Capitolo 64. Il sapore della resa

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Era quasi mezzogiorno.
Il sole splendeva alto nel cielo, ma l'aria era frizzante.
L' inverno, nonostante le giornate sembravano allungarsi, non aveva ancora intenzione di cedere.
Filippo camminava senza meta, perso nei suoi pensieri.
Per puro caso, si ritrovò davanti al negozio di Giulia.

Lo notò immediatamente: le serrande era abbassate, e non sembrava esserci movimento al suo interno. Era la seconda volta che lo vedeva in quelle condizioni, e una sensazione d'inquietudine lo pervase.
Si accinse a proseguire quando, all'improvviso, la figura alta e imponente di Adelfio gli sbarrò la strada.

L'uomo, come sempre, lo guardava con un’espressione che tradiva tutto il disprezzo che nutriva per lui.

"Contento Guerra?" si accinse a chiedere con tono provocatorio.

Filippo non rispose subito, osservandolo con uno sguardo che tradiva una stanchezza profonda.
La verità era che non sapeva più cosa pensare, né cosa fare.
La sua vita stava scivolando via come sabbia tra le dita.

"Forse quello contento sei tu a quanto pare... tra me e lei è finita," replicò, celando il suo turbamento interiore, con il solito atteggiamento di sfida.

Adelfio, però, non sembrava minimamente soddisfatto di quell'affermazione.
"Cosa è successo al covo di Marini?" lo incalzò con un tono più serio, gli occhi fissi su di lui, come se cercasse di capire quale verità nascosta ci fosse dietro quell'ostentata freddezza.

Il giovane deglutì, lo sguardo che si fece subito più tetro.
"Sono riuscito a malapena a proteggerla. La situazione stava per sfuggire seriamente di mano quella sera..." rispose, con una certa frustrazione nel tono di voce.

L'atmosfera tra i due uomini divenne tesa, carica di un'ostilità manifesta.
Filippo chinò il capo, gli occhi che si incupivano sotto il peso di un altro fallimento: il senso di impotenza lo stava consumando.

"Non sarà più una tua preoccupazione Guerra," dichiarò l'uomo, con voce solenne.
"Mia sorella è sotto la mia protezione, e tu ormai... sei finito."

Il giovane fece un respiro profondo.
Estrasse una sigaretta, dal pacchetto custodito nella tasca del suo cappotto, accendendola con un gesto lento e misurato.
Tirò una boccata, soffiando fuori il fumo con una calma esasperante.
Poi sollevò lo sguardo su Adelfio, e un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto.

"Beh, su una cosa hai ragione Fini... sono stanco di proteggere quella ragazzina imprudente," rispose, cercando di mascherare la sconfitta con un’aria di superiorità.

La verità gli bruciava, ma ormai non c'era spazio per le parole gentili o il rimpianto.
Aveva capito che Giulia non lo avrebbe mai perdonato dopo gli ultimi avvenimenti, e forse era meglio così.
Si era convinto che in fin dei conti era troppo tardi, e per giunta inutile, ripristinare quel legame.

Adelfio non reagì subito.
Si limitò a stringere le labbra in una linea sottile, ma il lampo d’ira che attraversó i suoi occhi parlava da solo.

"Non mi sorprende che ti sia stancato così facilmente, Guerra... Il tuo obiettivo era chiaro fin dall'inizio, usarla."

Filippo lasciò scorrere quelle parole su di sé.
Scosse le spalle, inspirando un’altra boccata di fumo.
"In realtà, la ragazza è indomabile," mormorò con una nota di sarcasmo.
"Sfido qualunque uomo a starle accanto. E non credere di essere tanto sicuro di proteggerla..."

Il suo tono era ambiguo, ma quella semplice constatazione nascondeva un piccolo avvertimento.

Adelfio fece un passo avanti, riducendo la distanza tra loro.
"Cosa vuoi dire?"

"Che Giulia non è fatta per stare sotto una campana di vetro. La credi al sicuro solo perché è lontana da me, ma la verità è che non puoi controllarla."

Un ultimo tiro alla sigaretta, poi lasciò cadere il mozzicone a terra, schiacciandolo con la punta della scarpa.

"Buona fortuna, Fini."

E senza aggiungere altro, se ne andò, lasciandosi alle spalle il fumo e il sapore amaro della resa.

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Qualche ora dopo, Giulia sentì il rumore di un’auto fermarsi davanti alla villa.
Affacciandosi alla finestra, vide Adelfio scendere, aveva il volto tirato e lo sguardo funesto.

Sapeva che qualcosa era successo.

Non avrebbe saputo dire il perché, ma il suo cuore si strinse, come se un filo invisibile la stesse strattonando verso qualcosa che stava cercando di ignorare.

E quel filo non si spezzava mai.

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