80. Deciso

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Esteban dovrebbe rispondere alla mia domanda, ma credo di non vederlo tanto convinto sul da farsi. Forse non è sicuro della veridicità dei fatti, oppure ha paura della mia reazione, oppure ancora non è vero che ha qualcosa da dirmi e che voleva solo pararsi il culo dai miei calci a causa di quello che ha fatto, mandando Jonah qui, a casa mia, e farmi preoccupare per lui.

«Ti muovi a parlare? Prima che arrivassi stavo per addormentarmi, e se aspetto qualche altro secondo, me ne vado nel mio letto, anche se ho un po' fame.

«Allora andiamo in cucina. Preparo prima la cena, così mettiamo a posto lo stomaco.» Si alza dal divano, ma io lo tiro per il braccio.
«No, dobbiamo prima parlare. Voglio che mi dici quello che devo sapere, altrimenti finirai come a Jonah.» Ovvero, con una padellata in fronte, o meglio ancora un appendiabiti usato come mazza.

«Mangiare è ugualmente importante.» Ora è lui a tirare la mia presa. «Dai, ne parliamo a cena.»
«No.» Continuo a forzare il mio tiro.
«Mentre cucino.»
«Okay. Immediato.» Lo faccio scappare in cucina a prendere la roba necessaria e lo seguo subito dopo.

«Avanti, sputa il rospo.» Insisto, ora che lui ha preso già la pentola, la paletta, la carne di pollo, le zucchine e il tagliere.

«Jonah stava a casa mia, perché le avevo lasciato le mie chiavi.»
«Okay, e che problema c'è? È tua madre, mica un ladro?»
«Sì, fin qua non c'è niente di strano, anche perché è solo l'inizio. Jonah è andato a casa mia per chiedere scusa, ma non ha trovato me, bensì mia madre.»
«Okay, e quindi? Si sono rivisti dopo tanto tempo.»

«Jen, ti prego, ma prova a non interrompermi, perché perdo molto facilmente il filo.» Annuisco, frustata di dovermene stare in silenzio, e lui continua. «Mia madre, seppur sono tre anni che conosco Jonah, non lo conosceva, e quando lui si è presentato, mia madre mi ha detto di esserne rimasta scioccata. Ha detto che è stato per via della bellezza, della sua crescita, dei ricordi...»

Io ridacchio. Questa cosa non ha molto senso. «Tua madre aveva una relazione con Jonah in passato?» Gli chiedo, poi, scioccata.

«JENNA, NO. Ma che ti viene? Fammi finire, perché non è una cosa che riguarda mia madre, ma proprio te.» Alzo le mani in aria, ancora ridendo, e cerco di restare più calma e attenta. Non riesco a capire, però, quale sia il collegamento con me.

«Mi ha detto alcune cose che ha ricordato di Jonah da piccolo, di te, da piccola, della tua famiglia, e alla fine anche Zach... Jen, io credo che dobbiamo accettare il regalo dello sconosciuto, o in questo caso Zach, e dobbiamo recarci a Brighton. Solo così puoi, forse, o possiamo scoprire tutta la verità che ti hanno nascosto i tuoi genitori. Se lo sconosciuto parla sul serio, lì troveremo le prove.»

In tutto ciò, mentre lui mette la verdura e la carne di pollo tagliata a tocchetti a soffriggere, e prepara la miscela del curry, io resto ferma a fissarlo senza proferire parola, quindi lui si volta verso di me, come per controllare se sono ancora sveglia. Eh, direi che lo sono eccome, ma sono finita in una dimensione parallela.

«Jen...» Cerco di svegliarmi dalla trance, ma non riesco comunque a parlare. «Sapevo che dovevo starmene zitto e dovevo agire da solo secondo il mio pensiero.» Sbuffa e lascia gli attrezzi della cucina per raggiungere me sulla sedia.

«No, no.» Dico, alzando la mano destra.
«Cosa no?»
«Non ci vai a Brighton da solo. È pericoloso.»

«Jen, non penso che stiamo parlando di una città fantasma o di una città infestata dagli spiriti maligni.»

«E io non dico che è pericoloso in questo senso, ES. Tutta questa scemenza potrebbe essere una trappola di Zach, che vuole solo attirarci lì per torturarci peggio di come sta facendo ora.»
«Mia madre conosce questo Zach, e chissà come conosce anche il mio amico; mia zia lo conosce; tua zia, Maya, potrebbe essere sua moglie e non è mai felice... la cerchia si sta stringendo sempre di più, ed io comincio già ad avere delle testimonianze su quello che finora ci ha detto Zach.» Nell'esatto momento in cui finisce di dire la sua risposta, stacca il fornello e compone due piatti, che li mette poi sulla piccola tovaglia che io ho apparecchiato.

«Io te l'ho detto, non mi va molto di tornare in quella città. Ho troppi ricordi legati alla mia famiglia, e finirei solo per scoppiare a piangere già all'atterraggio.»
«Lo so, ed è anche per questo che io sarò con te. Ti darò più forza, ti starò accanto e ti farò da spalla, se tu lo vorrai. Io vengo apposta per te.»

«Ci penso un po' su. Buono il pollo fatto così, comunque. Quando mi insegni a cucinare così bene?» Gli chiedo, cambiando discorso. Non ce la faccio più a parlare dello sconosciuto.
«Oddio, hai appena detto ad alta voce che so cucinare così bene. Evvai.» Esulta, ed io cambio espressione.
«No, non l'ho fatto.»
«Zitta, che ho le prove. Non puoi rimangiartelo.»
«Mi hai fatto una registrazione?» Lo guardo scioccata.
«No, AHAH. Il mio cellulare dovrebbe stare sul divano.» Scoppia a ridere, ed io lo seguo. Si, in effetti ho ammesso che cucina molto bene.

Finita la cena, puliamo tutto, per poi andare a prepararci per la notte. Esteban ha portato con se una maglietta e un pantalone per dormire, e si è persino portato il suo spazzolino dei denti. Io, invece, sono costretta a salire al piano di sopra per mettere il mio pigiama, e lavare i denti e il viso.

Esteban viene in camera mia, appena ha finito di cambiarsi in bagno, ed io preparo il sacco a pelo a terra per lui. Si mette dentro, e gli metto anche un'altra coperta, per evitare di fargli prendere freddo, e spengo la luce, mettendomi anche io nel letto.

«Jenna.» Mi chiama, appena provo a chiudere gli occhi.
«Sì?»
«Io penso che sarebbe bello andare a fare un viaggio insieme.»
«Lo so.» Mi ritrovo a concordare con la sua affermazione, e no, non l'ho detto giusto per accontentarlo, ma perché lo penso davvero.

«Mi dispiacerebbe, però, se si tratta comunque di un viaggio progettato da qualcun altro, e fatto per motivi seri, e non per divertimento e visita di nuovi posti.»
«Su questo hai ragione, perché in questo caso si tratta solo di scoprire cosa che accaduto nel corso degli anni, però credo anche che, se voglio togliermi questo grosso macigno dal corpo, non mi resta da fare altro.»

«Quindi è deciso? Andremo a Brighton?»
«Si, ci andremo.»

Passa qualche secondo di silenzio. «Ti prometto che presto ti regalerò un viaggio da sogno. Devo solo scoprire un posto che vorresti visitare.» Ridacchio alla sua "promessa", e finalmente provo a richiudere gli occhi.

«Posso mettermi vicino a te sul letto?»
«Okay, ma devi stare fermo.»

Lui, alla velocità della luce, si mette nel mio letto, e lo osservo sorridere, prima che io mi gira dall'altra parte. Credo di essere troppo stanca per ribattere.

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