CAPITOLO 13

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L'INFERNO NEGLI OCCHI
➶☽ Samira ☾➴


Non so dire cosa mi aspettassi dagli Inferi.
Avevo tentato di immaginarlo come qualcosa di assolutamente peggiore rispetto all'inferno personale in cui vivevo ogni giorno ma ogni passo di quella salita non era stato difficile.
Non era stato peggiore.
Ero abituata a quell'odore, quella sensazione di solitudine e disperazione, rabbia.
Li provavo così tanto che mi sentì a mio agio e mi odiai per questo.
Odiai il mio sangue per questo, perché sentirmi bene negli Inferi non era una cosa che dipendeva esclusivamente da me ma anche da mia madre.
Lei era in ogni cosa, in ogni spirito, la Foschia era così concentrata che la sentivo accarezzarmi la pelle e avrei voluto girarmi, mettermi a urlare di preferire una sberla piuttosto che quella presenza ipocrita.
Ero così arrabbiata dal Casinò e Cassian aveva ragione, ero arrabbiata con me stessa perché avevo paura.
Perciò lo liberai, la mia magia era più forte lì.
Alzai il polso, tolsi il bracciale di bronzo e lo lanciai in alto.
Un istante dopo una luce opaca liberò l'uccello, che sfrecciò con un verso entusiasta e affamato.

<<Finalmente!>> gracchiò, i mostri adoravano gli Inferi.

<<Oh Dei!>>esclamò Annabeth.

Non avevo detto loro dove l'avevo nascosto, probabilmente lo avrebbero fatto scoprire a Caronte. Percy e Grover avevano la bocca ancora aperta mentre lo fissavano.

<<Bel trucchetto>>riuscì a dire il satiro.

Jackson si grattò i capelli<<Quindi puoi davvero trasformare le persone in cose>>

<<Già>>gli feci un sorriso malizioso.

Non rispose ma lanciò un'occhiata agli altri due, mentre Annabeth ridacchiava.
Io guardai avanti, notando l'incrocio e subito mi fermai.

<<Caronte diceva che ti saresti sentita a tuo agio qui>>commentò Chase<<Tutto sembra ricordare tua madre>>

<<Lo so, lo so>>sbuffai.<<Che ansia>>

Percy saggiamente non fece domande ma dopotutto eravamo occupati a guardare le tre entrate separate sotto un'unica scritta nera: STATE ENTRANDO NELL'EREBO.
Maledetti dei, pensai.
Ogni ingresso aveva un metaldetector con telecamere e superati c'erano dei demoni vestiti con una tunica nera, come Caronte.
I morti si misero in fila e capì perché sapevano dove andare, su due cartelli c'era scritto : OPERATORE IN SERVIZIO, mentre nell'altra MORTE FACILE.
Infatti l'ultima andava spedita, la cosa mi mise appena i brividi.

<<Efficienza è dire poco. Come mai chi muore facilmente va più veloce?>>mi domandò Percy, sfiorando la spalla con la mia.

<<Perché lo chiedi a me?>>

Annabeth era quella intelligente, io quella inquietante e con un po' di stile. Lui fece un sorrisetto<<Be', questa è la tua casa delle vacanze, Principessa>>

<<Certo...>>sbuffai per la battutina<<La fila veloce è per coloro che andranno nella Prateria degli Asfodeli, loro non vogliono controverse legali. Non vogliono rischiare il giudizio del tribunale>>

La sua espressione si fece serie<<C'è un tribunale per i morti?!>>

<<Certo che c'è>>

<<Ma tu non sai proprio niente?>>domandò, davvero confusa, Annabeth.

Cercai di fingere di non aver visto il rossore sulle guance del semidio, mi schiarì la voce<<È formato da tre giudici. Cambiano ogni volta. Minosse, Thomas Jefferson, Shakespeare...gente importante e criticona. Osservavano la vita di una persona, decidendo cosa merita e se meritano una speciale ricompensa come i Campi Elisi>>

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora