Il vapore della doccia si dissolse lentamente, avvolgendo la stanza in un tepore quasi soffocante.
Filippo uscì dal bagno in silenzio, i capelli ancora umidi che gli cadevano sulla fronte, nascondendo per un istante quegli occhi blu che sapevano trafiggere e trattenere.
L'aria era satura del suo profumo, misto al sapone e alla pelle bagnata.
Camminava lento, l'asciugamano bianco avvolto intorno ai fianchi, lasciando scoperto il petto asciutto e compatto, che ancora brillava per le gocce d'acqua rimaste sulla pelle.
Aveva dormito poco.
Le notti continuavano a riaprirsi come ferite, con voci che lo inseguivano anche da sveglio.
Negli ultimi giorni Giulia era rimasta al suo fianco, accudendolo con una dolcezza che lui non sentiva di meritare. Ma se il corpo stava tornando a vivere, la mente non gli apparteneva più del tutto.
Quando entrò nella stanza, lei era seduta sul bordo del letto, le mani intrecciate nervosamente in grembo. Indossava una sottoveste leggera, candida, che si muoveva appena al ritmo del suo respiro irregolare.
Gli occhi, indecisi, tradivano più domande che risposte.
Il giovane si fermò davanti allo specchio. Passò una mano fra i capelli bagnati, evitando di guardarsi.
Il suo riflesso lo spaventava: troppo simile a quello che vedeva nei sogni, quando il volto di Eugenio compariva dietro il suo, accusatore.
"Devo tornare alla villa" disse, il suono della voce soffocato dal peso della sua scelta.
Giulia si alzò piano, la seta della veste scivolò silenziosa sulle cosce nude.
Gli si avvicinò con passo lieve, ma lo sguardo era denso, carico, languido come una promessa.
"Non sei obbligato a farlo," rispose con un filo di voce.
Filippo si voltò.
L'asciugamano gli scivolò di mano, abbandonato sul letto. Raggiunse i vestiti, ma non li toccò, rimase nudo davanti a lei, senza imbarazzo.
I loro occhi si cercarono, si trovarono.
E tutto il resto scomparve.
Lei fece un passo avanti.
Uno solo. Bastò quello perché tra i loro corpi non ci fosse più che un soffio.
"Giulia..."
Il suo nome gli si sciolse sulle labbra, spezzato da un desiderio trattenuto a fatica.
"Non capisci... io non sono libero. E se resto potrei farti solo male."
"Tu mi hai già fatto del male, Filippo. Quando hai smesso di crederti degno di essere amato."
Lui abbassò lo sguardo, un tremito gli percorse le mani.
"Non dire così..."
Il desiderio, il rimorso... tutto gli bruciava addosso.
Aveva bisogno di lei, ma sapeva che non poteva più andare oltre.
Lei alzò una mano, sfiorandogli con delicatezza il petto nudo.
La sua pelle era calda sotto le sue dita, il cuore che gli batteva forte dall'emozione.
"Rimani" mormorò, le sue labbra a pochi centimetri dalle sue.
La baciò.
Un bacio che non chiedeva permesso, che non lasciava spazio al pensiero.
Le mani di lei si aggrapparono ai suoi capelli bagnati, tirandolo a sé.
Il tessuto leggero della sottoveste si impigliò tra le dita di lui e si aprì, rivelandone la pelle nuda.
Si cercarono, si respinsero, si ritrovarono.
Il respiro di lei era caldo sul suo collo.
"Non voglio che te ne vada, non ancora..." mormorò contro la sua pelle.
"Ti amo Filippo."
Quel suono lo colpì come uno sparo.
Si irrigidì.
Smise di respirare.
E in un solo istante, tutto ciò che era caldo e vivo si spense.
"Non posso restare."
La voce era un filo, roca, come se ogni parola gli costasse dolore.
"Non posso..."
Lei lo guardò, confusa, le labbra ancora arrossate dai baci.
"Perché dici così?"
"Non posso... non posso permettermi di amarti. Non oggi. Non ora."
Il silenzio che seguì fu irreale.
Lo fissò, incredula.
Sapeva cosa significavano quelle parole, ma non voleva accettarlo.
"Tu menti."
Il giovane tacque.
Si chinò per raccogliere i vestiti, ma le mani gli tremavano, come se ogni bottone, ogni gesto, lo stesse accusando. Dietro il volto impassibile, un'ombra si muoveva lenta, viscida, insinuandosi tra i suoi pensieri.
Un sussurro che non apparteneva a lei.
"Figliolo..."
La voce di Don Aldo.
Fredda. Misurata. Letale.
Si fece strada nella sua mente con la precisione di una lama.
"Se non torni subito, preparati a vedere chi ti sta intorno soffrire. Non ho intenzione di giocare con te."
La mano gli si irrigidì sull'orlo della camicia. Il battito nel petto si fece sordo, metallico.
"Torna a casa, o lei pagherà per entrambi."
Quelle parole gli si incisero addosso, come marchiate a fuoco.
Non era solo una minaccia: era una promessa. Conosceva suo padre. Conosceva fino a che punto avrebbe spinto la crudeltà pur di piegarlo.
Un brivido gli attraversò la schiena, e non era freddo.
Era terrore puro.
"Filippo..."
La voce di Giulia lo riportò per un istante alla realtà.
Era lì, nuda, vulnerabile, gli occhi lucidi che ancora chiedevano verità.
Lui la guardò, e per un attimo fu tentato di dirle tutto, di confessare, di chiederle aiuto, di voler scappare insieme.
Ma la paura vinse.
Un'altra volta.
Chiuse la camicia, ogni bottone un sigillo sulla propria condanna.
"Non è amore quello che pensi di vedere," disse, più freddo, più duro. "Non ti ho cercata per questo. Ti ho avvicinata solo con lo scopo di poter piegare una volta per tutte la tua famiglia. Tu… sei stata solo un mezzo."
Una mezza verità, che suonò come una sentenza.
Lei restò immobile, impietrita.
Il cuore le si spezzò piano, in silenzio, come vetro incrinato.
"Un… mezzo?" ripeté, con un filo di voce.
"Vuoi davvero che io creda a questa menzogna?"
"Credi a ciò che vuoi," rispose lui, voltandosi per nascondere il dolore che gli attraversava il viso.
La voce di Don Aldo continuava a ronzargli dentro, ossessiva, velenosa:
"Se non torni subito..."
Avrebbe voluto dirle tutto.
Che l'amava. Che avrebbe voluto morire piuttosto che lasciarla.
Ma le parole gli morirono in gola, preoccupato dalla minaccia imminente di suo padre.
"Se esci da quella porta, non tornare," sussurrò lei, le lacrime che le rigavano il viso.
Finì di rivestirsi, poi uscì.
La porta si richiuse con un tonfo secco. Si sentiva un verme.
Uno che si lascia amare e poi scappa. Uno che rovina tutto, anche ciò che è puro. Ma quella mattina, una sola telefonata di suo padre era bastata a piegarlo.
Aveva capito, in quell'istante, che il tempo a sua disposizione era finito. Che ogni sentimento, ogni fragile desiderio che aveva osato provare con lei, era un lusso che non poteva più permettersi.
Eppure... il sapore delle sue labbra gli bruciava ancora addosso.
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Prega per me
Fiksi UmumNella Verona più oscura, dominata da segreti e rivalità famigliari, Giulia Fini, una giovane donna dalll spirito ribelle e dall'indole fiera, si trova improvvisamente trascinata in un gioco di potere. Una sera, per caso, si scontra con Filippo Guerr...
