Filippo era appoggiato alla parete di un magazzino abbandonato.
Di lì a poco, avrebbe radunato i suoi uomini per organizzare l'assalto al carico dei Fini. La luce fioca di una lampada ne illuminava il volto, segnato dalla tensione e dall'incertezza, mentre accendeva una sigaretta con mani tremanti. Il fumo si disperdeva in volute lente, avvolgendo i suoi pensieri tormentati.
Mentre espirava, l’immagine di Giulia lo trafisse.
"Come reagirà quando saprà di tutto questo?"
Si chiese, consapevole che colpire la sua famiglia era un tradimento più crudele di qualunque parola.
Ma la minaccia di suo padre aleggiava ancora come un’eco implacabile nella sua mente.
Uno dei suoi uomini, un tipo massiccio con una cicatrice che gli attraversava la guancia, si avvicinò.
"Tutto pronto, capo. Dica una parola e partiamo."
Filippo annuì, spegnendo la sigaretta con uno scatto deciso.
"Andiamo".
La notte li accolse con un silenzio teso. Lungo la strada deserta, i camion dei Fini si stagliavano come ombre, sorvegliati da poche guardie che pattugliavano il perimetro.
Filippo e i suoi avanzarono nell’oscurità, sfruttando ogni angolo buio come un alleato.
L’azione doveva essere rapida, chirurgica.
Un’esplosione improvvisa ruppe l’equilibrio: un colpo risuonò netto, e subito l’aria si riempì di fuoco e metallo. Il giovane si mosse con freddezza sorprendente, impartendo ordini secchi, mentre i suoi rispondevano con precisione letale.
Le guardie del nemico caddero una dopo l’altra. Sembrava tutto sotto controllo, finché un proiettile gli perforò il braccio. Un dolore acuto gli squarciò la carne, ma non cedette: serrò i denti continuando a guidare i suoi, con una determinazione che non lasciava spazio alla paura.
In breve tempo, il carico fu nelle loro mani. Gli uomini, esultanti e in accordo con la squadra di Marini, caricarono le casse sui camion, pronti a sparire nella notte.
Aggrappato alla portiera di un veicolo, il Filippo si premette la ferita, il sangue che scorreva caldo sulla manica strappata. Ivan, il suo braccio destro, gli fu accanto con uno sguardo teso.
"Capo, siete ferito! Dobbiamo subito farla medicare."
Il ragazzo annuì, trattenendo una smorfia di dolore.
"Andiamo. Non voglio lasciare tracce" rispose, incalzando il gruppo a muoversi in fretta.
Il convoglio si rimise in moto, inghiottito dalla notte.
Ma dentro di lui, il pensiero di Giulia era più insopportabile della ferita stessa: sapeva che questo colpo avrebbe inciso una frattura profonda, forse insanabile, tra loro.
Una cicatrice che nessun medico avrebbe mai potuto curare.
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Prega per me
General FictionNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
