12. Bacio

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«Jonah?»
«Si, lui. E chi, se no? È l'unico squilibrato di mente che conosco.»
«Quindi non sono l'unica che la pensa in questo modo.» Dico e lei ridacchia.

«Peró devo precisare che non penso solo questo di lui?» Sentenzio.
«E che altro? Che è un bel ragazzo si sa, è uno dei più popolari dell'istituto.» Sogna ad occhi aperti, ed io assumo una faccia strana, come per dire "ma questa cosa sta dicendo?"

«In effetti non è proprio brutto come ragazzo, e se lo dico io vuol dire che per gli altri è un dio greco. Ma io sicuramente non stavo pensando a questo di lui.»
«Cosa, allora?»
«Eh, meglio che mi sto zitta, altrimenti tutta la sua fama di bellezza cade nel pozzo.» Faccio una risata finta, sperando di far finire qui questa conversazione. Non mi piace parlare dei coglioni.

«No, adesso me lo dici. Non puoi farmi incuriosire su una cosa e poi farmi restare con il fiato sospeso.» Mi blocca le spalle, scuotendomi, sperando di tirarmi fuori qualcosa.
«No, meglio evitare. È un coglione, e non merita neanche la mia parola su di lui.»

«O me lo dici adesso, o giuro che i prossimi appunti te li fai da sola.» Mi minaccia, e a questo punto sono costretta ad indugiare un po'. E ora cosa faccio? Dico o no quello che ho cominciato?

La guardo male. «Sappi che sei una bastarda.»
«Si, lo so. Ora sputa il rospo.»
«In parole povere, è testato su di me che è uno stalker, uno stronzo, non accetta i no come risposta, e obbliga le ragazze ad uscire con lui. Chissà quante altre cose nasconde. Magari è anche uno stupratore.»

«Okay, questo è tutto quello che sicuramente non mi aspettavo da lui.» Ridacchia, leggermente disgustata.
«Te lo avevo detto che era meglio non dirlo.» Ribadisco.
«Non mi interessa, comunque sia non è il mio tipo.»

Resto in silenzio e mi avvio. Non so dove andare ma ho bisogno di qualche passo.

«Vieni con me, Jen. Devi vedere un posto stupendo che ho scoperto poco fa.» Mi trascina con lei senza neanche aspettare il mio consenso, e mi porta ad una porta che si affaccia fuori. Usciamo da lì, e camminiamo un po' sopra questo strano terrazzo. Sembra di stare sulle nuvole.

«Non è spettacolare questo posto?»
«Si, dai. Non è male.»
«Non è male? È letteralmente il paradiso.» Si avvicina. «Il posto perfetto per fare questo.» Prende il mio viso tra le mani, unendo le nostre labbra.

Sono letteralmente scioccata. Ma cosa hanno nella testa le persone di qui?
Mi allontano di scatto, e la guardo, mentre lei mi guarda spaventata e delusa.

«Grazie.» Dico, non sapendo cosa dire, e me ne vado di fretta. Trauma. Non ho assolutamente nulla contro a chi è attratto dal suo stesso sesso, ma non fa al mio caso. Proprio no.

Se devo dire la verità, neanche i ragazzi fanno al caso mio. Sono single per scelta, infatti.

Per evitare qualsiasi imbarazzo correlato, decido di ritirarmi e ritornare a casa. Non importa se salteró qualche lezione del pomeriggio. Troveró un modo per avere gli appunti, anche se non sarà Erika a darmeli. Dubito che sia ancora disposta dopo questo.

In casi estremi, cercheró di farmi i riassunti leggendo dal libro, e studieró da sola. Perché devo finire in situazioni del genere?

Appena esco dall'entrata principale, tiro un sospiro di sollievo, e caccio finalmente un po' d'aria fuori, che avevo trattenuto a causa dello shock.

«Buondì di nuovo, zuccherino.» Ancora Jonah. Sta sempre tra i piedi.
«Mi chiamo Jenna.»
«Non mi piace. Zuccherino è più particolare.»
«Ho anche altri nomi, se il primo non ti piace.»
«Non mi interessa nemmeno sapere quali. Voglio essere originale.»

Che razza di nomignolo è "zuccherino"? Che odio.
Riparto senza degnarlo di un'altra parola, ma a quanto pare non comprende il mio ennesimo rifiuto di stare in sua compagnia.

«Allora, dove vogliamo andare di bello adesso? A quanto pare vuoi saltare le prossime lezioni, quindi a questo punto le salto anche io. Mi scoccio.» Mi poggia il suo braccio sulla spalla, camminando al mio fianco, appiccicato.

«Senti, scollati. Ho bisogno di stare sola, e non ho bisogno di zecche tra i piedi.»
«Non mi interessa se mi hai chiamato zecca, e neanche che vuoi stare da sola. La mia presenza non puó fare altro che migliorare l'umore. Sono speciale.»
«Sei speciale a rompere il cazzo, questo sicuro.»
«Lo so, per questo le persone mi amano.» Si vanta ancora. Questo essere sta proprio fuso.

Ad un certo punto il mio cellulare squilla, e quindi lo prendo subito in mano, utilizzando come scusa questa chiamata per andarmene. Forse sono salva.

Notando che è un numero che comunque non conosco, rispondo lo stesso, e una voce femminile parla dall'altro capo del telefono.

«Ti serve aiuto?» Chiede, e capisco subito di chi si tratta. Erika.
«Perchè?» Sono confusa. Dopo quello che è successo sul terrazzo, per quale motivo mi chiama e mi chiede se ho bisogno di aiuto? Questo non me lo spiego.

«Ti ho vista con Jonah, e per come me ne hai parlato prima, ho pensato che volessi essere liberata da lui in qualche modo, quindi ti ho fornito una scappatoia.»
«Ma... dove sei?»
«Sono all'uscita, ma non girarti e non venire da me, altrimenti tutta questa messa in scena sarà stata inutile.»

«Va bene, hai ragione...» Tento di ringraziarla ma il disagio che provo è troppo alto, e non riesco a pronunciare quella parola.

La persona in questione, peró, mi precede. «So cosa stai per dire, quindi non farlo. Mi farebbe stare solo peggio di come sto.» Eh?
«Aspetta, cosa pensi che dovevo dire?»
«Non so se sia il caso di dirlo. Come ho detto, mi farebbe stare peggio.»

«No, tu adesso me lo dici. Non chiudo una chiamata in sospeso.»
«Uff, io ci provo a fare la stronza, ma mi rendo conto di non poter competere con te.»

«Muoviti.»
«Mi volevi dire che non c'è bisogno che ti salvi, perché sai cavartela da sola, e che questo gesto comunque non cambia i tuoi sentimenti per me.»
«No, sei fuori strada. Volevo semplicemente dire una cosa che non dico mai... sarebbe uno stupido "grazie"».

La sento sospirare, e poi risponde. «Okay, non c'è di che.» La posso immaginare mentre sorride. «Io ora vado a lezione. Ci vediamo dentro?»
«A dir la verità, no. Ho bisogno di stare a casa da sola. Ti chiamo più tardi, okay?»
«Va bene, ci sentiamo dopo.»
«Ciao.»

Stacco la chiamata, salvo il numero e finalmente torno a casa.

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Oggi stra ritardo, ma a quanto pare devo togliere gli orari, cercando di lasciare comunque i giorni stabiliti per gli aggiornamenti. Dunque, ecco qui il nuovo capitolo. Come vi sta sembrando, AMORE TOSSICO, per ora? Qualcuno di voi lo ha già preso su Amazon?

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora