66. Mare

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Durante il tragitto, la mia mente è stata completamente occupata dai pensieri di mia madre, mio padre, e una terza persona che ancora non riesco a collegare con un volto che conosco. Dovrebbe essere, biologicamente, mio zio, fratello gemello di mio padre, e si chiama Zach. Almeno così ha detto la madre di Erika. Okay, non coincide tutto con il racconto dello sconosciuto, ma ci sono molti punti in comune, quindi la mia testa non fa altro che pensare a quale possa essere la vera versione. Di solito si dice che i veri fatti possono saperli solo i diretti interessati, ma io posso mai fidarmi di una persona che non conosco neanche?

Intanto, siamo appena arrivati a Los Angeles, e la mia mente pensa subito di essere diretta in aeroporto. Un bel viaggio liberatorio nel giorno di Natale è proprio quello che mi serve. 

Intanto, la mia mente mi inganna, infatti la macchina accosta al parcheggio di una struttura ospedaliera. Ah, adesso capisco quali sono i piani particolari della giornata. 

Mentre loro scendono dalla macchina, Esteban aspetta i miei comodi. Dopo qualche respiro profondo, anche io scendo dalla macchina. Più una persona odia un posto, più è costretta ad andarci. iu

Dopo alcune chiamate, una oss esce dalla porta d'ingresso, seguita da una persona: Erika. 

Appena nota sua madre e sua zia davanti a lei, corre ad abbracciarle, felice. Hanno organizzato una sorpresa per Natale. Abbraccia anche me e suo cugino, e poi andiamo di nuovo al parcheggio. Forse è arrivato il momento dei regali.

«Jenna, grazie per avermi dato una spinta in più per il ricovero. Questa struttura mi sta aiutando davvero. La cosa strana è che oggi, che è natale, non ho neanche tanta paura. Piano piano ce la posso fare.» Le sorrido, contenta, ma senza neanche sapere cosa dirle, e vedo le due adulte entrare in macchina. Cosa devono fare?

«Tutti a bordo, si va al mare.» 
«Mamma, io non credo di poter spostarmi da qui. Non mi è permesso lasciare la struttura.»
«Tu non farti problemi. Abbiamo già parlato con i responsabili, e ci siamo organizzate di conseguenza.» Tranquillizzata, entra in macchina, seguita da me ed Esteban, e partiamo per andare al mare.

Esteban, intanto, appoggia la testa sulla mia spalla. «A cosa stai pensando, Jen?»

«A tutta la confusione che confusione che presenta la mia mente. Non riesco a collegare chi sia mio zio, il cosiddetto Zach. Dovrei conoscerlo per forza, ma anche se il nome non mi è nuovo, non riesco a ricordarlo.» Sono sincera con lui. É l'unico che sa tutte le dinamiche con lo sconosciuto, quindi gli è permesso sapere anche i miei casini mentali. 

«Piano piano risolveremo tutto, Jen. Ora godiamoci questo giorno, non vale la pena pensare ad un serial killer e ai segreti della vita. Avremo tempo per questo. e poi, io sono qui con te in questa storia, quindi non devi neanche avere paura. Qualsiasi cosa, sarà comunque parte del passato, e non potrai neanche sapere se lo sconosciuto dice tutta la verità, e soprattutto non puoi sapere la versione di tua madre e tuo padre, quindi potrai anche decidere di credere solo a quello che hai sempre saputo.»

«Su questo non sei molto d'aiuto, ES.» Ridacchio, anche se nascondo un po' di amarezza. É vero, non potrò mai più sapere la versione dei fatti dei miei genitori, quindi sono comunque libera di credere a quello che voglio. «Ma se ci sono già due versioni che coincidono abbastanza, come devo comportarmi?»

«Beh, io posso dire che non mi sono mai trovato in una situazione del genere, quindi credo che dovrai radunare quante più informazioni possibili per giungere ad una conclusione sicura.»
«Okay, vedremo il tempo cosa mi offre. Minchia, l'oceano è molto agitato oggi.» Do uno sguardo fuori dal finestrino.

«Siamo in inverno, Jenna, ed anche se la temperatura non lo dimostra, il vento è forte, e di conseguenza il mare lo subisce.» Mi risponde Chloe. «Bene, eccoci qui. Ora andiamo sulla spiaggia. Voi incamminatevi, io prendo il cestino e arrivo.»

Nonostante i gessi alle gambe, Esteban mi tiene salda a lui mentre cammino sulla spiaggia, per evitare di farmi cadere. Camminare sulla spiaggia è già complicato di suo, figuriamoci con il gesso alle gambe. A dire poco, sembrerò una papera. 

«Eccomi qui. Cosa volete? Ho portato una busta di cornetti alla nutella e due al pistacchio. Ho le fette biscottate, qualche confezione di marmellata, il caffè, succo di frutta, e Julien ha preso anche le pizzette.» Chloe ci fa l'elenco delle cose che hanno portato per fare colazione, ed io ed Esteban ci guardiamo, complici. 

«Cornetto al pistacchio.» Diciamo insieme, e scoppiamo a ridere. Ci siamo capiti proprio bene.

Erika, intanto, dal canto suo comincia a sentirsi a disagio. «Io non prendo nulla. Devo ancora fare la mia colazione in reparto.»

«Tesoro, abbiamo pensato anche a questo. La tua infermiera ci ha fatto portare la tua colazione, quella che fai lì dentro.» Julien rovista nel cestino. «Eccola qui, yogurt alla pesca e biscotti secchi direttamente dall'ospedale.» Erika sorride. Si sente presa in considerazione e capita.

Mentre divoro l'impasto del cornetto vuoto, lasciando alla fine la parte ripiena di pistacchio, Esteban ha già finito di mangiare il suo. «Cavolo, io voglio anche la pizza.»

Senza pensarci, la mia bocca parla al posto mio. «La facciamo a metà? Anche io la voglio.»

Lui mi guarda di sottecchi, divertito. «Non ti dico di no, perché non è corretto, ma non posso neanche dirti di si, perché so del tuo problema con il troppo cibo, e farti sentire male e in colpa è l'ultima cosa che voglio.» Gli sorrido, contenta di sentirmi capita e aiutata da lui. Il mondo ha bisogno di più ragazzi comprensivi come lui.

Alla fine riesco ad ottenere un morso dalla pizza del mio amico, giusto per vedere com'è. 

«Perfetto, ora vado a mettere tutto a posto. Voi restate fermi qui e non vi muovete. Julie, vieni con me, mi serve una mano.» Sono quasi tentata di offrirmi per darle una mano, ma poi mi ricordo di avere dei bei gessi alle mie gambe, e che quindi è completamente impossibile darle una mano in questo momento. 

«Ho una voglia di buttarti in acqua, Jen.» Mi informa Esteban. 
«Tu permettiti, e sarò io a precederti.»
«Ma dai, voglio divertirmi un po'. É Natale, e tutto si può fare.»
«Non con me.» Ribatto, divertita dal suo spirito giocherellone.

«Bene, allora vuol dire che devi pagare un pegno, perchè non vuoi stare al gioco.»
«Che pegno?»
«Baciami.» La sua risposta schietta e sorridente mi lascia bloccata. Non capisco, credo che stia solo scherzando. Il contesto è questo, il divertimento.

«Oddio, ma vi siete messi insieme?» Erika interrompe il momento tra noi due, ed io la guardo, senza sapere cosa dire? Non so neanche io quale sia la risposta esatta, ed ho paura che, qualunque essa sia, lei possa rimanerci male.

«Jenna dice di no, ed io non lo so.» Esteban scherza ancora. 

«Dio santo quanti regali che abbiamo qui. Sembra che abbiamo svaligiato tutti i negozi.» Chloe ritorna da noi, seguita da Julien, e lasciano i regali vicino a noi. Distribuisco tutti i regali ai vari destinatari, tre a testa. La cosa che però mi manda in confusione è il numero dei miei regali. 

Forse sto peggiorando con la matematica, ma credo di averne quattro davanti a me.

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora