CAPITOLO 26

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MI IMBUCO AD UN MATRIMONIO
➶☽ Samira ☾➴

Trovavo ironico che un ciclope malvagio vivesse in un paradiso tropicale, perché lui sì e io no?
Quel posto era persino più magnifico dell'isola di Circe, splendeva di abbondanza e pace.
Era il classico luogo dei Caraibi, prati verdi, alberi di frutti, spiagge bianche e un'odore dolce.

<<Il Vello>>

Non sapevo come facessi a saperlo. Nel senso, la magia pura aveva un profumo specifico, ma di quel tipo non l'avevo mai sentita.
Non potevamo vederlo ma potevo percepirlo, probabilmente come qualsiasi satiro.
Feci un respiro di sollievo, avremmo salvato Talia e il Campo Mezzosangue.
Nulla contava di più.
L'unico segno in netto contrasto con quella bellezza era un ponte di liane sospeso sopra un abisso, che forse non era proprio un bel segno.

<<Se lo portiamo via, l'isola morirà?>> domandò Percy, a nessuno in particolare.

Lasciai che fosse Annabeth a parlare<<Appassirà un po'. Tornerà com'era un tempo>>

Non sapevo come comportarmi.
Mi sentivo a disagio, in imbarazzo ed era una cosa che odiavo profondamente.
Ero grata che Percy facesse finta di niente, come me.
Vedere la distruzione del campo, tutti coloro che erano importanti per me, mi aveva fatto perdere completamente la testa.
Dolore, disperazione, angoscia e rabbia. Tanta rabbia.
Avevo provato qualsiasi tipo di emozione ma la rabbia mi aveva fatto cedere alle parole di Percy. Avevo preferito torturarmi per un anno, su Luke, su mio padre piuttosto che sentirmi davvero tradita da loro. Piuttosto che arrabbiarmi.
Mi ero detta che era tutta colpa mia se mia madre non era venuta a vedermi sull'Olimpo, se Luke si era così tanto infuriato con gli dei, se mio padre aveva perso ogni ricordo.
Le braccia di Percy mi avevano, in qualche modo, tenuta insieme.
La porta nella mia mente aveva cigolato davanti a quelle immagini, al terrore di annegare ma piangere aveva placato il mio potere.
Così ero andata nella cabina di Barbanera ed ero svenuta sulla branda, bagnata e avevo appena percepito Annabeth mettermi una coperta e chiedermi se ero sveglia.
Avrei potuto aprire gli occhi, combattere il sonno ma non ero pronta per sapere cosa volesse.
Non quando Cas se l'era presa a morte con lei, dandole la colpa per aver voluto ascoltare le sirene.
Quando Percy era venuto a svegliarmi, poi, era caduto a terra perché Cas gli aveva gracchiato addosso, meglio non dire cosa, e lui mi aveva avvisato che eravamo arrivati ed era scappato.
Alla fine, un po' a disagio e dubbiosa, mi ero vestita con una canotta fucsia, dei lunghi jeans blu chiari e le mie iconiche scarpe.
La piega fantastica di Circe era sparita, colpa di quelle sirene e mi ero limitata a due trecce all'indietro, che prendevano solo le ciocche più fastidiose.

<<Mi dispiace un po' rovinare questo posto>>commentò.

<<Già>>disse Annabeth, poi si girò verso di me, con una smorfia indagatrice<<E tu?>>

Se le sirene mi avevano fatto capire qualcosa erano le mie priorità.

<<Se questo significa salvare il campo, Talia e ridare il posto a Chirone, farò a pezzi io stessa a questa isola>>

Non avevo dubbi, non più almeno.
Entrambi sussultarono e Cassian aprì le ali <<Sì, brava la mia ragazza>>

Mi ero praticamente abituata ad averlo nella mia testa, anche prima di tuffarmi nella baia delle sirene, aveva cercato di parlarmi. Il mio desiderio però aveva eclissato tutto il resto.
Non aggiunsi altro mentre prendevo lo zaino e aspettavo che la nave, sotto gli ordini di Jackson, sbarcasse.
Ma nel farlo notai che loro stavano fissando qualcosa, erano pecore?

<<Oh deliziose>>gracchiò Cas.

Nel prato davanti al dirupo pascolavano diverse pecore, grandi quanto ippopotami. Poco dopo il gregge bizzarro c'era un sentiero che saliva sulla collina, dove c'era una grossa quercia e qualcosa di dorato scintillava in mezzo ai rami.
Oh Dei, ecco il Vello.

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora