57. Hacker

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Certe volte ci chiediamo cosa sia reale nella nostra vita, e cosa invece non lo è. Altre volte, ci domandiamo cosa ci renderebbe le persone più felici del mondo, cosa possa distruggerci, cosa ci permetterebbe di rinascere, cosa possa tranquillizzarci.

Beh, in questo caso, io credo di essere un po' diversa. Tra le tante domande che potrei fare al mondo, quella che resta fissa nella mia mente è: chi, tra tutte le persone che conosco, si sta prendendo gioco di me? Tutto questo ormai è provato, è reale, e non ho più alcun dubbio, ma deve esserci una spiegazione dietro tutte queste cose strane che mi stanno succedendo, esattamente da quando sono arrivata a Malibu.

Potrebbe anche essere plausibile l'ipotesi di avere le allucinazioni, o quella di star sognando una vita intera mentre sto dormendo o sono in coma, ma per quanto l'idea possa consolarmi, nella speranza di avere ancora mia madre al mio fianco, non posso cedere alle credenze di avere una seconda vita immaginaria, peggiore di quella reale.

«Visto? Te l'ho detto che non avevo ricevuto nessuna chiamata.» Erika me lo puntualizza.

«Cosa c'è da vedere?» Julien si avvicina, confusa. Direi che ora ha anche ragione. Non c'è un cazzo da vedere.

«Non so cosa sia successo. Prima che lo girassi verso di Erika, c'era la nostra chiamata di poco fa, durata 23 minuti, ma ora è sparita.» Ammetto. Questa cosa è davvero strana. Forse... «Vi è mai stato hackerato il cellulare? Ho il sospetto che qualcuno vi abbia rubato i sistemi dei vostri cellulari e abbia violato la vostra privacy. Non so come si possa fare, ma chi ne è esperto lo ha fatto sicuramente. Io ho chiamato ad entrambe mentre eravate fuori, ed entrambe le chiamate sono state risposte da un'altra voce. Ora, intanto, le chiamate sono state eliminate, e quindi, se voi non avete fatto nulla, qualcuno sta usando i vostri cellulare al posto vostro.»

Mi sembra l'ipotesi più appropriata, e chiaramente la persona in questione ad aver hackerato i cellular è lo sconosciuto. La domanda è: come ha fatto ad entrare nei cellulari di altre due persone? Quest'uomo mi sorprende sempre di più.

Nonostante i tanti dubbi, l'ansia nel mio corpo, e i tanti dubbi senza risposta di Erika e Julien, ci dividiamo i nostri piatti del pranzo ed io, con molte difficoltà, comincio ad assaporare le patate al forno. Sono toste, ma ora riesco a mangiarle, avendo cura di essere delicata nella mia bocca.

Erika, dal canto suo, ha preso un piatto di insalata e pollo, mettendoci anche l'aceto balsamico, ma il suo sguardo verso il piatto mi riporta ai miei 16 anni. Cavolo, ha scelto un piatto più dietetico tra tutti quelli che mi aveva proposto, e ovviamente ha paura di mangiare anche questo, proprio come succedeva a me. Spero davvero che da domani, riuscirà a prendere in mano la sua vita e a riprendersi seriamente. So quello che si passa in queste situazioni, e di sicuro non lo augurerei mai a nessuno.

«Belle giovani, come butta?» Sentiamo urlare dalla porta della stanza. «Oh, cavolo, le patate con il pollo... grazie, Jen, ti amo.» Mi ruba il piatto dalle mani mentre mantengo un pezzo di petto di pollo con la forchetta, e resto completamente senza parole, esterrefatta.

Sicuramente, però, non è l'improvviso gesto di Esteban a stupirmi, ma le sue parole. No, non è il momento di pensarci e neanche di riderci su. Devo pensare alle cose serie, ora.

«ES, ridammi subito il mio piatto. Ho fame e devo mangiare del cibo buono, altrimenti qui dentro muoio.» Il cibo dell'ospedale non è così male, ma questo lo batte di gran lunga. Batte persino la mia cucina.

«Facciamo che questo lo mangio io, perchè hai preso il mio piatto preferito, quindi me lo devi. Poi, appena possibile, ti preparo la mia deliziosa e insuperabile carbonara. Forse non lo sai, ma avere un padre di origine italiana ha i suoi vantaggi.» Si vanta.

«Ed io ora come faccio a placare la mia, di fame? Non posso cucinarmi qualcosa, e se ordino da una cucina d'asporto, a quest'ora non è disponibile più niente.» Mi lamento. Non può farmi questo. Okay, la mia voglia di mangiare, nell'ultimo periodo, sta sparendo, ma ho uno dei piatti più buoni davanti agli occhi, e non posso rinunciarci.

«E va bene. Mi fa male dirlo, perchè io non sono affatto una persona che condivide il cibo, ma possiamo mangiarlo insieme. In questo modo, ci appaghiamo entrambi.» Accetto la sua proposta, e quindi ritorna vicino a me. Alla fine, mangio il pezzo di carne che avevo nella forchetta, e una decina di patate tra quelle meno croccanti, e il resto lo lascio ad Esteban.

Non importa quello che ha detto prima. Lo ammetto, un po' mi ha lasciata di stucco, e mi ha fatto pensare che lo aveva detto in modo serio, ma per mia fortuna lo ha detto solo per scherzare. Tra tutte le persone che mi stanno tartassando e ci stanno provando con me, non sopporterei un altro dramma anche da parte sua. Lui è l'unica persona più vicina ad essere un vero amico per me.

Tra chiacchiere, risate, una partita a carte, e un po' di riposo mentale, il tempo passa ed arrivano abbastanza in fretta le cinque del pomeriggio, le quali vengono comunicate dall'arrivo del dottor Kennedy nella mia stanza.

«Non vorrei rovinare la festa, ma gli altri visitatori si stanno lamentando del vostro casino. Di norma non è permesso avere visite per tutta la giornata, ma se continuate così, rischiate di costringermi a rimettere l'orario di visite standard anche per la signorina Dempsey, a prescindere dal fatto che ha perso sua madre.»

Okay, in pratica mi sta dicendo che sono privilegiata nelle visite solo perchè mia madre è stata uccisa definitivamente in questo ospedale? Come minimo, se dovevo essere privilegiata, avrebbero dovuto riportarmela in vita.

Sto per controbbattere ma il dottore, rendendosene conto, mi precede. «Ho una buona notizia da annunciare. L'operazione di ieri è andata tutto bene, e la signorina è pronta ad essere dimessa. La parte negativa della cosa è che avrà bisogno comunque di essere portata qui ogni giorno per svolgere due ore di fisioterapia, ma si sta riprendendo in fretta, quindi questa situazione potrebbe durare per un massimo di sei mesi, cosa che di norma dura fino a due anni.»

Io strabuzzo gli occhi e, come d'istinto, guardo Esteban che sta guardando me, felice più di me.

«Prima di lasciarvi andare ai festeggiamenti, però, dobbiamo fare un ultima operazione per toglierle una parte dei gessi che le ricoprono il corpo. Resterà solo con quelli alle gambe e alle braccia, e dovrà portare il busto a tempo da definirsi. questa operazione servirà a capire esattamente quali gessi lasciare, perché può anche essere probabile che avrà bisogno di lasciare qualche altra parte del suo corpo ingessata. Vi lascio sgomberare la stanza così che la porteremo con noi. Buona serata, signori.»

Finalmente le mie orecchie odono delle piccole e belle notizie, dopo tante fogne sparate dentro di me.

«ES, mi aspetta una bella carbonara romana. Prepara gli ingredienti.»

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora