74. Investigatore

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Parlare con Esteban può essere molto utile, ma allo stesso tempo risulta essere tempo sprecato. Insomma, lui è molto disponibile nell'aiutare il prossimo, superare le difficoltà e trovare un modo per vincere, ma ovviamente a volte è anche la persona che resta completamente in silenzio, in attesa che una soluzione cada dal cielo. Alla fine si, ci sta, perché nessuno è perfetto e nessuno può essere sempre in grado di fare qualcosa, ed infatti la cosa positiva di lui è che, nonostante la sua capacità di poter aiutare o meno, resta sempre disposto ad ascoltare anche i più assurdi dubbi. Per questo, io gliene sono infinitamente grata, ho bisogno spesso di parlare con qualcuno, e lui è l'unico che può capirmi, anche perché è l'unico ad aver vissuto alcuni dei momenti peggiori insieme a me.

«Certo che, se non riesci a capire chi è esattamente questo sconosciuto, abbiamo poco da poter fare.» Ragiona tra se e se.
«Beh, grazie per ricordarmelo.» Ridacchio, sapendo che non l'ha detto per offendermi.

«Non c'è di che, bella... oddio, aspetta. Come hai detto che si chiama? Zach?»
Comincia a muoversi senza freni, e prende il suo pc.

«Che cosa vuoi fare, ES?» Chiedo, non capendo la sua attuale agitazione.
«Forse c'è un modo per arrivare ad avere un volto da attribuire allo sconosciuto. Dice di essere il fratello di tuo padre, o persino di essere lui stesso tuo padre? Posso fare una ricerca sul suo nome con il suo nome e il tuo cognome insieme, e vedrai con i tuoi occhi le persone che usciranno, in modo da vedere se qualcuna ti risulterà familiare. Non dovrà essere complicato da fare.» Spiega la sua intenzione. Io, dal canto mio, lo guardo quasi terrorizzata.

«Non sono sicura di essere pronta a vedere chi ha ucciso i miei genitori e tormenta anche me, ma si può fare. Prima risolviamo questa cosa, meglio è per tutti.» Acconsento, e mi alzo dal letto, sedendomi accanto a lui, alla sua postazione della scrivania.

La ricerca comincia. Con il nominativo "Zach Dempsey", appaiono persone provenienti da tutto il mondo: Miami, New York, Manchester, Milano, Ucraina... ovunque. La maggior parte delle persone sono ragazzi giovani, con un massimo di 25 anni. Solo tre sono più adulti. Uno dei due castani vive ad Oxford, ed è un professore di lettere universitario. L'altro castano è un imprenditore di merchandising McDonald's in Francia, e quello biondo fa l'investigatore negli USA.

Per via del suo lavoro, del suo colore di capelli simili ai miei, e al luogo di investigazioni, l'ultimo Zach potrebbe essere proprio quello che stiamo cercando, ma il suo volto è completamente sconosciuto ai miei occhi, quindi anche lui è scartato.

Proviamo a vedere su linkedin, facebook e instagram, ma nulla. L'investigatore è l'unico ad avere la possibilità di essere lo sconosciuto, ma la mia memoria esclude anche lui. Abbiamo fallito anche in questo tentativo.

«Era troppo semplice per trovare qualcosa.» Sbuffo, appoggiando la mia testa sulla spalla di Esteban, e lui mi lascia un bacio sulla fronte.

«Non è ancora detta l'ultima parola.» Riprende a maneggiare il computer, tornando indietro con le pagine di internet.
«Che vuoi fare adesso? È come cercare un ago nel pagliaio, impossibile e inutile. Perdiamo solo tempo così.»

«E potrebbe essere che la tua testa non vuole ricordare la faccia di una persona che detestavi, oppure che non la riconosci perché è cambiata un sacco da essere irriconoscibile? Pensaci, secondo i tuoi calcoli dovrebbero essere passato 15 anni dall'ultima volta che lo hai visto...»

Io ci penso davvero, e in effetti anche questa è una cosa da considerare. Io sono adulta, ormai, mentre a 5 anni ero una bambina, ma anche gli adulti cambiano molto nel corso degli anni. «Però non riconosco niente di questo signore. Solo i capelli sono simili ai miei, e il resto? Non credo che una persona cambia anche i suoi lineamenti.» Continuo a guardare la foto dello sconosciuto.

«Niente è impossibile, Jen.»
Prende il suo cellulare, e dopo qualche tocco qua e là, se lo poggia all'orecchio.
«A chi chiami ora, ES? Questa cosa non la deve sapere nessuno.» Mi rimetto dritta, e lo guardo impaurita. Non voglio che in giro circolino voci su questo argomento. Lo sconosciuto in questione potrebbe farmi fuori anche ora, sbucando all'improvviso.

Mi intima di fare silenzio, ed attende una risposta dalla persona che sta chiamando.

«Salve, investigatore Dempsey?» Chiede, appena la persona chiamata risponde. «Posso chiederle dove si trova esattamente a seguire un caso? Ah, okay, pensavo di chiederle di darmi una mano per un caso qui a Malibu, ma provo a chiamare qualcun altro. La ringrazio, buon Natale.» Stacca la chiamata.

«Hai chiamato davvero l'unico che poteva essere lo sconosciuto? Perché? Che ti ha detto?»
«Sì, l'ho chiamato per verificare la sua attuale postazione, ma ha detto che al momento sta seguendo un caso in Maryland, quindi è impossibile che sia lui. Si trova nell'altra parte degli Stati Uniti, quindi non può fare avanti e indietro ogni giorno.» Spiega, in tono deluso.

«Cos'è che hai detto prima? "Non è ancora detta l'ultima parola", giusto?»
«Che idea ti è salta in mente?»
«Niente, stavo solo prendendo in giro quello che hai detto prima.» Rido, e lui mi guarda sconcertato.

Alla fine, si alza dalla sedia, e quindi mi alzo io, convinta di dover tornare in cucina. Esteban, invece, non pensa lo stesso, infatti mi fa cadere sul letto mentre mi mantiene per non farmi fare male, e lui si mette con la faccia e il corpo sopra di me. Il suo sguardo è divertito e sereno, proiettato nel mio, e il suo respiro riesco a sentirlo sopra di me.

Io si, sono spaventata del modo in cui mi ritrovo così, ora, ma lo leggo nel suo sguardo che non esistono mali intenzioni in lui.

«C'è qualcosa che ti fa paura, Jen.» La sua non risulta essere una domanda, ma un'affermazione. Io intanto continuo a guardarlo negli occhi. No, con lui non ho paura. Non so cosa sia, ma riesce a trasmettermi la tranquillità.

Nego la sua affermazione, sorridendo, ma lui non si lascia convincere.
«Jen, io voglio provare ad essere di più per te, ma non posso se tu non mi dai la massima sicurezza di non pensare male di me. Cazzo, ho paura di fare ogni cosa con te, perché ho paura di toccare brutti tasti o portare alla mente brutti ricordi.»

«ES, non è colpa tua se sono corrotta. Tu non puoi farmi del male.»
«Ho bisogno di sentirtelo dire con certezza, Jen. Io non mi fido delle mie capacità.»

«Santo Esteban, vuoi davvero farmi dire le cose con la croce in mano? Lo vuoi capire che sei l'unico che mi da fiducia?» Gli prendo il viso con le mani e lo avvicino a me, baciandolo. Espello dalla mia testa il pensiero di Jonah, di quello che è successo prima e la sensazione di un deja-vu, e cerco di vivere appieno le sue labbra carnose e morbide. In realtà, avrei voluto dire altro, ma non me la sento. Questo è già un grosso passo avanti per me.

«Impazzirò per te, un giorno.» Ammette lui, mentre riprende fiato. Io sorrido. Mi fa strano fare effetto ad una persona che mi interessa. È una bella sensazione, anche se non credo di meritarla.

Aggiornamento dal traghetto per la Blue Lagoon, ieri ho scoperto che Amore tossico è all'ottavo posto in categoria thriller, graziee😍❤️

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