«Hey, tutto okay?» Esteban mi sussurra nell'orecchio, cercando di svegliarmi dai miei brutti pensieri.
Annuisco. «Si, ho solo dimenticato di prendere la medicina, stamattina. Il sonno mi distrugge sempre.» Mento sulla medicina, anche se non è completamente una bugia. La mattina prendo davvero una compressa, per la tiroide, ma a volte il sonno mi ha stordita a tal punto da dimenticare di prenderla prima della colazione. Oggi non è successo, ma ammetto che ci mancava poco.
Lui cerca di credermi, e continua a mangiare, mentre il comincio a mangiare quello che c'è nel mio piatto. Ho una voglia matta di rifugiarmi nel cibo ed uscirne scoppiata. Sono stanca di tutta questa merda che sta accadendo.
«Quindi voi andate tutti nella stessa scuola? Cavolo, ne prendono tanti di studenti adesso. Hai miei tempi al massimo una cinquantina. Forse ora l'hanno ingrandita, perciò possono prendere più ragazzi. Posso tornare alla vostra età? Darei qualsiasi cosa, giuro.»
«Pensa che adesso vengono presi anche i ragazzi dell'erasmus, vacanze studio o exchange students. Siamo una nave di giovani.» Risponde Jonah alla mamma di Erika.
Continuiamo a mangiare e parlare di cose irrilevanti, poi tutti vanno nel salone a giocare. Restiamo solo io e Julien, che sparecchiamo, laviamo i piatti, e puliamo la stanza.
«Allora, vedo che fra te e Esteban c'è del tenero.» Rompe il silenzio mentre io do una spazzata a terra, e di conseguenza mi fermo.
«Nono, siamo solo amici, e per me già è tanto averne.»«Ah, giusto. Dimenticavo che sei fidanzata con Jonah. Con lui fate proprio una bella coppia.»
«No, ti sbagli anche qui, assolutamente. Non sono fidanzata con nessuno, tanto meno con lui, che è la persona più arrogante che io conosca. Non so neanche perché sia qui stasera, senza neanche essere stato invitato. Certe volte sa essere peggio di una zecca, qui no, non mi metterei mai con lui. In tutta onestà, non sono un tipo da amici, figuriamoci da fidanzati.» Dichiaro, facendo quasi un monologo.«Ti dirò, io ero proprio come te ai tempi del liceo: apatica verso le persone, stronza, lunatica, e solitaria, ma comunque eccomi qui con un anello al dito e due figli. Ancora oggi credo che questa sia stata la decisione più saggia che io abbia mai preso in tutta la mia vita. Le persone maturano, ed è chiaro che piano piano stai maturando anche tu.»
«Approposito, Michael dove sta adesso?» Volevo rivedere quel piccolino.
«Con mio marito. Non potevo portarlo con me per fare una visita per Erika.»«Jenna, vieni anche tu? Stiamo preparando il monopoli, e devi esserci anche tu. Che pedina vuoi essere?»
Sbuffo ma acconsento. «Il gatto, ovvio.»
«Ah, approposito di gatti... la tua gatta si è svegliata e sta infastidendo Jonah. A quanto parte lui odia i gatti, e la gatta detesta lui.»«Oh, meglio così. Magari fa anche in modo di cacciarlo di casa.» Ridacchio e finisco di togliere le briciole da terra, mentre Erika ritorna nel salone. A tavola è riuscita a mangiare, anche se l'ho vista ugualmente ansiosa e spaventata. Io invece ho avuto tanta tentazione nell'abbuffarmi, ma mi sono mantenuta solo perché ci sono troppe persone. Preferisco la solitudine.
Raggiungo Erika e gli altri, e cominciamo a giocare. Dopo un quarto d'ora, Jonah già ha perso la pazienza in questo gioco, infatti propone subito di passare il tempo a modo suo. Cazzo, dov'è la madre di Erika quando serve? Se avesse sentito questa cosa, lo avrebbe cacciato proprio lei. È un porco, e lo dimostra ogni giorno sempre di più.
Ovviamente tutti rifiutiamo, e lui prova a proporre ancora altro. «Facciamo obbligo o verità, allora.»
«Questo è un gioco che si fa alle feste.» Rispondo io, schifata dal gioco e per la sua sciocca proposta.
«E quindi? Basta che si fa in gruppo. Non conta nulla se si è in un locale o in una casa.»
Ribatte lui, e mi preparo a controbattere, ma vengo interrotta da Esteban.«Dai, secondo me si può anche fare. Alla fin dei conti, è un bel gioco se fatto in modo giusto, con obblighi garbati, e poi, qui dentro, credo che nessuno abbia niente di scioccante da nascondere.» Ti pareva che doveva appoggiare il suo migliore amico. Mi sa che in fondo non sono poi così diversi.
Sbuffo ma vado ugualmente a prendere la bottiglia di vino vuota della cena. Chissà, magari andrà davvero bene come passatempo.
Cominciamo a girare e il primo round finisce su Erika e il cugino le chiede: «Obbligo o verità?»
«Mh, verità.»
«Okay... ne approfitto perché tua madre sta nell'altra stanza a telefono, quindi sei tranquilla per rispondere. A che età è stata la tua prima volta?»
«Lo sapevo che si cominciava male... comunque 16 anni, ero piccola, non capivo niente e di conseguenza mi fece un male cane.»La bottiglia gira di nuovo e questa volta si ferma su Esteban. «Obbligo o verità?» Gli chiede Jonah.
«Obbligo, voglio sfidare la sorte.»
«Bene, però te ne faccio uno stupido, perché chiederti di baciare Jenna, visto che Erika è tua cugina, te lo proibisco.»
«Nessuno ha detto che voglio questo.» Risponde Esteban, dopo un po'. Ah, okay.«Perfetto, allora ti obbligo a prendere un piatto e lanciarlo contro la parete. Questo è un segno di potenza.»
«Che cazzo, Jonah. Ti sembra un obbligo normale da fare? Non puoi presentarti a casa degli altri e far spaccare i piatti. Per quanto costano al giorno d'oggi, mi comprerai tu un set completo.» Sbotto.«Esty, se non lo fai sei squalificato.»
«Ma non posso fare una cosa del genere.» Cerca di farlo ragionare ma Jonah resta fisso per il suo pensiero, quindi Esteban mi guarda, chiedendo silenziosamente il permesso.«Dio mio, mi metterete in soqquadro la casa, me lo sento. Proprio oggi ho pulito, ma l'ho fatto inutilmente.» Mi dispero.
«Allora, ti decidi o no? Altrimenti il tuo amichetto verrà qualificato.» Pronuncia "amichetto» con tanto di disgusto, alludendo alle sue solite porcate. Giuro che non lo sopporto più.«La prossima volta non faccio entrare più nessuno. Vai, ma fallo in cucina. Io non voglio vedere. Dopo però Jonah pulisce. Io non sono la serva dei vostri disastri mongoloidi.»
Esteban mi ringrazia sorridendomi, e va di fretta in cucina. Sotto la testimonianza degli altri due concorrenti del gioco, prende un piatto e lo lancia contro la parete, facendolo frantumare in mille pezzi.»
«Esteban, ma sei impazzito? Ti sei fatto?» Sento Julien urlare. Giusto, mi ero dimenticata che c'era lei in cucina.
«Scusa, zia. Dopo puliamo noi.»Ritornano al gioco e, questa volta, la bottiglia di ferma verso Jonah.
«Ottimo, questo turno lo faccio io. Obbligo o verità?»
«Verità, pasticcino.»
Faccio una faccia disgustata per il suo orrendo nomignolo, ma dico la domanda che ho in mente.«Hai mai stalkerato qualcuno, inviando messaggi anonimi e spesso intimidatori?» Lo metto alla prova. È il momento giusto per mettere in tavola e scoprire le proprie carte.
«Stalkerato si, con messaggi anonimi, ma l'ho fatto per scopi positivi, mai per spaventare. È un po' di tempo, però, che non lo faccio, e posso dire liberamente che mi manca. Era uno stile figo per sedurre le ragazze, e un po' sto ricominciando a farlo, proprio con te.» Mi sorride da pervertito. Bene, ne prenderò nota. È una confessione da segnare sulla cartella della lista dei sospettati, e Jonah è uno dei principali. Scoprirò presto chi è lo sconosciuto.
Jonah rigira la bottiglia, probabilmente per evitare commenti, e stavolta si ferma su di me.»
«Verità. Non voglio rischiare di far fuori altri piatti.»
«Oddio, questa domanda voglio farla io.» Si intromette Julien. Che cosa c'entra lei? Se vuole chiedermi di questioni d'amore, me ne vado. Non ne ho voglia.«Hai fratelli o sorelle?»

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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...