CAPITOLO 4

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 LA PEGGIORE DELLE IDEE 
➶ ☾ Samira ☾➴


Quando passi molto tempo a cercare qualcosa, molto spesso, non ti accorgi di tutto ciò che stai perdendo nel frattempo.
Era l'ultima cosa che mio padre mi aveva detto al telefono, una settimana prima. Mi aveva chiesto di vivere quell'estate, di essere più aperta ai cambiamenti e di mettermi la crema solare sul naso.
Estia tentò di fare lo stesso, non riguardo la crema, ma ai cambiamenti.
Ma tra dire e il fare c'è di mezzo il mare...o Percy Jackson.

<<Dì qualcosa>>

Lo avevo ammesso, non dicevo il nome di mia madre da tantissimo tempo. Non era mai stato necessario, dopotutto sapevano tutti chi occupava l'invisibile cabina 0. 
Tutti sapevano e nessuno ne voleva parlare, così andava la mia vita.
Fino a quel momento, fino a quando non era entrato nella mia vita un semidio dai capelli neri con un sarcasmo irritante e troppe buone intenzioni.
Boccheggiò, proprio come un pesce<<Be', okay. Sei una strega>>

La bomba che voleva esplodere fino a qualche minuto prima ebbe un'eruzione in ritardo. 
Non avrei dovuto prendermela ma ogni volta quella parola mi mandava fuori di testa.  Scattai in avanti, quasi ringhiando quando qualcosa si mise in mezzo. 

<<Samira!>>

Annabeth mi afferrò per le spalle, apparendo dal nulla tenendo tra le dita quel suo magico cappello. Non fulminò me lo con lo sguardo ma il ragazzino <<Come ti viene in mente di chiamarla Strega, Testa d'Alghe?!>>

<<Non...perché? Cosa c'è di male?>>

<<Tutto!>>esclamai tra le sue braccia.

Ed era così. 
Non riuscivo ad evitare quella rabbia, il ricordo di mia madre e di come mi avevano chiamata per anni.
Chirone aveva fatto sapere che non era il termine giusto, così tutti avevano misteriosamente smesso dopo che con un grido avevo fatto esplodere le finestre della Casa Grande.
All'epoca ero un po' drammatica e poi pensavo d'impazzire.
Dopo essere stata riconosciuta avevo visioni, incubi, sentivo troppe cose, persone, rumori, anche pensieri.
Ogni cosa mi faceva scoppiare e ciò che mi provocava moltissima vergogna.

<<Va bene, ricevuto. Non dirò quella parola con la S o a Zeus quella con la P>>alzò le mani.

<<Ti sei calmata?>>

Lanciai un'occhiataccia ad Annabeth e sospirai, ridimensionandomi <<Sì, non ucciderò nessuno...oggi>>

<<Bene e tu, Percy, hai finito di stressarla?>>

 <<Ma io non ho fatto niente!> >protestò<<Le ho chiesto di venire con noi...>>

<<Non voglio partecipare, queste cose non fanno per me>>mormorai.

Lei scosse la coda bionda<<Non è vero, sei una semidea e fanno esattamente per te. Poi saresti infinitamente utile con la foschia>>

<<In che senso?>>domandò Jackson.

<<Nel senso che lei può manipolare ciò che vedi, creare illusioni>>gli spiegò, quasi fosse ovvio.<<Ho bisogno di te, Sam>>

<<Non guardarmi così>>sussurrai.

<<Ti guardo esattamente così>>

Era una follia accettare, soprattutto col mio carattere. Sarei andata fuori di testa, forse sarei finita per uccidere il figlio di  Poseidone. Ma lasciare Annabeth mi spaventava molto di più, Grover aveva già fallito in passato e senza Luke...non mi fidavo.
Sapevo che lei era eccezionale, con la spada e con la mente ma non era mai uscita da sola.
Non potevo mollare la mia migliore amica con una capra ottimista e un ragazzino che non sapeva nulla del nostro mondo.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora