Giulia non avrebbe mai pensato che il destino potesse guidarla in un posto del genere. Il quartier generale dei Guerra sembrava un mondo a parte, nascosto agli occhi di tutti.
La pioggia battente rendeva il terreno fangoso e scivoloso, mentre con cautela si avvicinava all'edificio: un ex magazzino militare annerito dal tempo, insito nella zona industriale.
Non vi era nessuna insegna, solo pareti spoglie e lamiere arrugginite che grondavano pioggia.
Un portone blindato chiuso da catene e telecamere discrete segnalavano che lì dentro, qualcuno guardava, decidendo chi poteva entrare o uscire.
Lì dentro, Marini sparì, inghiottito dall'oscurità che quel posto emanava.
Giulia si fermò, la pioggia le colava lungo il viso e i capelli incollati alla pelle.
Inspirò profondamente.
Poi fece un passo avanti.
Aveva bisogno di sapere, di capire cosa ci fosse realmente dietro la morte di suo fratello Eugenio. E se non sarebbe stato Filippo, forse proprio Rocco poteva darle le informazioni che stava cercando.
Una volta varcata la soglia di quel posto angusto, l'atmosfera si fece subito pesante. Le telecamere seguivano ogni suo movimento, ma nessuno la fermò. Nessun allarme, nessuna voce.
Era come se il suo ingresso fosse stato previsto, o peggio, desiderato.
La saletta principale era immersa in una penombra densa, rischiarata solo da una lampada fioca sul soffitto.
Rocco Marini sedeva su una poltrona di pelle scura, al centro della stanza, con un sigaro acceso tra le dita. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di lei, il suo sorriso si piegò in un ghigno lento, quasi divertito.
"Stupido da parte tua seguirmi, bellezza..." esordì, la voce bassa e intrigante, ma con sottofondo di divertimento.
Lei non rispose subito.
Lentamente estrasse dalla borsa una foto, un'immagine ingiallita, ricordo di un tempo che sembrava lontanissimo.
Eugenio e Filippo, uniti come fratelli, sorridenti, anni prima di quel tragico epilogo. La fissò intensamente, come se fosse una chiave per aprire un mondo che non comprendeva più.
"Ho bisogno di sapere la verità. Penso che tu ne sappia qualcosa, e quel qualcosa ha a che fare con la morte di mio fratello," disse mal celando una certa agitazione nel tono di voce.
L'uomo ridacchiò sommessamente, un suono che le fece gelare il sangue nelle vene.
"Oh, ragazzina, in che guaio ti stai cacciando?"
"Non me ne andrò finché non mi dirai cosa sai."
Lui sembrò a tratti ponderare una risposta, poi con una lentezza quasi teatrale si alzò dalla poltrona avvicinandosi a lei.
"Se pensi che ti dirò qualcosa, devi essere più ingenua di quanto pensi."
Nel frattempo, a pochi passi dal quartier generale, Filippo camminava svelto, la mente concentrata sugli affari da concludere con Marini.
I due avevano da sempre lavorato insieme, ma non si sentiva mai a suo agio quando si trattava d'incontrarlo.
Una volta arrivato un brivido gli percorse la schiena.
Giulia era lì, nella tana del lupo.
Il suo cuore sussultò per un istante.
Non poteva crederci.
Lei, la donna che doveva proteggere, non sarebbe mai dovuta capitare in un posto del genere. E lui, non si era mai sentito così impotente come in quel momento.
"Che ci fa lei qui?" chiese, ignorandola deliberatamente.
"Questa ragazza sta diventando un bel problema, Guerra," rispose il biondo voltandosi verso di lui.
Il tono si fece più serio.
"È il caso che te ne occupa tu, prima che lo faccia io."
Il giovane esitò prima di rispondere.
I suoi occhi incrociarono quelli di lei, lucidi, terrorizzati. Ne seguì un'amara decisione in cui finse di stare dalla parte di quell'uomo. Era l'unico modo per proteggerla.
"Se continui così, Fini," si rivolse a lei minaccioso, "finirai molto male."
Le sue parole andarono a segno, facendo sopraggiungere confusione e sgomento nel cuore della ragazza.
"È ora che te ne sbarazzi," aggiunse l'altro soddisfatto.
"A quanto pare non è più utile nemmeno per te, Guerra."
"Mi occuperò io di lei, ma tu stanne fuori."
Marini annuì, visibilmente soddisfatto.
Si allontanó dalla stanza scortato dai suoi uomini. Ma proprio in quel momento, Giulia, presa dal panico e dalla disperazione, agì d'istinto. Rapidamente afferrò la pistola nascosta nella fodera interna della sua giacca puntandola verso Filippo, il braccio tremante ma determinato.
Lui reagì con la stessa velocità, estrasse il suo revolver e lo puntó a sua volta contro di lei. I loro sguardi si incatenarono, tesi, rabbiosi, ma pieni di qualcosa che nessuno dei due riusciva più a controllare.
Marini a quel punto si bloccò, osservando estasiato la scena.
"Le cose si stanno facendo interessanti," disse, applaudendo con un ghigno soddisfatto.
Il gioco era appena cominciato.
Un solo respiro trattenuto a metà.
Un solo secondo, e poteva essere la fine.
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Prega per me
Ficção GeralNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
