17. Intreccio

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Vederli collaborare, spiegare insieme quello che dobbiamo sapere per recuperare il programma, mi fa uno strano effetto. Non riesco a capire se sono amici o se stanno solo cercando di comportarsi in modo civile per ciò che devono fare.

Nonostante lo choc, faccio finta di nulla, lancio un'occhiata ad Erika, che sembra comunque tranquilla, e comincio a prendere appunti di tutto quello che dicono. Jonah, durante le ripetizioni, mi fissa e mi rivolge sorrisi maliziosi, e ciò contribuisce solo a farmi perdere il filo di ciò che devo scrivere, e mi fa aumentare il nervosismo.

«Hey, riesci a seguire e capire qualcosa?» Sento sussurrare da Erika al mio fianco, ed io mi volto verso di lei, ondulando la mano. «Si e no.»

«Dopo ti faccio vedere i miei appunti. Spero solo che ci capirai qualcosa, perché sto scrivendo veloce.» Le sorrido e torno alla scrittura dei miei appunti, mentre i due ragazzi continuano le spiegazioni.

«Aspetta, Esteban. Puoi ripetere l'ultima parte? Non mi è molto chiara, sinceramente.» Lo interrompe Erika, e io mi volto verso di lei. Come fa a conoscere Esteban?

«A te? E che me ne importa a me di te. Per me, puoi anche restare una ciuccia.» Risponde lui, e in risposta Erika le rivolge un dito medio. Wow, qui c'è del tenero sotto sotto, e lui ci prova con me, e lei anche? La gente non smette di sorprendermi.

Guarda che è sua cugina... mi ricorda la mia coscienza. Ah, giusto. Mi sento stupida a pensare certe cose.

Jonah, intanto, si avvicina al mio banco, e si cala verso di me, mettendosi con il suo viso esattamente di fronte al mio. Io, come può essere prevedibile, mi sposto all'indietro, ma lo faccio talmente di colpo che la sedia oscilla, facendomi quasi cadere con la testa a terra. Si, quasi, perché, tanto che ha i riflessi pronti, Esteban riesce a bloccare la sedia prima dell'impatto.

Aspetta... Esteban? Ma se di fronte a me c'era Jonah, come ha fatto ad essere Esteban a fermarmi? Ho le allucinazioni adesso?

«Madonna santa, per un pelo. Ho fatto proprio bene a venire da te a salvarti da questo coglione.»
«Esty, levati. Stavo io qua, e sono io che voglio lei, quindi non puoi mettermi il bastone tra le ruote.» Jonah lo risponde male.

«Tu vuoi tutte come sempre, ma non c'è mai una volta in cui ti impegni seriamente, quindi non mi interessa quello che vuoi tu adesso, perché non lascerò che cada nella tua trappola.» Io, in tutta risposta, resto completamente in silenzio, imbarazzata, senza avere la minima idea di cosa fare. Resto solo a guardare Esteban mentre pronuncia le sue parole.

«Non è un gioco per me. Voglio davvero conquistarla.»
«Io non sono un giocattolo, non devo essere conquistata da nessuno.» Rispondo male a Jonah, e lui sorride beffardo.
«Io non ho detto che sei un giocattolo, ho sottinteso il fatto che mi piacerebbe averti con me.»

«Penso che Jenna ti abbia appena detto che non vuole avere nulla a che fare con te.»

«Hey hey hey, fermi tutti.» Si intromette Erika tra il mio banco e i due ragazzi. «Forse non ne siete al corrente, ma ora vi aggiorno io: lei sta con me, è normale che non è interessata, ma non solo a Jonah, ma ad entrambi, se lei è di qualcuno, lei è mia. Detto questo, grazie della ripetizione, e ciao.» Detto ciò, mi prende per il braccio e mi trascina fuori dalla classe.

Sono spiazzata. Ma dove sono finita, in Beautiful? In un circo? Io non voglio nessuno, perché ben tre persone pensano di possedermi?

Appena poco distante dall'aula, strattono la presa di Erika, che mi tiene ancora per il braccio sinistro, e mi fermo. Sono tentata di girarmi e andarmene a casa, ma l'uscita non si trova da quella parte, ma dalla parte dove stavamo andato con Erika.

«Che succede?» Mi chiede lei, con tutta l'innocenza del mondo. E me lo chiede anche.
«Io non sto tua, non sono lesbica, e sono stanca di essere il burattino di tutti quanti. Mi hai fatto passare anche per una che è attratta dal mio stesso sesso.»

«Ti ho appena tirata fuori da un triangolo imbarazzante, e tu ti preoccupi di essere passata per lesbica? La prossima volta salvati da sola, allora.» Sbotta, visibilmente ferita.

«Non sto dicendo che non ti sono grata per avermi aiutata di nuovo. Anzi, preciso, ho pensato tutt'altro che ad un aiuto, quindi grazie. Più che altro, ti ho già detto che non faccio parte di quella categoria di ragazze, e mi è sembrato che non ti sia importato, tanto da provarci di nuovo. Questa situazione mi sta facendo diventare matta: altro che triangolo amoroso, mi sembra di essere in un ring, dove tre persone si stanno battendo per vedere chi vincerà il torneo, e il trofeo sarei io. Mi sembra di essere la protagonista di una telenovela, e ti assicuro che io sono tutt'altro che una protagonista.» Quasi non respiro mentre tiro fuori tutto quello che mi viene in mente riguardo a questa situazione.

«Io mi tiro fuori da questa storia. Anzi, per essere più precisa, l'ho già fatto da quando mi hai detto per la prima volta di non essere attratta dalle ragazze, quindi di me non devi più preoccuparti in questo senso. Continuerò ad essere tua amica, se tu lo vuoi, come stavo già facendo in questi giorni, e continuerò a salvarti in situazioni scomode, ma tu non devi fraintendere un aiuto da una frase detta in modo serio.»

Mentre lei si allontana da me, senza pensarci, la chiamo, e appena si volta di nuovo verso di me, d'istinto la abbraccio, ma appena mi rendo conto di quello che sto facendo, mi stacco e le rivolgo un sorriso ammiccato. Sperando che lei comprenda il mio disagio, me ne vado e finalmente torno a casa. Ho bisogno di abbracciare la mia piccola Mal, le persone mi fanno un cattivo effetto.

Mentre cammino sul lungomare, sulla strada di ritorno verso casa, il mio telefono squilla, quindi rivolgo il mio sguardo al display, e vedo che si tratta di un numero che non conosco. Non è salvato sulla mia rubrica. Probabilmente sarà qualche televendita.

Anche se controvoglia, accetto la chiamata e poggio il cellulare all'orecchio.
«Pronto?»

«Hey, Jenna. Non so se sai chi sono o se riesci a riconoscere la mia voce, ma ho bisogno di parlarti e non posso aspettare a domani. Mi sono preso il tuo numero dal cellulare di mia cugina, e ti ho chiamata subito. Ti va se ci vediamo fra venti minuti al Drug of breakfast? Se è un problema, posso anche raggiungerti a casa.»

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