CAPITOLO 1

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𝐴 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜
𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑑𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑖.




MAI UN PO' DI PACE
➶☽ Samira ☾➴

Come tutte le storie da raccontare questa inizia con una ragazza che non sapeva di essere speciale.
No, be', in realtà ho sempre saputo di essere speciale ma lo erano anche tutti quelli che conoscevo.
Lo standard da superare era molto alto e io ero alta un metro e cinquantacinque.
Perché scrivere la mia storia?
Mi dissero di farlo perché mi avrebbe aiutata a sentirmi meglio, giorno per giorno, pare che scrivere aiuti a rielaborare gli eventi della vita.
Il mio psicologo era un vecchio mezzo cavallo.
Poteva dirmi di avere un diario personale? No, certo che no, perché non ero una bambina.
Non ero una bambina da molto tempo, non so neppure se lo sia mai stata.
Forse sono troppe informazioni in troppe poche righe.
Tornando indietro, questa storia inizia con un'estate, un campo per adolescenti problematici e genitori egoisticamente assenti.
Io ero una di loro, un'adolescente, non un genitore!
È difficile definire sé stessi in generale nella vita ma lì, in quel posto di mondo segreto, era sorprendente facile.
Tutti diversi ma uniti, simili.
I problemi non sempre separano le persone, tutti noi avevamo qualcosa di drammaticamente simile.
Tutti avevamo problemi con un certo genitore, padre o madre. 
Io avevo evidenti, stratosferici problemi con mia madre... 

<<Lo stai facendo davvero?>>

Alzai il volto, posando la penna blu fra le labbra e una ciocca di capelli castani mi coprì appena la visuale. Riuscì a vedere, nella luce della mattina, una figura venire verso di me. 
Camminava spedito, come se le radici non esistessero nel bel mezzo della foresta. Il sole illuminava la roccia su cui ero seduta, mi scaldava e proteggeva come faceva da diverso tempo. Ma per qualche motivo lui passava solo sotto le ombre dei grandi alberi.

<<Sembri sorpreso>>

Lui alzò le sopracciglia chiare accompagnato da un sorrisetto che gli fece stringere la cicatrice.
Quella cicatrice, il ricordo di quando era una ferita aperta mi apparve davanti. Ora era una linea pallida e dorata, che gli copriva la guancia. 
Forse la maggior parte delle persone ne sarebbe uscite sfregiate, mostruose ma non Luke Castellan.
Al mio migliore amico stava dannatamente bene.

<<Non ascolti mai i consigli di nessuno>>

Aveva ragione, il che lo rendeva irritante coi suoi bei capelli biondi. <<Che vuoi?>>

<<Te>>

Sussultai, lo disse così deciso che non potei fare altro che diventare paonazza. Oh, che imbarazzo.
Lui rise, sonoramente <<Sei proprio scemo>>

<<Probabile.>>alzò le spalle<<Intendo dire che ti voglio in squadra con me. I blu hanno bisogno di te>>

In ogni campo estivo si facevano dei giochi a squadra, ma in questo erano un po' più...pericolosi.
Non erano giochi, erano esercitazioni e di solito la vittoria portava una gloria di cui ci poteva vantare per un anno intero.
Luke adorava vantarsi della sue vittorie, lo rendevano estremamente orgoglioso e il fatto che vincesse spesso lo aveva anche reso insopportabile e importante. Importante nel campo, tutti lo conoscevano come il capo della sua cabina. Anche se c'erano altri più grandi di lui.
Ma Luke, come me, non nascondeva quanto fosse speciale. Il che, a pensarci ora, mi avrebbe fatto capire che nascondeva altro, perché anch'io lo facevo.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora