CAPITOLO 23

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LA MIA VITA SALTA IN ARIA
≈ ♆ Percy ♆ ≈

Non riuscivo a chiudere occhio.
Ci erano state assegnate delle amache sul ponte di coperta, ma non a tutti.
Clarisse aveva offerto a Sam di andare a cambiarsi nella sua cabina e non era più tornata. Non riuscivo a smettere di pensare alla nostra lite, a come ero esploso.
Annabeth me ne aveva dette di tutte colori quando Sam aveva seguito Tyson, dicendo che anche se avevo in parte ragione, non potevo parlare alla sua migliore amica in quel modo. E aveva aggiunto che non avrebbe permesso a me o a Luke di far tornare Samira come era prima, quindi dovevo sbrigarmi a chiederle scusa.
Non era proprio il mio forte.
Ero impazzito, forse perché su quella nave avevo provato di tutto, non avevo mai avuto così tanta paura in vita mia.
Ero andato fuori di testa e me l'ero presa con Samira, perché forse volevo farlo da un po', forse da un annetto.
Si era fatta sentire a malapena e poi aveva iniziato un'impresa insieme a noi solo perché voleva trovare Luke! Avrei strozzato Ermes.
Però, non avevo voluto ferirla in quel modo.
A volte mi sembrava che niente potesse farlo, mi dimenticavo della notte in cui era esplosa, del giorno dopo in cui l'avevo vista piangere. Nella mia mente era la ragazza più forte di tutti i tempi, spesso acida e con quella maschera terrificante.
L'aveva usata su di me, dopo avermi spinto a terra, quindi dedussi che fosse arrabbiata con me.
E se ne stava con Clarisse, alleanza o meno, quella era una bulla e non mi piaceva il suo trattamento speciale per Sam, era sospetto.
Voleva qualcosa in cambio, doveva avere a che fare con quell'idiota di suo padre.
No, non se ne parlava proprio. Dovevo andare a cercarla. Mi alzai, cercando di fare meno rumore possibile e la percepì.
Percepì la mia rabbia. Volevo dare un pugno in faccia ad uno zombie sudista, volevo trovare Luke e spedirlo al Tartaro con Crono, volevo urlare contro Clarisse e...avevo già provato tutto quello.
Invece di salire verso la cabina, mi avvicinai furtivamente al bordo della grata di ventilazione e sbirciai giù, nella sala macchine.
Clarisse era proprio sotto di me e parlava ad un'immagine che tremolava nel vapore delle caldaie: un omaccione vestito di pelle nera come un motociclista, con i capelli a spazzola.
L'avrei riconosciuto ovunque, serrai i pugni, era dio che detestavo di più : Ares.

<<Non voglio sentire scuse, ragazzina!>>ringhiò.

<<S-sì, padre>>

<<Non vuoi vedermi arrabbiato, vero?>>

Restai a bocca aperta quando Clarisse chinò la testa, non sembrava più una bulla arrabbiata e pronta a prendersela con tutti, particolarmente con me. <<No, padre>>

<<No, padre>>la imitò lui<<Sei patetica. Non voglio ripetermi di nuovo. Nessuno dovrà aiutarti, soprattutto non quel verme di Jackson. Nessuno tranne Samira Arrow>>

In effetti Clarisse si era infuriata quando gli avevamo chiesto dov'erano gli altri suoi compagni, dicendo che non ne aveva bisogno. Ma perché quello era fissato con Sam?
Era malvagio, un padre orribile ma con lei era stato quasi gentile.

<<Cosa...perché?>>

<<Non sono tenuto a risponderti. Ma...Ermes l'ha scelta per l'impresa, è la sua campionessa, anche se lui vuole premio diverso>>rispose, poi notò la sua bandana<<Te l'ha data per un motivo, per lanciarmi una frecciatina dopo l'anno scorso. Dovresti ringraziarla, ti ho scelta al posto dei tuoi fratelli maschi per questo>>

Lei alzò il capo<<Una frecciatina per te? No. Me l'ha data perché mi rispetta come guerriera. Siamo...potremmo essere amiche. Me l'ha detto lei>>

<<Tu non hai amici, tu hai degli alleati>>

<<Allora lasciami alleare con loro, la profezia dice...>>

𝐋'𝐄𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚¹ - 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐲 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora