Capitolo 19. Ricatto

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La mattina successiva, l'aria nella villa dei Guerra era pesante, satura di una tensione che pareva riflettere il conflitto imminente.
Don Aldo, in piedi, accanto a una grande finestra che dava sul giardino, attendeva Filippo nel suo studio.
Quando il ragazzo entrò, non si voltò subito. Rimase lì, a fissare il paesaggio esterno, scrutando il mondo da cui proteggeva il proprio impero.

"Figliolo," iniziò, la voce calma, ma tagliente, "è ora di agire. I Fini aspettano quel carico entro la giornata di domani. Non possiamo assolutamente perderlo, sarà un durissimo colpo per i loro affari."

Il giovane trattenne il respiro.
"Padre, non credo sia una buona idea," rispose, mascherando l'incertezza con una parvenza di controllo.
"Colpire quel carico significherebbe scatenare una guerra aperta. Inoltre c'è il rischio di attirare l'attenzione delle forze dell'ordine."

Don Aldo si voltò lentamente, lo sguardo gelido che trapassava ogni sua difesa.
"Non sei qui per darmi consigli...ricordati che ho le mani in pasta dappertutto. Sei qui per obbedire... e smettila di mentire," replicò, il tono fermo, una sottile vena di disprezzo nella sua voce.

"Non parteciperò a quest'azione," lo sfidó apertamente il figlio.

Lui scosse la testa, disgustato.
Gli si avvicinò, il passo lento e minaccioso, e un sorriso beffardo gli curvò le labbra.
"Ah finalmente parli chiaro...Ecco cosa ti ha fatto cedere… quella piccola puttana. Questa tua debolezza mi delude."

Filippo rabbrividì.
"Non osare parlare di lei in quel modo."

Il vecchio si abbassò un attimo, lo sguardo feroce.
"Sappi che posso distruggerla in un attimo. La faccio sparire, ragazzo mio. O la riduco a niente davanti ai tuoi occhi… capisci cosa intendo?"

Filippo sentì il sangue gelargli nelle vene. La minaccia era concreta, reale. Non c’era scampo dalle minacce di Don Aldo.

"Non osare toccarla," sibilò, la voce carica di rabbia e gelo.

Il vecchio rise, un suono breve e privo di allegria.
"Osi addirittura sfidarmi ora... se non vuoi partecipare, non importa. Troverò altri modi, e ti assicuro che non ti piaceranno le conseguenze. Per lei... e per te."

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Più tardi, Giulia chiuse la serranda del suo negozio, stanca, e con un'aria di leggerezza che però durò troppo poco.
Voltò lo sguardo verso strada, quando notò una figura ben vestita appoggiata a una Berlina nera, il viso illuminato da un sorriso sottile che tradiva una certa pericolosità.

Era Rocco Marini.

Il suo sguardo si soffermó su di lei con un'intensità disturbante, con un sorriso a metà tra il cortese e il sinistro.

"Giulia Fini," esordì, con un tono misto tra sarcasmo e un certo apprezzamento.
"Non mi meraviglio che tuo fratello abbia un occhio di riguardo per te." La sua voce scivolava lenta, come un predatore che studia la sua preda.
"Sei davvero... unica."

La ragazza sentì il cuore battere più forte, costringendosi a una calma innaturale.
"Non osare nominare mio fratello," sibilò, sforzandosi di trattenere il disprezzo per quell'uomo.

Marini rise sommessamente, compiaciuto della reazione.
"Ah, quindi sei protettiva. Una qualità... intrigante," disse, le sue parole quasi un sussurro, cariche di un'ironia che puntava dritto a provocarla.
"Sai, nel nostro mondo la famiglia può diventare una debolezza, non esserne troppo devota."

"La mia famiglia non è affar tuo. Non ci conosci, e non sai cosa siamo disposti a fare per difenderci."

In quel momento, una voce risuonò dietro di lei, tesa e perentoria. "Marini, lasciala stare."
Filippo apparve accanto a Giulia, il volto scolpito dalla determinazione e dalla rabbia trattenuta.
Si avvicinò lentamente, frapponendosi tra di loro, gli occhi fissi su quelli dell'altro uomo.

Il biondo alzò le mani in un segno apparente di resa, ma un sorrisetto arrogante gli increspò le labbra.
"Ah, Guerra. Sembra che tu abbia davvero perso la testa per questa ragazza," mormorò con fare complice.
"Ma ti avverto, gli errori di cuore sono costosi... molto costosi."

Il giovane si avvicinò di un passo, la voce bassa e minacciosa.
"Se la tocchi, ti giuro che ne pagherai le conseguenze."

"Attento, ragazzo. Questo gioco non perdona i deboli. E tu mi sembri... troppo coinvolto," replicò il biondo minaccioso, e prima di voltarsi lanciò uno sguardo a Giulia, come se fosse un avvertimento.

Sparì tra la folla, lasciando dietro di sé un terribile senso di inquietudine.
Filippo si voltò verso la ragazza, la abbracciò instintivamente in un gesto protettivo. La paura di perderla era insopportabile. Un silenzio intenso calò tra loro, il tipo di silenzio che porta con sé promesse e paure non dette.

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