CAPITOLO 18

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MA ANCHE NO
≈ ♆ Percy ♆ ≈


Avevo decisamente un'altra idea di estate.
Per tutto l'anno avevo contato i giorni che mi separavano dal Campo Mezzosangue, dalla mia cabina, dal poter indossare la mia maglia arancio e la collana con la perla dedicata a me.
Avevo contato i giorni che mi separavano dai miei amici, da Samira.
Mi mancava persino discutere con lei, beccarmi un'occhiataccia o un calcio sotto il tavolo. Mi mancava il suo silenzio, l'intenzione di capirla e conoscerla, di sapere che se avessi preso la sua mano, lei avrebbe intrecciato le dita con la mia.
Mia madre era ossessionata da Sam, le avevo raccontato di lei ed era impazzita di gioia, mi aveva obbligato lei a usare il messaggio Iride per conoscerla.
Mi ero preso dal panico, che magari si sarebbe infuriata per l'invasione della privacy, invece fu perfetta.
Non credevo fosse il genere di ragazzina che piaceva agli adulti, fu educata e divertente.
Cosa che neanche con Chirone sembrava essere.
Mia madre rise per un'ora mentre lei gli raccontava le mie gaffe ed ero troppo sorpreso per smentirla.
Era stata una bella giornata. 
Anche se alla fine Sam mi aveva chiesto di avvisarla la prossima volta, sennò mi avrebbe trasformato in una foca blu.
Anche le sue minacce mi erano mancate e stavo contando i minuti, mentre ero fuori dalla sua cabina, aspettando la prossima.
La casa di Ecate restava sempre con le luci viola accese, dopo un po' che li fissavo mi bruciavano gli occhi e avrei voluto tanto entrarci.
Ma avevo imparato che era meglio non provarci senza il permesso della dea.
Mio padre mi aveva dato il permesso di fare entrare chiunque e io morivo dalla voglia di portarci Sam, Grover e Annabeth. Solo per vantarmi di qualcosa.
In ogni caso, dovevo davvero parlare con la figlia di Ecate.
Negli ultimi giorni facevo sogni piuttosto strani, persino per un semidio. Si trattava sempre di Grover, scappava terrorizzato da qualcosa ed entrava in un negozio "La boutique della sposa di St. Augustine".
Si sentiva qualcosa ruggire, avvicinarsi con lo stesso odore di una puzzola che campa solo di cibo messicano.
Era un mostro. Mi svegliavo sempre quando il negozio esplodeva.
L'unica persona con cui volevo parlarne era Sam ma non la vedevo dall'estate prima, quando era sparita nell'auto di Argo.
Annabeth ed io ci eravamo tenuti in contatto, via e-mail, mi aveva raccontato di Disneyland e della sua prima volta in un cinema.
Ma con Samira mi ero dovuto fare vivo io, con quella chiamata per mia madre e anche molte altre volte.
Non sembrava avercela con me, piuttosto era dipendente dalla solitudine.
La vidi in quel momento, cercai di alzarmi sulle punte per sbirciare nella cabina ma Cassian volò fuori, passandomi sopra e io mi abbassai proprio mentre Samira compariva dal nulla.
Ero imbarazzante quando c'era in giro lei, come al solito.

<<Che vu...>>mi guardò un attimo e poi cambiò espressione<<Ciao>>

Sembrava in difficoltà, me n'ero accorto nella stanza di Chirone. Immaginai che cercasse davvero di aprirsi a noi e fosse difficile quando i suoi meccanismi di difesa erano impostati su "Attacca o svignatela".
Però apprezzavo il tentativo e da quello che mi aveva detto Annabeth, lei era super entusiasta di poter dire di avere una vera migliore amica, dato che sapevamo alcuni suoi segreti.

<<Ciao a te>>sorrisi, poi guardai l'uccello appollaiato sul tetto<<Ciao, Cassian.>>

Il medesimo gracchiò forte, senza aprire le ali e Samira si morse le labbra, per evitare di dire qualcosa e cercò di fare un sorriso<<Ti ha salutato anche lui>>

Sapevo che non era vero, probabilmente le aveva chiesto se poteva darmi un morso.
Era un mostro, chissà quanto fuori di testa fosse e magari era per questo che a lei piaceva tanto.

<<Tutto okay?>>domandò.

<<Sono solo passato davanti mentre tu uscivi>>mentì, la stavo aspettando da sedici minuti<<Andiamo insieme alla mensa?>>

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora