Prega per me

Capitolo 53. Prezzo da pagare

Tornare alla villa dei Guerra fu come rimettere piede in un covo di vipere.
Il silenzio pesava quanto l'aria.
Nel salotto, immerso nella penombra, solo una lampada antica proiettava una luce fioca, tremolante, quasi sospesa.

Don Aldo era seduto come consuetudine sulla sua poltrona di pelle, il volto segnato da una furia contenuta. In piedi, alla sua destra, c'era Rocco Marini con quel sorriso diabolico che sembrava fatto apposta per irritare.

"Eccoti, traditore che non sei altro," esordì il vecchio alzandosi lentamente dalla poltrona. I suoi occhi erano cupi e minacciosi, carichi di disprezzo.

"Per colpa tua abbiamo perso l'accordo con i De Falco. Hai idea di cosa significa questo per la nostra famiglia?"

Filippo avanzò verso di lui, fissandolo con una calma inquietante.

"L'accordo con i De Falco era precario fin dall'inizio. Gisella non era altro che una pedina nel tuo gioco. Non puoi incolpare me se le cose non sono andate come volevi."

"Non osare scaricare la colpa su di me! Hai preferito compromettere tutto per una ragazzina. E ora, cosa ci resta? La tua insubordinazione sta costando caro a tutti noi."

"Forse il ragazzo ha bisogno di essere rimesso in riga," intervenne il biondo, commentando con voce melliflua.

Filippo si voltò verso di lui, gli occhi ridotti a due fessure.
"Stai giocando con il fuoco, Marini. Non credere che io non sappia cosa stai cercando di fare."

"Filippo, stai zitto!" ordinò Don Aldo, la voce tagliente.
"Da ora in poi, farai esattamente ciò che ti dico. E se quella Fini dovrà essere il prezzo per la tua disobbedienza, allora così sia."

L'ennesima minaccia di suo padre riuscì nuovamente a reguardirlo. Serrò i pugni, cercando di trattenere la rabbia che ribolliva dentro di lui.
La vera battaglia era appena iniziata.