Benvenuti a Hollywood!

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Jane aveva passato una notte insonne. 

Era talmente emozionata di intraprendere il percorso dei suoi sogni, che aveva completamente dimenticato che un buon riposo e una buona colazione fossero annoverate come le più importanti e famose 'regole d'oro' atte alla promozione di uno stile di vita sano ed equilibrato. Come al solito, la ragazza era in ritardo perché non sapeva cosa indossare. Non avrebbe voluto sembrare troppo formale, né tantomeno vestire in modo troppo poco professionale. D'un tratto, però, si ricordò che la scelta dei vestiti non era un optional che poteva permettersi: infatti, in quell'università, il regolamento prevedeva di vestire una divisa con il logo della 'Hollywood U' ben in vista.

Frugò frettolosamente nella valigia: della divisa nessuna traccia. Possibile che non l'avesse portata con sé? Era convinta di averlo fatto. D'improvviso, un'effimera quanto intensa sensazione di panico prese possesso di lei. Fortunatamente, la ragazza riuscì nell'immediato a calmarsi, cercando di ragionare sul da farsi. Ormai era decisamente troppo tardi per piangere sul latte versato. Non poteva permettersi il lusso di non assistere alla cerimonia di apertura della sua università. Pertanto, indossò un abito sobrio color marrone scuro, con la vana speranza di non catalizzare troppo l'attenzione su di sé. In cuor suo, però, sapeva che sarebbe stato tutto inutile e che quel professore che tanto detestava avrebbe manifestato il proprio disappunto.


***


Thomas Hunt terminò di prepararsi non appena fatto colazione. Per l'occasione cui oggi avrebbe fatto fronte, aveva indossato la sua solita giacca nera abbinata alla cravatta color grigio pallido e alla camicia bianca. I suoi capelli, corti e neri come la notte, si sposavano perfettamente con il suo sguardo enigmatico e l'espressione emanata dai suoi occhi penetranti color nocciola, che quella mattina apparivano più spenti del solito. Aveva passato la notte in bianco e la sua faccia non faceva altro che confermarlo: sperava, comunque, che la cosa passasse inosservata.

Quella notte, infatti, non era riuscito a chiudere occhio a causa della sentita preoccupazione riguardo l'arduo compito che lo avrebbe atteso l'indomani: una suddivisione ragionata delle classi dopo un'attenta valutazione attitudinale degli studenti. Non sarebbe stato affatto semplice. D'altronde, era il primo anno che il consiglio gli aveva affibbiato un compito del genere. Lui aveva cercato inutilmente di opporsi perché non amava evidenziare differenziazioni di sorta riguardo le specifiche peculiarità caratteriali degli studenti. Era forse uno psicologo? Insegnava per caso alle elementari, in cui avrebbe dovuto distinguere i 'buoni' dai 'cattivi'?

Ovviamente no. Insomma, egli si trovava all'università e la questione che avrebbe dovuto affrontare gli sembrava davvero di pessimo gusto. La cerimonia di presentazione dei vari corsi sarebbe durata pochi minuti, dunque l'avrebbe gestita come al solito.
Quanto all'altro incarico che gli spettava, la sua mente cercava inutilmente di elaborare una strategia per decretare al meglio i possibili criteri di valutazione che gli avrebbero permesso di attuare 'un'equa e giusta' divisione in classi dei vari studenti. Doveva cercare di minimizzare gli errori che non sarebbero certamente mancati. Il direttore della sezione cinema, infatti, avrebbe a sua volta fornito la sua parziale valutazione riguardo le scelte di Hunt. In ogni caso, Thomas era e sarebbe stato pronto ad assumersi le proprie responsabilità.

Comunque, come aveva ribadito più e più volte, egli non condivideva affatto la 'geniale' idea del suo superiore per una ragione particolare: quella suddivisione in classi non avrebbe fatto altro che accentuare forti rivalità tra gli studenti. È vero, forse dal punto di vista organizzativo tale azione poteva rivelarsi di gran comodità per favorire una più organica pianificazione del piano di studi; ma questo, a detta di Hunt, non rappresentava un motivo sufficientemente valido per ovviare a quelle regole che ormai da tempo vigevano all'interno del suo corso universitario. In ogni caso, non poteva farci niente. La piena autonomia decisionale non spettava a lui.

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora