78. Casa

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Quando eravamo seduti sulla panchina, con l'intento di rilassarci, ho avuto la scusa pronta. Ho potuto dire di non voler parlare di nulla che riguardasse me, la mia famiglia, il passato o lo sconosciuto, proprio per il motivo per cui siamo venuti al parco. Ma ora? Adesso che scusa posso dire, per evitare di nuovo questi argomenti? Nessuna, questa volta ne devo parlare senza se e senza ma. Poi, per essere positiva, prima rispondo a queste domande, prima me le tolgo dalla mente.

«Allora? Nulla?»
«É una cosa complicata da spiegare a voce, perché in effetti non so neanche io cosa sia accaduto realmente. Ricordo fino a quando io mi trovavo a dormire con mia Zia Maya a casa sua, dopo una giornata piena di giochi con lei e un bambino che stava sempre con lei, e da lì ho un totale vuoto di memoria. Sento proprio un buco nero nella mia mente, come se qualcuno avesse bruciato quella parte del mio film del 2005, e quindi le scene sono tutte nere. Ho solo un piccolissimo e vago ricordo dell'ultimo abbraccio che ho avuto con mio padre, mentre io non riuscivo a smettere di piangere, ma non riesco neanche a ricordare perché stavo piangendo. So che dopo la morte di mio padre, mia madre era distrutta, per la morte e per me, ma io lo so solo perché mi è stato detto dopo un po' di tempo. Ultimamente, però, ho come la sensazione che, se io ho dimenticato quei giorni, c'è un motivo davvero serio dietro, e non credo che si tratta semplicemente di memoria corta.»

«Io credo di aver capito di cosa si tratta esattamente, o almeno uno degli eventi dimenticati, perché ho visto la tua reazione con quel che stava succedendo ieri con... con Jonah, e successivamente anche con me, anche se hai frainteso nel mio caso. Diciamo che non posso sapere le dinamiche esatte, ma quella cicatrice sulla tua schiena... cazzo, quella ha confermato i miei sospetti, ed ora ci sto pensando ancora di più. Questo è un vero trauma pesante, e i peggiori eventi causano dei traumi psicologici talmente forti che vengono dimenticati, o completamente rimossi dalla propria memoria, lasciando i suoi segni. Cavolo, parlandone, ora che ci penso questo trauma tremendo potrebbe anche essere la causa del tuo comportamento distaccato verso gli uomini e le persone in generale. Potrebbe aver contribuito a farti allontanare tutti per paura di rivivere quel momento, e ti ha fatto perdere la fiducia in tutto. Dio, chissà quante altre cose potrebbe averti scatenato, se questa cosa orribile ti è successa davvero.» Rendendomi conto che anche lui non riesce quasi a pensare a questa cosa schifosa, lo abbraccio mentre camminiamo, cercando di darci supporto l'uno all'altro.

«Sul serio, mi dispiace un sacco per tutto quello che hai passato, e mi dispiace che debba perseguitarti ancora oggi. Spero che prima o poi ti libererai dei tuoi demoni.»
«ES, tu non devi preoccuparti per me, e soprattutto non devi dispiacertene. Tu non c'entri niente con tutta questa merda che mi sta capitando. Era una cosa che avrebbe dovuto coinvolgere solo me, e sono io a dovermi scusare con te per averti coinvolto. Non meriti il baratro come me.»

«Sh, forse allora nessuno dei due merita questo. Dobbiamo solo trovare un modo per mettere fine a tutto ciò.» Mi risponde lui, e nella mia testa si accende una lampadina, forse l'idea più sensata e giusta per risolvere i problemi, ma è forse anche la più malsana.

Comunque sia, resto in silenzio, evitando di proporre la mia idea, e finalmente riesco ad iniziare ad assaporare il McFlurry. Quello che ho scelto io, agli oreo, è l'unico che io abbia mai assaggiato, perciò è l'unico che mi ispira fiducia tra tutti. Per carità, mi piacciono gli Smarties, i KitKat, o i Baci Perugina, ma non riesco a trovare il coraggio di prenderli, perché ho paura di farlo per poi lasciarlo e restarne delusa.

Intanto, resto incantata a vedere il McFlurry agli Smarties di Esteban, mentre lentamente se lo gusta, e forse il mio sguardo è un po' troppo insistente, infatti lui se ne accorge. «Vieni, assaggialo un po'.» Senza farmelo ripetere due volte, metto in bocca il cucchiaino che lui mi ha riempito con un po' di frozen yogurt e qualche confettino, e ne assaporo il contenuto. Più classico del McFlurry Oreo, ma buono lo stesso. Il crunchy c'è, ed è questo l'importante.

«Allora, cosa ti va di fare adesso?» Esteban mi poggia il braccio attorno alla spalla, appena usciamo dal MD.
«Sinceramente non so neanche io quanto ci conviene tornare a casa, a Malibu, ma non credo che abbiamo molta scelta.» Rifletto a voce alta. Lo ammetto, ho paura che, tornando a casa, ritorni a farsi sentire anche lo sconosciuto, e dopo tutte le cose che stiamo valutando sul passato, non mi va proprio di sentire le sue solite cose meschine. Tutta me stessa è convinta che siano tutte menzogne le sue parole, ma quella piccola parte rimanente di me pensa che invece tutto ciò è vero, considerando solo le prove che sto avendo sulla mia pelle negli ultimi giorni.

«Invece si può fare. Chi ti dice che non abbiamo scelta?» Mi guarda, con il sorriso stampato in volto.
«Beh, lo dico io ovviamente, e lo dico anche perché non puoi consumare diesel senza ragione, considerando gli aumenti che si stanno verificando sui prezzi.»
«Intanto in questo caso non è senza ragione, perché sto facendo di tutto per tenerti alla larga da quelle sofferenze del passato. Se fosse per me, butterei il tuo cellulare in un lago, ma so che sarebbe completamente inutile, perché lui è in grado di arrivare anche ai numeri delle persone che conosci, e in questo caso prendo in considerazione me. Considerando quello che ha fatto con i numeri di Erika e mia zia, non m sorprenderei se facesse lo stesso con il mio e con un ipotetico tuo nuovo numero di cellulare.»

In effetti, non ha tutti i torti. Ha hackerato i numeri di telefono di Erika e Julien, e mi sorprende che non l'abbia fatto ancora con quello di Esteban, considerando che è la persona che mi sta più vicino.

«Non puoi neanche buttarlo il mio cellulare. Dove lo troverò, poi, un catorcio del genere?» Ci scherzo, parlando però con voce seria.
«Posso trovartene uno decisamente peggio.» Scoppiamo entrambi a ridere forte, mentre ci mettiamo in macchina, e nella via del ritorno, anziché fare viaggio diretto fino a Malibu, ci fermiamo a Santa Monica per vedere un po' il mare agitato. Restiamo in macchina, a causa del vento, e restiamo a parla e guardare il mare per circa un'ora. Dopo di che, ci tocca tornare a casa.

Questa volta, Esteban si ferma davanti casa mia, quindi sorpresa, lo invito a scendere ed entrare dentro. «Vuoi che vado a prenderti la tua gatta a casa, così resti qui stanotte?» Mi chiede, scendendo solo dalla macchina.
«Solo se resti anche tu, però, perché ho un po' paura, considerando quel che sta facendo ultimamente l9 sconosciuto.» Ammetto. Con lui, devo dire che non mi imbarazza tanto ammettere di avere paura.

«Perfetto, allora vado e torno subito. Tu chiuditi a chiave e ti chiamo appena sono qui davanti.»
«Va bene, ES.» Ridacchio per il suo forte senso di protettività. «Farò qualche lucidata qua e là, perché sarà sicuramente piena di polvere in ogni lato.»

Entro dentro casa appena la sua auto sparisce dal mio vialetto, e quindi, come accordato, chiudo la serratura della porta d'ingresso, e mi metto all'opera.

Dopo aver pulito per bene il mobile d'ingresso del salone, il mio cellulare squilla, quindi lo recupero immediatamente e rispondo, dando per scontato che si tratta di Esteban. «ES, sei qui?»

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora