A se stesso?

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"Ha avuto esattamente 'il mio stesso pensiero'... mi ha lasciata senza che io me 'ne accorgessi" concluse Jane, non appena raccontò quanto accaduto alla sua amica Addison.


"Veramente? Ti ha lasciata andare senza alcun indugio?" domandò lei, sbigottita.

"Non proprio... nei suoi occhi ho percepito immenso dispiacere e altrettanto dolore. Abbiamo parlato a lungo e sembrava che nessuno dei due volesse pronunciare la parola 'addio'. Insomma, te lo avevo detto: avrei voluto, in caso di separazione, questa fosse la meno dolorosa possibile, almeno in apparenza. E lo è stata. Ci siamo scambiati un ultimo abbraccio, e poi..."

"Poi?"

"Poi... poi è andato via, ovviamente."

In quell'istante, Jane si gettò sopra il cuscino e il suo viso venne letteralmente coperto alla vista di Addison. Ma ciò che lei non riuscì a celare furono i suoi singhiozzi. No, non poteva rimanere indifferente a quanto successo. Non riusciva a far finta che andasse tutto per il meglio. O almeno, non ancora.

"Jane ti prego, non fare così... detesto vederti in questo stato" disse Addison, con la voce rotta dal pianto.

"Non riesco ancora a credere che dopo tutto quello che abbiamo vissuto, lui mi abbia lasciata" riprese poi, improvvisamente adirata e delusa. "Aveva detto di provare un forte sentimento per me, aveva detto che per lui ero importante... mi aveva detto quanto io fossi speciale per lui! Ho vissuto persino la mia prima volta con lui! E alla fine cosa ha fatto? Mi ha lasciata andare soltanto per colpa di quella stupida di Beverly! Mi ha lasciata andare senza lottare e io mi sono persino fidata di lui, nonché piegata al suo volere! In questo momento mi sembro la solita ragazza sedotta e abbandonata dal belloccio di turno!" continuò poi, scoppiando del tutto in lacrime.

"Oh, amica mia... non sai quanto mi dispiace. Non ti meriti affatto tutto questa sofferenza" dichiarò Addison, addolorata tanto quanto lei di fronte a quello sfogo che condivideva in pieno. Con fare sommesso, la ragazza si avvicinò a Jane e le regalò l'ennesimo abbraccio. Se davvero l'amica doveva soffrire, allora tanto valeva soffrire insieme. D'altronde, Jane era la sua migliore amica e nessuno poteva comprenderla meglio di lei.

***

Non appena rientrò a casa sua, Thomas si buttò di peso sul divano. D'un tratto, si sentì terribilmente stanco e la sua mente non riuscì più a sopportare la vista di quei ricordi che per mesi avevano allietato le sue notti, nonché la sua stessa esistenza. Avrebbe tanto voluto dimenticare quanto appena successo e ricominciare con la sua vita normale ma, malgrado i suoi sforzi, non riuscì a farlo nel modo più naturale.


Distrutto, si avviò in cucina ed estrasse ben tre bottiglie di birra dal suo frigorifero. Senza indugio cominciò a bere e, dopo qualche minuto, si ritrovò a barcollare per la stanza. Non riusciva nemmeno più a distinguere le forme e gli oggetti che popolavano il suo soggiorno ma, paradossalmente, la figura di Jane appariva ancora ben nitida nella sua mente, come se vi fosse stata impressa e non vi fosse alcun modo per rimuoverla. Un'altra mezz'ora trascorse e, alla fine, Hunt capitolò di nuovo sul divano. In quell'istante, si sentì profondamente rilassato e riuscì a non pensare più a niente. Il suo cuore e la sua mente erano ormai completamente assuefatti dall'alcol. Aveva scolato ben due bottiglie di birra e stava proprio per aprire la terza, se una telefonata di sua sorella Rachel non lo avesse fermato.

"Pronto, Thomas? Come stai?"

"Rachel... che piacere sentirti... non male, non male..." rispose lui, stordito.

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora