Capitolo 18. Relazione

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La sera si era fatta strada lentamente, dipingendo il cielo di sfumature aranciate e rosse.
Giulia e Filippo si trovavano seduti su una panchina in un parco appartato, lontano dai rumori della città. La tensione che li aveva accompagnati nelle ultime settimane sembrò svanire per un istante. Filippo, rilassato e con un'espressione più serena rispetto al solito, la guardava con desiderio. Giulia, con i suoi occhi verdi vivaci, gli appariva sempre più affascinante, divisa tra il desiderio di abbandonarsi e una curiosità insaziabile.

Filippo si avvicinò, sfiorandole delicatamente il viso prima di posare le labbra sulle sue, in un bacio lento e profondo, che sembrava voler annullare ogni preoccupazione.
Per un istante, entrambi si persero in quel contatto, come se il mondo attorno a loro fosse svanito.
Ma, mentre si allontanavano appena, Giulia abbassò lo sguardo, e un velo di incertezza oscurò i suoi occhi.

"Filippo..." iniziò, la voce un po' tremante. "Quell'uomo... Rocco Marini... Perché è venuto da me oggi? Cosa c'entra lui con te? Con noi?"

Filippo trattenne il respiro per un istante, scostandosi leggermente.
Il suo sguardo si indurì, e il romanticismo del momento si infranse come un'onda su uno scoglio. Non voleva rispondere, ma conosceva la determinazione della ragazza, sapeva che non avrebbe accettato una risposta evasiva.

"Giulia, Marini è una figura pericolosa, qualcuno di cui è meglio non sapere troppo."
La sua voce era tesa, quasi a volerla proteggere dalla verità.
"Fa parte di un accordo tra famiglie, di una guerra che nessuno di noi ha mai scelto. La visita di oggi era solo una provocazione da parte sua, un tentativo di farmi perdere il controllo."

Giulia lo fissava intensamente, le sopracciglia appena aggrottate. Sentiva che Filippo stava omettendo qualcosa, che dietro quelle parole c'era di più.
"Non è abbastanza, Filippo. Se sono in pericolo, ho il diritto di saperlo. Non sono una bambina, e non posso continuare a vivere nell'ombra delle vostre questioni."
La sua voce si era fatta più ferma, più determinata.

Filippo sospirò, alzando una mano come per calmarla.
"Giulia, se potessi, ti terrei lontana da tutto questo. Rocco Marini è legato a mio padre... e a certi accordi che mirano a prendere il controllo di tutto. Ma non posso dirti altro. Più sai, più ti metti in pericolo."

Lei rimase in silenzio, lo sguardo abbassato. L'amarezza di quelle parole si insinuava tra di loro, dividendo il momento.
Anche se Filippo voleva proteggerla, il prezzo di quella protezione era il segreto, un muro che si ergeva tra loro.

___


Lontano da loro, nel cuore di uno dei tanti magazzini nascosti nella zona industriale di Verona, Rocco Marini stava concludendo una serata impegnativa.
Il rumore di muletti e casse riempiva l'aria polverosa, ma il suo sguardo era distante, quasi annoiato.

Proprio in quel momento, il suo cellulare squillò, interrompendo il frastuono. Rocco controllò il display e riconobbe immediatamente il numero: Don Aldo Guerra. Sorridendo, rispose alla chiamata con un tono di finta deferenza.

"Rocco," iniziò Don Aldo, la sua voce calma ma tagliente, "mi è giunta voce della tua recente visita all'orificeria dei Fini."

Rocco rise sommessamente.
"Ah, sì... una visita del tutto innocente, Aldo. Non mi meraviglio che tuo figlio sia così invaghito di quella ragazza... è davvero attraente."

Una pausa di silenzio si stese dall'altra parte della linea, poi Don Aldo replicò con tono freddo.
"Mio figlio deve tornare a essere l'uomo duro e freddo che era prima di conoscerla. Non possiamo permetterci distrazioni."

Marini annuì, un lampo di complicità negli occhi.
"Siamo perfettamente d'accordo. E se posso parlare di affari... ho sentito che i Fini hanno un'importante spedizione in arrivo. Sarebbe un peccato se... qualcosa andasse storto."

Don Aldo rimase silenzioso per un istante, poi la sua voce si abbassò, assumendo un tono velenoso. "Organizza tutto. Quei Fini devono capire che non c'è spazio per loro. Distruggiamo la loro fiducia, i loro affari... e, se serve, le loro vite."

Marini sorrise, il volto illuminato da una soddisfazione sinistra. "Consideralo già fatto, Aldo. Sarà un colpo decisivo."

Dall'altro capo della linea, Don Aldo Guerra emise un grugnito di approvazione.
"Non deludermi, Rocco. Avremo modo così di mettere alla prova la lealtà di Filippo, lo costringeremo a stare dalla nostra parte. Questa volta, non ci saranno errori."

La chiamata si chiuse con un clic freddo e definitivo.
Rocco abbassò il telefono e si voltò verso i suoi uomini, gli occhi pieni di determinazione.
Sapeva che il momento di colpire era finalmente arrivato, e il piano per distruggere i Fini stava prendendo forma sotto la sua guida.

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