Giulia si svegliò presto, quando l'alba era solo un bagliore all'orizzonte.
Nonostante il tempo trascorso a letto, il sonno non le era stato di alcun aiuto. Le parole di Filippo l'avevano ferita più di quanto fosse disposta ad ammettere. Si chiese se erano state solo una provocazione, o se le avesse pensate per davvero.
Un dubbio, misto a dolore, che non riusciva a scrollarsi di dosso.
Ma c'era qualcosa di più importante che la spingeva ad alzarsi quella mattina, un fardello che non poteva più ignorare.
Marcello.
L'ultima conversazione con la zia Anna l'aveva fatta piombare in uno stato d'inquietudine e paranoia.
La storia di quella terribile notte, il coinvolgimento di suo cugino, le contraddizioni con ciò che le avevano sempre raccontato...
Aveva la netta sensazione che qualcuno le stesse nascondendo qualcosa. Decise che non avrebbe aspettato oltre.
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Il momento giusto arrivò nel primo pomeriggio.
Giulia lo attese con pazienza.
Aveva mantenuto un profilo basso per tutta la mattinata.
Marcello era nel suo studio come sempre, impegnato in telefonate e riunioni a porte chiuse.
Ma poi, il telefono squillò nuovamente. La sua voce filtrò attraverso la porta, bassa e tagliente.
"Si, ho capito. Ci penserò io."
Poi, il suono della sedia che si spostava e il rumore dei suoi passi che si allontanavano.
La ragazza trattenne il respiro.
Non aveva molto tempo.
Aspettò che i passi si perdessero nel corridoio prima di avvicinarsi alla porta dello studio.
Un'occhiata rapida: il computer era acceso, la schermata ancora luminosa nel buio della stanza.
Si fece coraggio ed entrò.
Dentro, l'aria era pesante, quasi soffocante. Le tapparelle erano abbassate, lasciando filtrare solo qualche spiraglio di luce.
La scrivania era ordinata, troppo, notò con una punta di delusione.
Nessun documento in vista, nessun appunto lasciato incustodito.
Le mani sudate, tremanti, si portarono alla tasca dei jeans, dove aveva nascosto una chiavetta USB, pronta a ricopiare ogni cosa che potesse tornarle utile.
Si avvicinò al portatile aperto, sfiorando con le dita la tastiera.
Doveva muoversi.
Cercò di ragionare in fretta: Marcello non era un maniaco dell'ordine come Adelfio, ma pensò che sicuramente avesse anche lui l'abitudine di riordinare i documenti in ordine cronologico. Infiló la chiavetta nella presa USB, e mentre rovistava tra cartelle alla ricerca di qualche file che potesse ritenere importante, udì una voce. Una voce che le strisciò dritta nelle orecchie, sprezzante e stridula.
"Che ci fai qui?"
Si voltò di scatto, il cuore le balzò in gola.
Gisella.
Era in piedi sulla soglia, osservandola con una curiosità mista a disprezzo.
I suoi occhi scuri e penetranti, erano incorniciati da un eyeliner perfetto, di un nero intenso. Gli orecchini, dorati e vistosi, spiccavano ai lobi delle sue piccole orecchie.
Quel giorno aveva deciso di indossare un tailleur di un candido color lavanda, sobrio, in netto contrasto con i suoi soliti look mondani.
La sua presenza lì sembrava un imprevisto che Giulia non avrebbe mai voluto affrontare in quel momento.
"Non è affare tuo, Gisella, va via," rispose, agitata.
Lei, però, non sembrava intenzionata a lasciarla andare.
"Qualcosa mi dice che ti stai mettendo nuovamente nei guai," disse sorridendo con malizia.
"Appunto, ti consiglio di lasciare questa stanza, se non vuoi finirci anche tu."
Giulia cercò di farla desistere, ma la giovane donna non si scompose.
Quest'ultima, rischiava seriamente di farle perdere del tempo prezioso, o peggio di farla scoprire.
Ogni secondo che passava senza agire la portava sempre più vicina all'ombra del fallimento. E poi, come se non bastasse, avvertì dei passi provenire su dalle scale, sempre più vicini.
La paura si impadronì di lei.
"Ops...sembra che non hai molto tempo..." commentò Gisella divertita.
La ragazza si guardò intorno, il volto teso. Non poteva permettere che quella donna rovinasse il suo piano.
"Aiutami," si lasciò sfuggire, la voce tremante ma decisa.
Non poteva crederci, ma lo aveva detto. In quel momento Gisella sembrava essere l'unica che poteva darle una mano.
La giovane De Falco fece un passo in avanti, e il suo sorriso si allargò, come ad assaporare l'adrenalina che le procurava la gravità di quella situazione.
"Non faccio nulla senza qualcosa in cambio."
Giulia sembrò spazientirsi.
"Non credo sia il caso di discutere per una tua eventuale ricompensa. Non adesso."
Ma lo sguardo di Gisella non ammetteva repliche. La sua attenzione era fissa su di lei, gli occhi pieni di una luce che sembrava promettere un gioco pericoloso.
"Cosa vuoi?" chiese infine la ragazza, arrendevole.
In quel momento, assecondarla era l'unica opzione che le restava.
Tutto pur di fare chiarezza su quella storia, ma la verità era che non aveva idea di cosa l'aspettasse.
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Prega per me
Fiksi UmumNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
