La decisione

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"Signorina McMiller, posso entrare?"


Con estrema cautela, Thomas aprì la porta della sua camera: la sua studentessa era proprio lì, seduta sul letto, a braccia conserte e con un sguardo che, in prima approssimazione, gli apparve spento ma, allo stesso tempo, alquanto irritato da quell'inaspettata intrusione da parte sua.

"Senta... se ne vada, la prego." tagliò subito corto lei, guardandolo a malapena "So benissimo per quale motivo ha avuto la sfacciataggine di venire sin qui. Vuole convincermi a tornare alla Hollywood U? Bene, ci provi pure se vuole. Ma se non ci sono riusciti i miei genitori, come potrà sperare di riuscirci lei, caro professore?" domandò poi, con aria di sfida.

Sul momento, Hunt non rispose a quella domanda - che magari per alcuni sarebbe potuta suonare come un'offesa - e si limitò a chiudere delicatamente la porta dietro di sé, cercando di elaborare un discorso convincente per indurre la sua studentessa a ragionare sulle proprie azioni.

"Signorina, mi ascolti bene. Non c'è alcun bisogno che io le dica quanto sia sbagliato ciò che sta facendo. Scappare dalle proprie responsabilità non rappresenta la soluzione ai problemi."

"Sbagliato?" ribatté Jane, alzandosi dal letto con aria infervorata "Prendersi una pausa è sbagliato?"

"Ci si prende una meritata pausa quando si è dato il massimo e si sono superati ostacoli di qualsiasi natura!" replicò Hunt, alzando la voce "E lei non ne ha affrontati nemmeno la metà."

"E allora?" ribatté Jane, sempre più stizzita dal suo consueto atteggiamento autoritario "Io non sono certo come lei..."

"Che cosa vorrebbe dire con questo?"

"Voglio dire che ho anch'io, come tutti gli altri, diritto di pensare concretamente alle mie emozioni e a miei sentimenti. Ho il diritto di ascoltare il mio cuore ed è quello che dovrebbe fare anche lei."

"Benissimo!" esclamò Hunt, alzando per un momento le braccia al cielo "Mi dica, allora... Che cosa le suggerisce il suo cuore? Di abbandonare il suo grande sogno? Di mollare tutto così, su due piedi? Di pensare con eccessivo rigore a delle questioni di poca importanza?"

A quelle parole, Jane lo guardò dritto negli occhi. Con quell'ultima affermazione, l'uomo sembrava averle ribadito ancora una volta la futilità dei propri sentimenti, nonché la totale inesistenza dei suoi.

"E così, i miei sentimenti non sarebbero importanti?" domandò infatti, alquanto desiderosa di ricevere da lui una risposta ancora più esplicita.

"Non in questo contesto. Sa benissimo qual è il suo dovere, non c'è affatto bisogno che io glielo ricordi... Ma sono venuto qui per appurare che lei non stesse gettando al vento la sua opportunità di esaudire le proprie aspirazioni professionali. Mi dica cosa le è successo, piuttosto."

"È così difficile da immaginare, professore?"

Comprendendo nell'immediato dove lei intendesse arrivare con quella 'domanda retorica', il docente le rispose con un secco e agghiacciante "no". Per l'ennesima volta, egli si mostrò insensibile dinanzi all'implicita richiesta della studentessa di dover chiarire lo strano rapporto che si stava instaurando tra loro.

"Ma è mio dovere ribadirle ciò che realmente è importante. Detto questo, la prego di rispondere alla mia domanda con estrema sincerità: vuole abbandonare gli studi?"

Jane sospirò, voltandogli le spalle per un breve istante.

"Senta, io..."

"Signorina!"

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora