CAPITOLO 30

92 6 66
                                    

VADO UN TANTINO FUORI
DI TESTA
≈ ♆ Percy ♆ ≈

Dovevo concentrarmi.
Dovevo solo concentrarmi, trovare un punto debole e sconfiggere il mostro.
Lo avevo già fatto in passato, avevo ucciso il Minotauro per esempio.
Chirone mi aveva fatto ripetere questa sequenza mille volte, era il mantra che mi dicevo davanti ad ogni scontro.
Eppure vedevo solo il sangue di Samira, la maglietta leggera a brandelli, il pallore della sua pelle.
Vedevo solo lei.
La mia mente era annebbiata.
Una volta avevo provato qualcosa di simile, quando si era buttata per raggiungere le sirene.
E in quel momento non era solo lei che dovevo proteggere ma anche i due fratelli, terrorizzati e inesperti.
Non potevo coprirli tutti e tre, non potevo neppure scegliere.

<<Muoviamoci!>>urlò Thorn.<<E tu, metti giù quella spada>>

Samira cercò di alzarsi, gemendo e istintivamente lasciai cadere l'arma a terra. Le corsi incontro, sorreggendola per la vita, la ferita aveva uno strano colorito.

<<Veleno>>sussurrò Sam.

La strinsi più forte, sentendo Vortice tornarmi nella giacca. Il mostro ci fissò, senza lasciarci tempo per parlare <<Muoviamoci, ora!>>

<<Non può, è ferita..>>

<<Il mio veleno non uccide, le provocherà solo molto dolore>>sorrise.

Volevo farlo a pezzi, come aveva osato farle del male?
Samira si appoggiò a me, pallidissima e insieme la condussi dietro i fratelli, mentre uscivamo dal portone.
Avremmo dovuto aspettare gli altri, eravamo stati degli idioti, entrambi.
Cercai di concentrarmi, di mettere via la rabbia e la preoccupazione, per tentare l'impossibile.
Avevo un canale empatico con Grover, potevamo vedere i sogni dell'altro e sentire le emozioni che provavamo, nulla di più ma poteva bastare.
"Ti prego, amico", pensai "Thorn ci sta rapendo! Ha ferito Sam con un chiodo avvelenato!"
Entrammo nel bosco, io tenni il braccio intorno a Samira, l'altra mano stretta alla sua.
L'idea di lasciarla andare era fuori discussione.
Ero poco consapevole dei passi che facevo, solo che lei stava sudando freddo e faceva dei respiri lunghi, senza lamentarsi.
Il freddo gelido era anche peggio, così mi tolsi le giacca e gliela avvolsi intorno alle spalle, ci guardammo negli occhi per un attimo.

<<Questo immagino non ti sia mancato>>le dissi, riferendomi all'ultima cosa che le avevo detto prima di cadere nella trappola.

Annuì tre volte, o forse stava tremando<<Smettila di guardarmi così>>

<<Così come?>>sussurrai.

<<Come se stessi crepando, mi sto solo congelando a morte>>sbuffò e io riuscì a rilassarmi.<<Colpa del tuo migliore amico. Le capre sono capre>>

Le passai la mano sulla schiena, su e giù per scaldarla.
Se non fossi stato obbligato, solo farlo mi avrebbe fatto diventare di un altro colore.

<<Un giorno dovrai dirmi cos'hai contro i satiri>>

<<Potrei dirtelo ora, dato che potrebbe non esserci un giorno per raccontartelo>>

<<Non essere tragica, e no, oggi non voglio saperlo>>

<<Adoro essere tragica, ecco perché mi lamento spesso>>commentò sarcastica.<<E poi parlavo di te. Io sopravvivrò di sicuro, sono troppo carina per morire qui>>

Resistetti dal darle un pizzicotto.
Sapevo che cosa stava facendo, ci distraeva. Lei dal dolore e io dalla preoccupazione, funzionò appena.

<<Hai ragione>>le dissi.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora