«Stai fermo, ti prego. Non farle nulla.» Tento di fargli cambiare le sue intenzioni. Seppur mi trovo bloccata su un letto di ospedale, ciò non m impedisce di tentare di salvare i miei amici quando sono in pericolo. Quest'uomo ormai rappresenta una minaccia per me, quindi cerco di essere sempre pronta a qualsiasi mossa lui faccia.
Non lo nego, mi sorprende sempre con quello che fa, e soprattutto mi fa sempre più paura. Io non sono affatto una ragazza fifona, una che scappa alle difficoltà, ma questa situazione, più va avanti, più diventa complicata, imprevedibile, e soprattuto spaventosa. Devo sempre avere la guardia alta. Gli altri, però, non posso e non riesco a tenerli al sicuro da lui, perchè io non posso dettare ordini a tutti.
«E perchè mai dovrei fermarmi, ora che ho la preda sotto mano? Non me la lascio scappare, questa volta.»
«Ti prego, ascolto la tua e la mia storia, senza neanche commentare, ma non fare del male ad Erika e agli altri miei amici. Nessuno di loro merita la morte a causa mia.» Tento di corromperlo con le preghiere.
«Non trovo un motivo per cui dovrei dare corda alle tue parole, oggi. Considerata come è andata ieri, la mia mente mi porta a pensare solo ad una tua ennesima stronzata. Anche se ti racconto come sono andate le cose fino a 15 anni fa, tu non mi crederai, perchè resti del parere che i tuoi cosiddetti genitori erano le persone più leali e sincere del mondo. Non ho tempo e parole da sprecare ora, adesso vedo solo l'inizio del piano della vendetta davanti agli occhi.»
Bene, direi che questa volta non ho scampo. La mia amica è in pericolo, rischia di essere uccisa da un uomo che vuole far fuori me, ed io non posso neanche correre in suo soccorso. Cosa ho fatto nella mia vita di talmente schifoso, da essere destinata a vivere tutto questo schifo e restare sempre da sola?
«Ti dimostrerò che puoi fidarti di me.» Rispondo di schietto, staccando la chiamata.
So cosa sto per fare? Non proprio. Sarà una mossa sicura? Ovvio che no. Rischio di scatenare una vera e propria strage? Probabile, ma devo attuare tutte le strade possibili e immaginabili. Per dire di aver fallito, devo aver provato a fare di tutto.
«Cazzo, Julien. Menomale che mi hai risposto. Erika è in un grosso pericolo, un uomo vuole ucciderla e credo che stava per raggiungerti, quando è stata stordita. Riesci a rintracciare il suo cellulare?» Sono allarmata, e credo che il mio modo di parlare induca ancora più ansia.
«Ma guarda guarda chi si risente, piccola Jenny. » Okay, non ci sto capendo più nulla. Chi cazzo è lo sconosciuto? Ora devo sospettare anche di Julien ed Erika? «Sapevo che neanche questa volta potevo fidarmi di te, ed infatti la mia ragione cresce sempre di più. Non pensavo che potessi cadere così in basso. Bene, sprecata anche questa occasione, i rituali iniziano. Un po' di quei scintillanti capelli della tua cara amica sono gia saltati. Lei dorme beata e tranquilla. Sembra proprio che il mio cloroformio le stia donando dei bei sogni.»
«Stai fermo, bastardo. Non osare toccare nessun altro. Vieni da me e falla finita, che non mi va di assistere a tutto questo tremendo spettacolino. Sono stanca di te e dei tuoi giochetti, perciò vedi cosa fare a me, e amen.» Manca poco e comincio anche a bestemmiare. Qual è il senso di farmi vivere la morte di ogni persona che mi sta cara, o almeno comincia ad essere cara per me? Vuole sul serio farmi soffrire le pene dell'inferno.
«Te l'ho già detto, tu devi prima conoscere la tua vera storia, e poi potrà arrivare il tuo momento di sparire. Prima, però, devi capire che io non scherzo affatto, e visti i tuoi continui dubbi e passi falsi, devo dimostrarti che quel che dico lo prendo in parola.»
«Questo non significa uccidere le persone a cui voglio bene.» Ribatto. Questa mentalità è proprio orribile.
«Intanto è il modo più attendibile per farsi prendere sul serio.» Comincio a sentire un rumore elettrico, quasi come quello della macchinetta per rasare i capelli agli uomoni. Minchia, parla davvero sul serio. Sta privando Erika dei suoi lunghi capelli castani.
«Papà, puoi darmi la mac... ah, devi tagliarli tu?» Odo una voce quasi interamente oscurata dal rumore della macchinetta e dalla lontananza del microfono della persona che ha parlato. Non riesco a trovare un collegamento, però, con quella voce.
«Cazz...» La chiamata si interrompe bruscamente, e resto completamente senza parole. cosa è appena successo? Se il racconto dello sconosciuto è reale, quella seconda persona dovrebbe essere mio fratello, o fratellastro? Non riesco a capirci più nulla. Le uniche cose chiare, finora, è che lo sconosciuto si è confermato essere un uomo, quindi non c'è nessun cambio di voce attraverso delle applicazioni, e che ha davvero un figlio perchè qualcuno lo ha chiamato "papà". Il resto, intanto, conntinua a restare un grosso dubbio.
"Mio fratello" collabora con lo sconosciuto per uccidere me e i miei amici, ed hanno ucciso insieme i miei genitori? Erano davvero con Julien ed Erika prive di sensi, oppure c'è tanto altro dietro? Sta diventando tutto troppo assurdo, troppo folle, e prima o poi avrò davvero bisogno di un posto riservato in manicomio.
Sono completamente impietrita, senza parole, e non so neanche cosa poter fare. Non so più coa pensare, cosa sia vero e cosa no. Dove sono tutti? Non posso davvero restare sola, e non voglio neanche arrivare al momento in cui io devo chiamare Jonah per chiedergli un po' di compagnia. Non voglio arrivare ad avere solo quest'ultima opportunità.
Passano tre quarti d'ora: nessun infermiere di passaggio, nessun amico in visita. Sono completamente isolata, dimenticata. Non avrei mai pensato di poter stare male in solitudine, o di avvertirla così tanto, sentendo il bisogno di avere qualcuno vicino a me. Questa storia mi sta cambiando, e al momento, viste le dinamiche, non ne sono affatto contenta.
«Oddio, finalmente ce l'abbiamo fatta. Scusaci se ti abbiamo fatto aspettare tanto. Credo che ora hai una fame da lupi.» Mi volto di scatto verso la porta della stanza, sentendo la voce della mia amica. Come fa, Erika, ad essere qui insieme a sua madre, entrambe vive e integre, senza neanche un capello fuori posto, e completamente tranquille e spensierate? Sono state dirogate per dimenticare tutto l'accaduto?
«Che è successo? Come mai ci avete messo tutto questo tempo?» Provo a chiedere, sperando di avere una risposta che possa soddisfarmi e tranquillizzarmi.
«Nel locale di cucina d'asporto c'era una fila tremenda di gente, e stava terminando tutto, quindi abbiamo aspettato che cuocessero le altre cose, e ci siamo anche messe a fare delle conversazioni infinite con la proprietaria. Sono esausta.» Non ha senso questa cosa. Non combacia affatto con quello che è successo a me nel frattempo.
«Vi sono arrivate le mie chiamate? Ho chiamato ad entrambe?» Okay, questa è una messa in prova per me stessa e per loro. Se non hanno parlato con me e non hanno neanche ricevuto le mie chiamate, sono io che sto cominciando ad avere le allucinazioni a causa di tutto questo trambusto. In caso contrario, però, vuol dire che anche loro stanno collaborando con lo sconosciuto.
«Io non ho ricevuto niente, forse nel locale non prendeva neanche la linea.» Mi risponde Erika, sicura di lei, e vedo Julien che le da ragione, facendomi capire che vuole dire lo stesso.
«Posso avere uno dei vostri cellulari?» Ho bisogno di avere delle prove, per capire quale sia la vera versione.
Erika mi passa il suo telefono, ed io apro il registro delle chiamate, trovando proprio la mia al capo della lista. La chiamata è stata accettata, e la conversazione è durata 23 minuti. Erika mi sta mentendo. Questo mi conferma che loro due stanno cospirando contro di me.
Rivolgo a loro un sguardo scioccato e pieno di delusione e, quando Erika si avvicina a me, confusa, le faccio vedere la prova della chiamata.
La mia prova, però, mi riserva una brutta sorpresa. La mia chiamata è sparita. Cosa diamine sta succedendo?
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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...