CAPITOLO 22

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COMUNQUE A ME GLI ZOMBIE
NON PIACCIONO.
➶☽ Samira ☾➴

Non pensavo mai a quella notte.
Ma da quando l'albero di Talia era stato avvelenato, i miei pensieri tuonavano, ricordandomi come tutto quello fosse iniziato.
Quella volta non potei sfuggire ai ricordi, perché non si può scappare dai propri sogni.
Stavo sognando proprio quella notte, i tuoni non erano prepotenti ma terrificanti, era come se il cielo stesso fosse spaventato.
Solo pochi giorni prima avevo dato di matto, avevo scatenato un'onda di potere, scoprendo che c'era una porta dentro di me. Mi aveva terrorizzato, così mi ero chiusa nella mia nuova cabina.
Avevo pianto la maggior parte del tempo, finché le lacrime non erano finite e c'era stato solo silenzio nella mia mente.
Qualcosa si era spezzato in me.
Samira Preston era stata spazzata via, la sua gentilezza e speranza nel poter trovare un posto sicuro, nel riavere i suoi amici.
Avevo perso mio padre, in un certo senso ed era stato un anno orribile. Avevo affrontato tutto da sola e avevo solo sette anni o quasi.
In quel silenzio dentro di me, avevo sentito il caos fuori, il dolore di un padre che ricordava la figlia.
Quello mi aveva spinto ad uscire, cosa che nessuno avrebbe osato fare per evitare di farsi arrostire da Zeus. Ma io sì.
Io sapevo, sentivo che dovevo correre. Ricordavo ancora la pioggia, pesante come mille lacrime.
Il cielo si illuminava di fulmini e tuoni, così avevo visto Estia.
Completamente asciutta, accanto al focolare lievemente acceso, mi aveva guardato tristemente e mi aveva detto:

<<È troppo tardi>>

Ma io mi ero messa a correre comunque, attraversando l'oscurità della foresta, verso l'entrata del Campo Mezzosangue.
Avevo capito, dall'avvertimento di Estia, che si trattava di semidei.
Quindi afferrai, passando per l'armeria, un arco con delle frecce, corsi mentre mi armavo e speravo che l'acqua non proibisse ad Apollo di aiutarmi ancora una volta.
Quando arrivavano nuovi semidei era Chirone che interveniva, ma non era da nessuna parte. Non era lì e percepivo la Foschia. Durante il primo anno, dopo essere stata reclamata, conoscevo perfettamente l'odore della nebbia e sapevo la differenza tra pura foschia e quando si mischiava con l'odore dei mostri.
E c'erano dei mostri. Ebbi la mia risposta quando udì un ruggito, la terra tremò e io guardai su, seguendo la luna piuttosto che pensare a cosa mi avvolgeva le scarpe bianche. Terra.

<<Aiuto!>>

Un satiro stava belando di dolore e un tuono illuminò delle figure, proprio sul confine.
Dove maledizione erano le sentinelle? C'ero solo io.
Imprecai in greco, mi usciva ormai naturale dopo aver passato mesi nella cabina undici.
Era troppo tardi, come aveva detto Estia, non facevo a tempo a tornare indietro per chiamare aiuto.
Quindi, da sola, mi feci coraggio e continuai a correre finché non udì un nome.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora