Tre anni prima...
Filippo abbassò il cappuccio della felpa, lo sguardo fisso su Eugenio.
Erano in una stradina isolata, lontani da occhi indiscreti.
Il freddo della sera li avvolgeva come una coperta gelida, e l'umidità impregnava l'aria facendo vibrare ogni fibra del loro corpo.
"Devi dirmi perché hai mandato a monte tutti i nostri piani."
La voce di Filippo era scontrosa, e ogni parola che usciva dalla sua bocca sembrava una pugnalata alla fiducia che pensava di avere in lui.
Eugenio non rispose subito.
Lo guardava con occhi cupi, pieni di qualcosa che lui non riusciva a decifrare.
Colpa? Rimorso? Paura?
"Mi dispiace aver deluso le tue aspettative," rispose, il dolore evidente nel tono di voce.
"Ma c'è qualcosa di molto importante che dovresti sapere..."
Il giovane Guerra lo guardò insofferente, per poi vederlo estrarre dalla tasca del giubbotto un foglietto bianco, con un movimento lento, quasi riluttante.
"Ne ho fatto fare una copia. È il caso che tu sappia..."
Si avvicinò, e istintivamente allungò la mano per afferrarlo.
"Eugenio..." mormorò, ma non fece in tempo a finire la frase.
Un colpo violento lo fece vacillare.
La vista gli si annebbiò.
Poi un rumore gutturale, sordo, inquietante: uno sparo squarció il silenzio come un urlo di morte.
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Si svegliò di soprassalto, la testa gli scoppiava dal dolore.
Per un attimo, tutto gli sembrò confuso. Poi la realtà gli si rovesciò addosso con violenza.
Guardò con orrore la pistola stretta tra le dita. A terra, nel buio della stradina, giaceva Eugenio. La sua vita si stava lentamente svuotando in una pozza di sangue.
Si inginocchiò accanto a lui, le mani tremanti che cercavano di fermare il sangue che sgorgava dal suo petto.
Tre colpi.
Uno dritto al cuore.
Lo scosse.
"Resisti, cazzo! Eugenio, resisti!"
Nessuna risposta.
Il corpo era immobile e gli occhi, aperti, fissavano il cielo nero.
Era morto.
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Presente...
Il getto d'acqua fredda gli scivolò sul viso, ma non bastava a spegnere quel fuoco interiore.
Filippo si aggrappò al lavandino, le dita serrate sul bordo, come per non cedere. Sulla pelle, il gelo si mescolava a un bruciore sottile.
Gocce salate si unirono all’acqua.
Lacrime, e niente di più.
"Sono stato io."
No, non poteva essere.
Ma allora perché ricordava solo quel frammento?
La pistola nella sua mano.
Il sangue di Eugenio che macchiava l'asfalto.
Uno sparo.
Il colpo gli esplose nella testa come se fosse reale. Si strinse le tempie, tentando di soffocare lo strazio che dominava ogni suo respiro.
Lo specchio gli restituì un estraneo: gli occhi azzurri erano vuoti, spenti; il volto scavato dalla stanchezza, dalla colpa.
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Prega per me
General FictionNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
