CAPITOLO 46

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TUTTE LE RAGAZZE CE
L'HANNO CON ME
≈ ♆ Percy ♆ ≈


Presi un bel respiro, il più lungo della mia vita e iniziai. 

<<Ciao, Sam>> mi schiarì la voce. <<Allora...sto aspettando questo momento da sei mesi e sette giorni, e in tutto questo tempo ho sperato di non doverlo fare, magari mi sarebbe passata. Ma...no, non è passata. Ti chiederai cosa. Giusto, sì. Provo dei sentimenti per te, credo di averli sempre provati, solo che col tempo si sono evoluti e sono diventati...forti, intensi e innegabili. Inevitabili. Sei sempre stata inevitabile per me. Sei la mia migliore amica e non voglio rovinare la nostra amicizia, mai! Ma...ma non ce la faccio più. Non sopporto più di non volere di più, sto diventando pazzo! Tu mi stai rendendo pazzo e forse siamo entrambi pazzi. Lo saresti pure tu a negare che non c'è qualcosa. È colpa tua se mi sento così imbranato e se non riesco a pensare ad altro e....sto impazzendo sul serio per...!>>

Chiusi gli occhi, quello non era romantico. Avevo iniziato così bene per una volta.

<<Afrodite>> sbuffai <<Se le do della pazza mi farà tornare un porcellino d'india e se le do la colpa mi darà in pasto a Cassian>>

Mi appoggiai al lavandino e tornai a guardare il mio riflesso.
C'ero solo io nel bagno della scuola, a parlare con uno specchio nel tentativo di prepararmi al giorno dopo.
Mancavano meno di ventiquattro ore al mio ritorno al Campo Mezzosangue e mi allenavo da settimane a fare il mio stupido e super commuovente discorso a Samira.
Sì, volevo farla piangere ma di gioia! 
Mi ero fatto persino aiutare da mia madre e Paul, il suo fidanzato che trovava la mia cotta una cosa adorabile. Samira non era adorabile, era terrificante e io ero ossessionato da lei.
Afrodite aveva avuto ragione, di brutto. 
La sognavo, le scrivevo praticamente tutti i giorni e cercavo di chiamarla con Iride almeno tre volte a settimana.
Quante volte aveva risposto? Solo nei miei sogni. 
Era stata distante, aveva smesso di rispondere alle chiamate con Iride più o meno tre mesi prima, si limitava alle e-mail. E-mail strane, in cui non raccontava mai niente di ché.
Quindi, l'ansia non mi faceva dormire e mi ero detto che avrei avuto decisamente una risposta quando l'avrei incontrata, lì non mi sarebbe sfuggita!
Probabilmente mi sarei sentito dieci volte peggio se non fosse stato che si comportava così anche con Annabeth. 
Eravamo stati comprensivi per il fatto di suo padre, non doveva essere facile vivere con lui.
Però mi mancava. 

<<Manca un solo giorno>> dissi a me stesso. <<Poi potrai riaverla>>

Non che fosse mai realmente stata mia. Cavolo.
Ero alla Goode High School, sulla Ottantunesima per una visita di orientamento. 
La scuola di Paul Stockifis, il fidanzato di mamma che assomigliava tanto ad un attore della tv ma era solo un professore di inglese. 
Mi sarei fatto espellere prima o poi, quindi tutto ciò che volevo era aspettare quella sera per quando Annabeth sarebbe arrivata da San Francisco, mia madre ci avrebbe portati al Campo Mezzosangue di mattina presto.
E speravo che Sam arrivasse intorno a quell'ora, o forse era meglio che arrivassi prima io per farle una sorpresa.
Ero in quel bagno da troppo, dovevo tornare in palestra per quello stupido orientamento pieno di slogan sdolcinati sui nuovi inizi. 
Ma nel momento in cui uscì in corridoio mi trovai davanti l'ultima persona a cui avevo mai pensato.

<<Che ci fai qui?>> 

Era lei: il mio incubo dai capelli rossi. <<Rachel Elizabeth Dare>>

<<E tu sei Percy, ho provato ad ucciderti, qualcosa.>> 

Aveva i jeans strappati e larghi, con una maglia piena di fiori e i capelli rossi liberi, ricci sulle spalle. Non sembrava essere cambiata per niente. <<Vivi a New York?>>

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora