«Esteban? No, non dirmelo. Adesso capisco tutto. Non posso crederci, sei tu. Sei sempre stato tu lo sconosciuto.» Lo sapevo, mi fido sempre delle persone sbagliate. Che razza di gioco è questo?
«Jen, ma che ti viene? Sono appena arrivato e sono dieci minuti buoni che ho continuato a suonare e bussare, e mi apri accusandomi di essere lo sconosciuto che ti sta tartassando? Mi pare di averti chiamato per chiederti di studiare insieme, come ti è saltata in mente questa cosa? No che non sono io.» Esteban comincia a delirare davanti alla porta d'ingresso, visibilmente deluso dal mio atteggiamento.
Nonostante non sono tanto convinta della sua risposta, lo faccio entrare per evitare scenate strane che disturbano i vicini.
Intanto non riesco comunque a dire nulla. Io non credo nelle coincidenze, e lui si è trovato a bussare mentre lo chiedeva lo sconosciuto. È troppo perfetto per essere una coincidenza.
«Dio santo, Jen, cosa ti fa pensare questa cosa? E cosa ci fai con il cellulare in mano? Pensavo stessi pulendo la camera.»
«Dovresti saperlo meglio di me. Sei tu che mi chiami dicendo di raccontarmi una storia che ha tutto ma neanche un briciolo di verità, e mi vieni a dire di aprire la porta per parlare a quattr'occhi.» Gli faccio presente, nervosa.«Io si, ti ho detto di stare a quatt'occhi, ma per studiare. Che storia ti sta raccontando lo sconosciuto?»
«Vediamo, quindi mia madre ha avuto un figlio con un altro uomo prima di me?»«E io che ne so, tua madre non c'è più, altrimenti avrebbe potuto smentire o ammettere questa cosa.»
«Vaffanculo.» Sicuramente non c'era bisogno di ricordarmi che mia madre è morta.Me ne vado in cucina per bere. Ho bisogno di riprendermi. Esteban, intanto, mi segue, ed io lo guardo male.
«Se fossi io lo sconosciuto, come avrei fatto a chiamarti quando eravamo alla festa di Halloween, in ospedale mentre ero con te, e in mensa? Non trovi che questo stronzo voglia farti pensare che sono io? Sicuramente è nelle vicinanze, mi ha visto davanti alla tua porta, e quindi ha pensato di prenderti in giro e incastrarmi.» Mi fa notare.
Abbasso la testa, pentendomi delle mie reazioni. Credo che possano bastare queste prove.
«Dio, tutta questa situazione mi sta facendo impazzire.» Mi metto le mani nei capelli. Finirò in manicomio.
«Beh, da una parte può anche essere vero, insomma chiunque si farebbe tante paranoie per una situazione simile. Okay, forse è una situazione più unica che rara, ma è comunque così.» Lui si avvicina a me.
«Aspetta, e se tu sei suo figlio, nonché anche mio fratello?» La lampadina nella mia testa si accende.
«Oh Gesù, ma quante stronzate ti ha detto questo?»
«Sul serio, come si chiama tuo padre? Magari posso vedere se ricordo un nome del genere.»«Stelian, e la mia famiglia ha origini rumene. Tutta questa cosa non ha senso.»
«In effetti non ha senso, non conosco e non conoscevo nessun rumeno prima di te. Forse è tutta una presa per il culo.»«Beh, io dico che per dire certe cose, c'è sempre un fondo di verità dietro, perciò è una cosa da valutare. In ogni caso, tutto è possibile.» Risponde lui. Chissà, magari ho fortuna e tutto ciò non ha niente di vero.
«Okay, basta pensare a questa merda, non ce la faccio più. Cominciamo a studiare?» Propongo. Non mi va di sprofondare nello sconforto.
«Si, ho lasciato i libri sul divano.» Gli lascio prendere i suoi libri mentre io vado a prendere i miei in camera.
Appena li trovo, li prendo, e scendo di sotto, ma appena arrivo agli ultimi scalini, trovo Esteban a telefono. Il mio telefono.
Cercando di non essere arrabbiata, mi avvicinino per capire con chi sta parlando.
«Okay, quindi la stai stalkerando. Sai che potremmo chiamare la polizia per radunare una squadra a sorvegliare la casa giorno e notte? In questo modo ti troveranno e capiremo tutti chi sei.»
È lo sconosciuto che ha chiamato ancora.
Esteban mi fa cenno di avvicinarmi per sentire, quindi lascio i libri sul tavolo, e mi avvicino al cellulare per sentire quello che dice lo sconosciuto.«Beh, dovreste sapere che, se l'ho scampata per tutti questi anni, vuol dire che sono a dieci passi avanti a voi, e sicuramente molto più furbo, quindi sarebbe inutile. Sprechereste solo soldi.»
«Okay, quindi che vuoi fare? Continuare a raccontare la tua storiella delle favole o dell'orrore, per poi completare la tua missione?» Lo sfida Esteban.
«Adesso non è il momento di raccontare, anche perché ci sei tu e non voglio terzi incomodi. Voglio solo che te ne vada da lì. Tu non centri un cazzo con la piccola Jenny. L'unico che può stare con lei è mio figlio.»
«E allora dimmi chi è tuo figlio, così provo a valutare cos'ha di meglio rispetto a me.»
«Oh, questo no. Te l'ho detto, questa faccenda non ti riguarda affatto. Devi solo sparire e non farti più vedere con lei, altrimenti finirò per distruggere anche te.» Stacca la chiamata prima che Esteban risponda di nuovo, o che io possa intervenire. Io non ho parole, la gente ha il cervello fuso, e più si va avanti, più la cosa si fa drastica.«Cosa facciamo, adesso?» Mi chiede. Sbaglio o è intimorito?
«ES, a me non frega un cazzo dí quello che vuole un coglione che neanche so chi sia. In primis, non comanda la mia vita e non può decidere con chi posso stare e chi no, e inoltre siamo solo amici.»«Si, hai ragione.» La sua voce è bassa. Ma cosa gli prende? Seriamente vuole ascoltare un mongoloide?
«ES, io non so neanche chi sia suo figlio, quindi mi spieghi come faccio a stare con una persona che magari non mi va neanche a genio? Una cosa la so: stare con te mi fa sentire... bene, quindi per me devi restare. Possiamo essere più furbi di lui. Le sue sono solo parole.» Cerco di spiegargli. Non capisco quale sia il suo stato d'animo al momento.
«Jen, io non lo so. So che a te non interessa di nessuno, e credo che quello che abbia detto lui sia vero. Io non valgo niente in confronto ad altri, quindi è scontato che non valgo niente per te.» Riprende i suoi libri, andando verso la porta.
«Cavolo, adesso però mi stai mettendo in una situazione difficile. Non sono solita esprimere quello che sento, ma ora mi tocca farlo, altrimenti resto sola per l'ennesima volta nella mia vita. È vero, sono apatica, di norma non provo niente per nessuno, odio le persone che mi stanno appresso e sono molto nervosa, infatti mi arrabbio subito.» Riposa i suoi libri sul tavolo.
«Da quando sono arrivata qui, mi sono comportata costantemente male con tutti, mi sono accadute tante cose orribili e ho passato momenti che vorrei solo dimenticare, ma in questi giorni ho capito una cosa: se da una parte ho chiuso il mio cuore per persone troppo invadenti come Jonah, dall'altra si sta aprendo per accogliere due persone che seriamente mi stanno accanto e mi vogliono bene, nonostante io sia una testa di cazzo. Queste persone sono Erika, e un tizio che mi piace chiamare ES. Quindi ecco che te lo dico, Esteban: sto imparando a volerti bene, e non mi va di perderti per un coglione che cerca solo di spaventarci.»Senza dire nulla, mi sorride e mi prende il viso tra le mani.
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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...