«Jenna, tutto okay? Ti ho sentita urlare.» Erika entra nella sua stanza, ed io guardo il soffitti senza neanche voltarmi verso di lei.
«Va alla stragrande, Erika.» Rispondo, cercando però di non risultare troppo ironica e nervosa. Non avrei dovuto rispondere cosi, ma io non ho i peli sulla lingua, e quello che penso ho la necessità di esprimerlo, anche se si tratta di farlo sotto ironia.«Non avrei dovuto, ma ho ascoltato un po' della tua conversazione. Non puoi aver pensato e detto davvero quelle cose inerenti a quello che vuoi. Io non voglio perderti, e mi fa male sapere che tu vuoi soli mettere fine a tutto, persino a te stessa. Tu sei forte, e non puoi cadere di nuovo nell'abisso»
La sua voce è delicata, quasi rotta. Si siete accanto a me, ed io le lancio un piccolo sguardo.
«Non so neanche più dirti se mai io ne sia uscita dall'abisso.»
«Beh, questo posso dirtelo io, e spero di esserne certa, perché può sapere le cose in modo certo in questo caso sei tu. Riguarda te stessa, quindi sei tu a conoscerti meglio di chiunque altro. Io credo che tu abbia vinto la battaglia contro i mostri dell'anoressia, della depressione, della bulimia e quanto altro. Questi devono essere soltanto dei piccoli momenti di caduta.»«Il fatto è che non lo so. Sinceramente, con tutte le cose che mi stanno capitando, quelle che vedo, e quello che sento non capisco neanche più cosa sia giusto, cosa sia sbagliato e cosa sia stata tutta una copertura.» Sbuffo. Mi sento un totale fallimento.
«E invece io dico che stai sbagliando, e non intendo che hai sbagliato qualcosa nella tua vita. L'unica cosa che ti sta squilibrando, che ti sta mandando in tilt, e l'anonimo che continua ad assillarti e preoccuparti. Non sai cosa sia successo a tuo padre e tua madre, o meglio la causa che abbia portato a questa fine. Il resto, però, lo stai facendo in modo davvero invidiabile. Io sono sorpresa per le tue capacità, anche se stai avendo tanti momenti che ti portano a diventare irrazionale.»
Ci guardiamo negli occhi, ma non faccio neanche in tempo a comprendere tutte le cose che ha detto. La vedo avvicinarsi a me con il volto e guardare insistentemente le mie labbra, quindi il mio istinto mi porta a girare la testa davanti a me. Ma come mi sono ritrovata di nuovo seduta, se fino ad un momento fa ero distesa?
Lei, anche se non la guardo, ritorna alla sua posizione iniziale sicuramente delusa, e si alza dal letto. Prima che però possa uscire dalla stanza, mi alzo e la raggiungo, bloccandola.
«Ti ho appena detto che ho tanta confusione nella testa, a causa di tutto lo schifo che sta diventando la mia vita, e un'altra cosa che mi sta facendo impazzire è il non capire esattamente quale sia il mio orientamento sessuale. Mi interessi, ma non riesco a capire in che senso. Per me sei speciale, e posso assicurarti che le persone speciali nella mia vita posso contarle sulle dita di una sola mano. Non voglio che ora, a causa di questo mio altro rifiuto, ti allontani da me.»
«Va bene, aspetterò, se necessario. Comunque sia, anche se mi piaci tanto, e per me è in quel senso, neanche io voglio perderti, e non voglio che siano i miei gesti spontanei ad allontanarci, o la mia delusione o l'imbarazzo. Aspetterò con ansia una tua decisione. Ora cerca di riprenderti, calmarti, e vieni di sotto, che mio cugino ti sta preparando un sacco di prelibatezze.» Esce dalla stanza senza aspettare la mia risposta e quindi ritorno a buttarmi sul letto, questa volta con la pancia.
Chiudo gli occhi ma la testa si riempie di tutte le incognite che mi stanno attraversando. «Cazzo, cazzo, cazzo.» Comincio a tirare pugni sul materasso, nervosa.
Dopo qualche minuto, decido di scendere in cucina e, come ha detto Erika, la tavola è piena, anzi straborda, di cibi e preparazioni varie: rustici con mozzarella e prosciutto cotto, pizzette, pancake, nutella, ciambella bicolore. Ma dove ha preso tutta questa roba, e soprattutto come gli è venuto in mente? Io non ho bisogno di tutto questo cibo, e questo può mettere solo tanta ansia ad Erika.
«Jen, ho pensato che un po' di cibo buono avrebbe fatto bene a tutti. Ho ordinato i rustici e le pizzette in un forno qui vicino, la ciambella l'ho fatta ieri sera, e i pancake dovrebbero essere ancora caldi, quindi prendi tutto quello che vuoi. Credo che sia utile coccolarsi un po'.» Esteban spiega tutto, e si siede a tavola, prendendosi due pezzi di rustico.
A disagio, mi siedo anche io, di fronte ad Erika che guarda ancora tutta la roba spaventata, e prendo un pezzo di pizza. Rivolgo un piccolo sorriso forzato, giusto per trasmetterle il mio supporto, quindi Erika prende coraggio e prende anche lei un pezzetto di pizza.
Completamente immersa nei miei pensieri, tutti quelli negativi, sono completamente assente in questa stanza, tanto da non rendermi più conto di quello che sto facendo, come neanche a controllarmi. Comincio a mettere in bocca in modo vorace tutto quello che ho davanti: pizza, rustico, pancake vuoto, una fetta di ciambella, di nuovo rustico mettendoci un cucchiaio di nutella sopra e ricomincio il giro.
Il fatto è che, in tutto ciò, non so più come fermarmi. Ho perso completamente il controllo e se con la droga non ragiono, ora la ragione non esiste proprio. In più, l'unica persona che avrebbe potuto capire cosa sta succedendo è appena scappata via, andando di sopra. Forse le ho fatto impressione.
Continuo a mangiare senza sosta, mischiando dolce e salato come olio e latte, ma ad un certo punto sono le mani di Esteban a bloccare le mie.
«Cazzo, Jen. Volevo che mangiassi qualcosa che ti facesse sentire un po' meglio, ma non ho fatto tutto ciò per farti mangiare anche il tavolo. Questo non è sano. Non voglio indurti a soffrire di nuovo dei disturbi alimentari che hai avuto in passato, perciò ti prego, ascoltami, e fermati. Vieni con me, ti faccio vedere una cosa bella.»
Mi trascina con lui nel salone, ma io non ho voglia di vedere cose belle.
«Dove sta la mia roba?»
«La droga l'ho venduta ad uno spacciatore, e devo darti i soldi, e le lamette le ho buttate fuori, dove non potete più prenderle. Se devo aiutarvi, questo è l'unico modo che ho trovato.»
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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...