CAPITOLO 15

348 20 65
                                    

TRADIMENTO
➶☽ Samira ☾➴

Non volevo tornare.
Per tutto il viaggio in taxi, al ritorno dall'Olimpo, me l'ero ripetuta.
Percy si era fermato a casa sua e quando si era offerto di presentarmi sua madre, be'...avevo detto di no. Era giusto che avessero tutto il tempo per parlare, sarei stata d'intralcio.
E poi ero di pessimo umore, non volevo dargli un dispiacere.
Perciò, una volta arrivata ai pressi del campo, mi sedetti tra le radici del pino di Talia.
Rimasi lì per ore, consapevole che ero già stata avvistata dalle sentinelle nel campo ma, probabilmente per ordine di Chirone, mi avevano lasciato stare.
Sì, sarei stata pericolosa in quel momento.
Realizzai tutto ciò che era accaduto in quei folli giorni e fu come ricevere un pugno allo stomaco, ma il colpo fatale lo aveva dato mia madre.
Lei sapeva che ero sull'Olimpo, poteva percepirlo, di sicuro Ade stesso glielo aveva detto e non era venuta.
Per un secondo, quando avevo visto tutti quei dei minori, gli eroi resi immortali, avevo pensato che fosse lì. Così avevo lasciato Percy con suo padre per cercarla, volevo solo vederla per una volta, capire cosa avessi preso da lei.
Capire il perché di tutto ma avevo trovato una schiera di creature immortali inginocchiate, che mi fissavano come se fossi qualcosa di grande e antico, una Regina ma forse si inginocchiarono per Percy, che uscì qualche secondo dopo.
Non lo sapevo e non mi importava, continuai a cercare con lo sguardo Ecate.
Forse è stupido ma credevo che l'avrei riconosciuta subito.
Luke una volta mi aveva detto che, durante il suo primo viaggio sull'Olimpo, l'aveva vista di sfuggita vicino ad Estia.
Ma non era venuta e quella stupida fiammella dentro di me, chiamata speranza, si era spenta.
Non so perché mi aspettassi qualcosa di diverso, ma la delusione fu comunque tanta.
Rimasi là fuori così a lungo che Percy fece in tempo a tornare, mi guardò accigliato prima che mi accorgessi che era lì. Non disse una parola, mi offrì una mano e mi alzai.
Sarei dovuta essere felice, perché avevo affrontato la mia paura di rivedere Ade e l'Elmo dell'Oscurità, perché avevo capito un po' più me stessa, perché ero riuscita ad avere degli amici senza fare loro del male.
Ma non ero felice.
Non fui felice neanche quando i semidei al campo ci accolsero con degli applausi, non solo per Percy ma anche per me. Alcuni urlavano il mio nome, non per il terrore, ma con ammirazione. Clarisse stessa mi fece l'occhiolino e poi fulminò Jackson con lo sguardo.
Era un nuovo inizio, non ero più il loro mostro.
Cercarono persino di mettermi una corona d'alloro per un banchetto in nostro onore ma appena Silena cercò di farmela mettere, quella si incenerì in una fiammata.
Non sapevo neppure di saperlo fare in quel momento.
Non volevo essere premiata, avevo detto fin dall'inizio che non volevo essere un'eroina e Chirone aveva storto il naso. Annabeth aveva riso e si era tenuta vicino a me anche durante il falò, dove bruciarono i lenzuoli che le altre cabine avevano fatto per noi.
La casa di Ermes si era occupata del mio e tutti avevano concordato che fosse il più bello, la seta di un viola rosato acceso, con una mezzaluna argentata.
I figli di Apollo furono i più appiccicosi, proprio come quando ero piccola e Will non nascose di essere mio amico, mi chiese di aiutarlo in infermeria quando potevo.
Era strano, imbarazzante il modo in cui tutti avevano cambiato opinione su di me.
Non mi sembrava giusto, avevo dovuto dimostrare il mio valore, di non essere una strega pazza e credo che Grover l'avesse capito, perché mi strinse la mano e mi rivelò, prima di dirlo a tutti gli altri, di aver ricevuto la Licenza da Cercatore.
Fui felice per lui, ci provai ma la verità era che quel giorno non avevo visto Luke.
Chirone mi aveva detto che era fuori per rifornimenti del campo e così quella sera scappai dai festeggiamenti, dagli sguardi di Percy e passai la notte nella mia cabina nascosta dalla Foschia.
Cassian parlò tanto, troppo e io non dormì. Qualcosa era cambiato.
Qualcosa che mi lasciava l'amaro in bocca, come se mancasse un pezzo di un puzzle che stavo cercando di completare da anni.
Mi sentivo così patetica! Come potevo essere così incapace di essere sollevata o felice? Ero viva!
Ma andò tutto meglio quando Luke, quella mattina, si presentò oltre la barriera.
Gli corsi incontro, probabilmente per lui ero apparsa dal nulla e gli saltai al collo.
Lui mi fece girare, rideva così forte che gli vibrava il petto, i suoi calli da guerriero mi presero una mano mentre mi posava a terra e mi sorrideva.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora