Io ed Esteban siamo sulla stessa barca vagante. Nessuno dei due ha capito il vero significato delle parole scritte da Zach su quella lettera. Per essere più precisi, le parole sono molto chiare e sensate, ma non hanno senso, perché mia madre era incinta di me, perché io sono la sua unica figlia, e soprattutto mia madre stava avendo me da Eric, e non da Zach. Evidentemente mia madre faceva il doppio gioco con questo tizio. Forse, per evitare di ferirlo, gli disse che il figlio era maschio ed era il suo, quando invece era tutto il contrario.
Visto lo shock di entrambi, per la confusione e la stanchezza, ci prendiamo una pausa per mangiare qualcosa, magari per recuperare le forze perse. A furia di vedere a destra e sinistra, si sono fatte le due del pomeriggio, e talmente tanto era l'impegno, che io non avevo neanche avvertito la fame.
La fortuna ha voluto, però, che Esteban fosse più svegli di me, infatti ha approfittato di un mio momento persa nei pensieri per ordinare da FKC per due panini con la Coca Cola Zero, e anche due ciambelline all'Oreo da Dunkin Donuts.
Ovviamente, come da prassi, mangiamo prima i panini, anche se forse io non sono molto normale, visto che voglio passare direttamente al dolce, e poi ritorniamo alla ricerca di qualcosa da scoprire. Finora, abbiamo solo avuto conferma che Zach esiste, e che lui e la mamma si amavano. Il resto è ancora tutta un'incognita.
La prima cosa che mi trovo, subito dopo la strana lettera, e una foto di mia madre in ospedale con un bebè tra le braccia, e mio padre al suo fianco. «Questa foto di me, appena nata, non l'avevo mai vista... È stupenda.»
«Strano che non te l'ha mai fatta vedere tua madre. Hai ragione, è... aspetta, fammela controllare da vicino.» Gliela do, ridendo. «Esteban passione investigatore.»
«Hey, se lo sconosciuto ci ha mandati qua, vuol dire che abbiamo una missione da compiere, quindi dobbiamo scoprire ogni cosa che è possibile scoprire.» Si giustifica, mentre osserva la fotografia da vicino, poi da lontano, e poi ancora da vicino.
«Allora... non riesco a decifrare bene il bambino o la bambina, ma l'uomo non credo che sia tuo padre. Loro due hanno i sorrisi e i lineamenti leggermente diversi, e per tutte le foto che ho visto finora, lui non è Erik. Hai una foto di te risalente a quando eri nata?»
«Sì, l'ho presa dall'album della mia nascita.» Esteban, quindi, confronta le due foto, e la sua conclusione sembra più che certa. «Non sei tu nelle braccia di tua madre.»Io resto leggermente di stucco per la sua convinzione, ma non riesco allo stesso tempo neanche a controbattere. Si sta quasi spaccando in due per esaminare tutte queste cose, come posso dire che si sta sbagliando?
Non commento più. Vado semplicemente avanti con la ricerca, nella speranza di trovare una mia, di conferma, o meglio qualcosa che smonti tutte queste ipotesi.
Dopo qualche altra cartellina, ne trovo un' altra con mia madre e l'altro uomo che non è mio padre intenti a baciarci appassionatamene, e nel mentre davanti a loro è raffigurato un bambino più cresciuto che ride. È il mio compagno di avventure di quando ero più piccola, il bambino che credevo fosse il figlio di zia Maya. A quanto pare qui ho un'altra conferma: ho un fratello che non pensavo che fosse un fratello.
Passo avanti, senza dire nulla, per evitare di scoppiare a piangere e fermare la ricerca per la mia distruzione. Devo andare fino in fondo, ora, anche a costo di farmi seriamente tanto male. Già adesso, tutto il dolore che aumenta nel corpo non sta scherzando.
Tra le tante foto raffiguranti il bambino che ora mi sembra di conoscere meglio delle mie stesse tasche, arriva la seconda gravidanza di mia madre, dove vedo mia madre tra Erik e Zach, felice ma non troppo, che mostra il suo pancione.
Successivamente trovo un'altra lettera, scritta ancora da Zach.
*Mia cara Jo, so che non dovrei più scriverti, visto che stai con un altro, o più precisamente mio fratello ti ha portato via da me, ma sono sincero, e visto che ho saputo che sei rimasta incinta circa cinque mesi fa, non riesco a smettere di pensare che anche la piccola Jenna sarà stata un mio frutto, perché i calcoli si trovano. Ad ogni modo, spero di poterla conoscere, e qualunque sia il suo gene paterno, vorrei che facesse parte anche della mia vita e soprattutto per il piccolo Jo, perché è contento di avere una sorellina. Aspetto di rivedervi, ti amo sempre, Zach.*
Okay, questa è decisamente una follia. Mia madre stava con mio padre quando aspettava me, è Zach credeva che fossi figlia sua? Ma dormiva la notte? O era lui ad avere i miei calci nella pancia?
Più vado avanti, più la situazione diventa folle. Dopo qualche mia foto appena nata con Erik e mia madre Josie, e qualcuna persino con Zach, c'è un certificato in una busta strana, spedita da una struttura che si descrive come laboratorio.
La mia forte curiosità, mista ad un'immensa paura, mi portano ad aprire la busta, ed estrarre il grande foglio doppio. In alto al centro c'è scritto "test di paternità".
Esteban, come me, si lascia soffocare dalla sua stessa saliva, non riuscendo a buttarla giù nel proprio corpo. Io sono pietrificata, ma non per i risultati, perché io ancora non li ho letti, bensì proprio per il tipo di test che mi è stato sottoposto quando sono nata. Mia madre ha davvero pesato di farlo? Ha davvero avuto dubbi di chi fosse stato il donatore del seme che ha fatto nascere me?
Nonostante lo shock che sto provando per il dubbio che avrà avuto mia madre, la cosa che mi destabilisce maggiormente è leggerne il contenuto. A quanto pare, il mio dna è compatibile al 100% con quello di Zach, e anche se Erik è suo fratello, e fanno parte della stessa linea di sangue, non è lo stesso. Terza conferma: Zach è mio padre.
«Basta, ne ho abbastanza.» Lancio il raccoglitore avanti a me e mi alzo quasi bruscamente, uscendo dalla camera di mia madre. Tutto ciò che lo sconosciuto ha provato a farmi sapere è tutto vero, e solo adesso mi sento una stupida totale per non averci creduto. In effetti come potevo credere ad una persona che non conoscevo? Ma ora, sapendo la verità, mi vien da chiedere: come ho potuto fidarmi ciecamente della mia famiglia? Mio padre sapeva di tutta questa merdata?
«Vieni, Jen. Ci andiamo a fare un giro.» Esteban mi infila in giubbotto con insistenza per poi tirarmi per il braccio e cacciarmi di casa. Esce anche lui, chiude la porta, e ci mettiamo in macchina. Osservo la casa allontanarsi, mentre Esteban mi passa la mia borsa con tutta la mia roba dentro, compreso il cellulare, e lui mette un foglio, o due, sul cruscotto mentre guida.
Per mia fortuna, dopo una piccola sosta in un ristorate per farci dare due porzioni di lasagne, approfittiamo dell'orario per tornare a casa. Non ci voglio tornare, ma devo, così posso sistemare e richiudere la mia valigia. Manca poco alla mezzanotte, e anche se domani comincerà il 2023, non voglio stare qui.
Davanti casa, a cinque minuti alla mezzanotte, Esteban mi stringe la mano. «Forsa, abbiamo superato anche questo ostacolo, quindi resisti un altro po' e poi torniamo dentro a dormire.
Scendiamo dall'auto, e rivolgiamo il nostro sguardo al cielo, dove fra qualche momento sarà pieno di fuochi d'artificio, mentre ora è solo pieno di belle stelle.
Appena lui controlla l'orario del cellulare cambiare, mi da un bacio sule labbra appena scocca la mezzanotte, e tra i tanti botti all'aria dati dai fuochi d'artificio, un boato più forte delle casse dei lunapark ci fa sobbalzare, quindi ci voltiamo verso il forte rumore. La mia casa sta andando in fiamme, e credo che sia appena scoppiata la fornitura di gas nel sotterraneo di casa.
Nello stesso momento il mio cellulare avvisa l'arrivo di un nuovo messaggio, e appena capisco che è da parte di Zach, lo apro, capendo immediatamente che dietro a questa esplosione c'era il suo zampino.
*Lo avevo detto, l'anno doveva finire con il botto. Quindi, hai trovato le prove che confermano quello che ho detto?*
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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...