poter liberare tutto quello che sto trattenendo.

«BASTA!» Urlo a squarciagola, sperando che nessuno mi senta.
«Jen, ci sono io con te. Se vuoi parlare con me, sono qui e sono disposto ad ascoltarti. Non a caso, sto per laurearmi in psicologia, quindi posso esserti d'aiuto. Sei importante per me e mi distrugge vederti in questo stato.»

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SPAZIO AUTRICE
Eccomi con l'aggiornamento, decisamente tardi ma credo di avere validi motivi: mio padre ha avuto un infarto ed io sto passando un pessimo periodo. Ad ogni modo, mi è appena tornato in mente. Spero possa piacervi, intanto commentate e fatemi sapere la cosa che vi sta piacendo di più al momento<3

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