Capitolo 2. La famiglia Guerra

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Filippo percorreva lentamente i corridoi della villa. Il suo passo era sicuro, misurato, e il suo volto impenetrabile emanava un controllo assoluto, come se ogni movimento fosse dettato da una precisa strategia.
La villa, in cima alla collina che dominava Verona, era avvolta in un'aura di mistero e severità: le sue mura antiche sembravano impregnate dei segreti e dei peccati di generazioni.
La luce fioca delle lampade proiettava ombre lunghe e dense, simili a quelle che gravavano sulla sua vita.

Si fermò davanti a una porta di legno massiccio e fece un cenno alla guardia, che gli aprì senza proferire parola. Entrò nello studio dove suo padre, Aldo Guerra, sedeva: dietro una scrivania imponente, una figura autoritaria scolpita nel buio.

"Filippo," lo salutò il padre con tono basso, senza sollevare lo sguardo dai documenti. "Novità?"

Filippo attese un attimo, lasciando che il silenzio creasse tensione. "Ho avuto un incontro... interessante."

Aldo alzò gli occhi, puntandoli su di lui. Il suo sguardo era freddo e analitico. "Interessante?"

"Sì," rispose Filippo, mantenendo un velo di mistero nella voce. "Ho incontrato una certa... Giulia Fini."

Il nome fece calare un silenzio pesante nella stanza. Aldo scrutò il figlio, cercando di coglierne le intenzioni.
"La figlia dei Fini. La nostra nemica."

Filippo trattenne un sorriso appena accennato.
"Nemica... o forse una pedina."

Aldo socchiuse gli occhi, il volto immobile, riflettendo su quelle parole. "I Fini ci hanno sfidato per decenni. Ci hanno rubato affari, credibilità... e ora parli della loro figlia come fosse un'opportunità qualsiasi?"

"Giulia non è come loro," ribatté Filippo con calma. "È cresciuta lontano da questo mondo, e proprio per questo potrebbe essere vulnerabile, manipolabile."

Un'ombra di approvazione passò sul volto di Aldo. "Il tuo istinto è buono, ma non dimenticare una cosa, Filippo: il sangue è più denso dell'acqua. Non sarà mai una di noi."

Filippo annuì lentamente, lo sguardo perso nei suoi pensieri. "Ma è proprio questo che la rende preziosa. Attraverso di lei, potremmo avere accesso a quel mondo e distruggerlo dall'interno."

"Stai giocando con il fuoco," osservò Aldo, con un tono di avvertimento. "Ma se questa ragazza può davvero essere la nostra chiave, assicurati di tenerla sotto controllo. Non permetterle mai di controllarti."

Filippo rispose con un sorriso sottile, quasi sprezzante. "Non accadrà. Sono io a condurre il gioco."

Aldo lo fissò con uno sguardo carico di tensione, un misto di orgoglio e diffidenza.
"Che sia così. Ricorda, però, che noi Guerra non siamo mai stati amati. Abbiamo il potere perché lo strappiamo, non perché ci viene concesso."

Filippo si voltò verso la porta, gettando un'ultima occhiata al padre.
"In questo caso, è proprio ciò che intendo fare."

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La notte era calata da tempo quando Filippo uscì dalla villa, le sue riflessioni offuscate dall'immagine di Giulia. Il suo sguardo, il modo in cui lo aveva fissato, tutto in lei sembrava sfuggire alle rigide regole del loro mondo, come una nota stonata che però risuonava in lui.

Ma Filippo Guerra non poteva permettersi distrazioni. Giulia era la chiave per piegare i Fini. Sarebbe diventata l'arma perfetta per distruggere i nemici della sua famiglia dall'interno... anche se il prezzo sarebbe stato alto.

Con un ultimo sguardo alle strade oscure di Verona, si immerse nella notte, sentendo che in quell'oscurità avrebbe trovato la sua forza.

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