Nella penombra dello studio, la figura imponente di Don Aldo Guerra sembrava quasi essersi fusa con l’oscurità: un’ombra minacciosa con occhi cupi, carichi di disapprovazione e rabbia contenuta.
L’anziano boss tamburellava le dita sul bracciolo della poltrona in pelle nera, ogni colpo un conto alla rovescia di parole mai dette e silenzi carichi di attese.
Quando Filippo entrò, il silenzio si fece più pesante. Camminò con passi lenti e calcolati, fino a fermarsi dinnanzi a lui, impassibile.
Il padre lo fissò in silenzio.
Sembrava scavare in profondità, sondando i recessi della sua lealtà.
"Pensavo fossi realmente distaccato da quella ragazza," esordì il vecchio, tagliente. Ogni parola era lenta, precisa, come un colpo ben assestato.
"Soprattutto, dopo ti sei reso partecipe dell'agguato a quel patetico energumeno del cugino… quel Marcello..."
Sputò il nome con disprezzo, facendo una breve pausa.
"Credevo che tutto filasse liscio, ma mi sbagliavo..."
Filippo lo fissava, immobile.
Sapeva che per suo padre ogni cosa era questione di controllo, di strategia. L’idea che qualcuno, men che meno lui, suo figlio, potesse mettere a rischio il loro dominio era inaccettabile.
"Era solo una visita, nulla di più," rispose, cercando di mantenere il tono piatto, senza emozioni.
"Una visita?"
Don Aldo inclinò la testa, valutando quelle parole, scandagliandole per ogni briciolo di falsità. Un ghigno si disegnò sulle sue labbra sottili, carico di veleno.
"Non dovevi manipolarla, Filippo? Era questo il piano: usarla per distruggere i Fini dall'interno. Non certo di condurla qui… nella nostra dimora."
Un silenzio pesante cadde nella stanza, e il giovane percepì il peso di quelle parole come un macigno.
"Non sottovalutarmi," rispose, con un tono che non era né supplica né sfida, ma piuttosto un tentativo di mantenere una fragile parvenza di rispetto.
Lui lo scrutava, l’espressione che si tramutava in un sorriso sardonico, freddo, quasi disumano.
"Sai che non lo farei mai, ragazzo. Ma ricordati di una cosa..."
Fece una pausa.
Poi si alzò dalla poltrona, avvicinandosi di qualche passo, finché il suo volto rugoso e segnato dalla vita gli fu così vicino che Filippo poteva vedere il riflesso della propria figura nei suoi occhi.
"Non ripetere questo errore."
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Prega per me
Ficțiune generalăNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
