CAPITOLO 10

204 9 42
                                    

FACCIO COLPO SU UNA ZEBRA
➶☽ Samira ☾➴

Correvo per due motivi.
Il primo è che mi sentivo gli occhi degli dei sulle spalle fradice e secondo, Percy era talmente imbufalito che non mi diede altra scelta.
Quando vidi la tavola calda per poco non tirai un urlo di gioia, mi faceva male la milza e Cassian non era da aiuto con le sue prese in giro.
Dal momento in cui eravamo usciti dal parco, l'uccello, non aveva smesso di canzonarmi con battute maligne, ironiche, degne del mostro che era un tempo.
Ma non avevo fiato per sbraitare dietro a nessuno.
Ero esausta, usare tutta quella magia lungo il legame che avevo con Cassian, era stato troppo. 
E poi...uff, non riuscivo di togliermi l'idea della figuraccia che avevo fatto con Jackson.
Mi ero spaventata su quella barchetta, l'acqua mi era sempre piaciuta da bambina, grazie a papà ma a volte mi provocava una strana sensazione: avevo davvero i brividi in quel tunnel.
Ma non per Percy, dei...no.
Però mi ero aggrappata a lui, convinta che sarei annegata.
Forse l'avrei fatto anche se fossi finita sotto terra...terra!
Mi ricordai improvvisamente cosa mi aveva promesso Ares, un modo per sopravvivere ad Ade.
Quindi allungai il passo e quando Jackson aprì la porta, ci entrai per prima.
Voleva farla finita velocemente e non vedere mai più quel borioso guerrafondaio. 
Sapevo come comportarmi con lui, voleva provocarmi e io mi sarei comportata nel modo apposto, avrei finto di giocare con lui ma allo stesso tempo di non essere poi così interessata.
Aveva funzionato, doveva farlo ancora.
Annabeth spalancò gli occhi quando ci vide, fianco a fianco, sudati e fradici, raggiungerli. Ma credo che fosse più sorpresa per Percy, aveva un'espressione furibonda sul viso.
Voleva uccidere Ares, lo sentivo quasi gridarlo nella propria testa.

<<Bene, bene. Non vi siete fatti ammazzare>>

<<Sapeva che era una trappola>>affermò Percy sbattendo lo scudo sul tavolo, il rumore fece sussultare Grover.

<<Scommetto che il fabbro zoppo c'è rimasto male quando si è trovato nella rete un paio di ragazzini.>>mi lanciò uno sguardo maligno<< Siete venuti bene, in tv>>

Non gli avrei dato alcuna soddisfazione. Annuì con un mezzo sorrisetto<<Spero vi siate goduti lo spettacolo, non so quando ce ne sarà un altro>>

In realtà ogni giorno di questa impresa dava spettacolo ma non volevo incuriosirlo più di quanto già non fosse.
Pensavo, anzi, ero sicura che fosse interessato a me in quanto figlia di  Ecate, l'unica riconosciuta e l'unica con una cabina. Ma iniziai a pensare che si trattasse di qualcos'altro o non mi avrebbe offerto un consiglio sul suo zietto pervertito.
Ares afferrò lo scudo e lo fece roteare come se fosse l'impasto di una pizza, l'oggetto cambiò e divenne un giubbotto antiproiettile che si posò sulle spalle.

<<Lei è un idiota>>

Mi girai lentamente, Percy aveva i pugni chiusi e nessuno dei tre riuscì a parlare. 
Tra idioti, pensai, si sarebbero dovuti capire.
Come poteva parlare ad un dio così? 
A lui?!
Be', io parlavo con Estia come mi pareva, ma lei era la mia stalker personale da anni mentre Ares era potente, crudele ed egoista.
Jackson non aveva mai incontrato un dio, non sapeva che emanavano potere puro. Lui emanava odore di morte, furia e sangue. 
Il mio modo di evitare di reagire era fare respiri lunghi, senza ispirare troppo. L'ultima cosa che serviva a quella tavola calda era che lo facessi esplodere.
Il dio si alzò, era imponente rispetto a noi, pensai che l'avrebbe fatto a pezzi, messo in frizer e mangiato più tardi ma...niente, non gli interessò minimante ciò che aveva detto.

<<Vedete quel Tir laggiù?>>indicò un camion nel parcheggio<<È il vostro passaggio. Vi porterà dritti a Los Angeles, con un'unica fermata a Las Vegas>>

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora