Capitolo 20. Assalto

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Filippo era poggiato alla fatiscente parete di un magazzino abbandonato, posto dove aveva riunito i suoi uomini per organizzare l'assalto al carico dei Fini. La luce fioca di una lampada illuminava il suo volto segnato da tensione e incertezza, mentre accendeva una sigaretta con mani lievemente tremanti. Il fumo riempiva l'aria in volute lente, accompagnando i suoi pensieri tormentati.

Mentre espirava, Filippo non poteva fare a meno di pensare a Giulia. "Come la prenderà quando saprà di questo?" Si chiedeva, sapendo che colpire la sua famiglia era l'ennesimo passo verso una strada senza ritorno.
Ma la minaccia di suo padre era ancora viva nella sua mente, insieme alla minaccia implicita che, in caso di disobbedienza, sarebbe stata Giulia a pagarne le conseguenze.
Uno dei suoi uomini, un tipo robusto con una cicatrice sulla guancia, si avvicinò. "Tutto pronto, capo. Quando vuoi si parte."
Filippo annuì, spegnendo la sigaretta con uno scatto deciso. "Andiamo".

L' azione doveva essere rapida e precisa. In piena notte, con poche luci a illuminare la strada, i camion dei Fini si stagliavano come ombre, circondati solo da pochi guardiani che si muovevano silenziosamente lungo il perimetro. Filippo e i suoi uomini si avvicinarono furtivamente, sfruttando ogni angolo di oscurità.

All' improvviso, un colpo secco ruppe il silenzio, dando inizio a una pioggia di spari. Filippo si muoveva con agilità, dando ordini con segnali rapidi e controllati.
I suoi uomini rispondevano con precisione, neutralizzando le guardie una a una.
Il piano sembrava filare liscio, finché un colpo improvviso lo colpì al braccio. Un dolore acuto gli attraversò il corpo, ma Filippo non cedette. Stringendo i denti continuò a guidare l'azione, incitando i suoi uomini fino alla fine. Il carico dei Fini era ormai nelle loro mani. I suoi uomini esultanti, mischiati agli uomini di Marini, caricavano le casse nel camion, pronti per portarle via.

Aggrappato alla portiera di uno dei veicoli, Filippo si tenne il braccio ferito, sentendo il sangue scorrere caldo lungo il tessuto della camicia. Uno dei suoi uomini lo raggiunse preoccupato.
"Capo, sei ferito! Dobbiamo andare via e farti medicare."
Il ragazzo annuì, cercando di mascherare il dolore con uno sguardo indurito.
"Andiamo. Non voglio lasciare tracce" rispose, incalzando il gruppo a muoversi in fretta. Tuttavia, nella sua mente, il pensiero di Giulia era diventato un' ombra pesante: sapeva che questo colpo sarebbe stato un punto di rottura tra loro, una ferita che difficilmente sarebbe stata riemarginata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 21 hours ago ⏰

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