Questioni di cuore

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Jane giurò di non aver mai visto quel sorriso. Quel sorriso impresso sul suo volto e che egli cercò inutilmente di nascondere alla sua vista.

"Allora..." domandò di nuovo la studentessa. "Che cosa mi risponde?

Prima ancora che Hunt potesse proferire parola, il suo telefono squillò.

"Mi scusi un attimo..."

"Certo, stia tranquillo."

"Pronto? Oh sì... Certo che mi ricordo" disse lui lentamente, guardando Jane con la coda dell'occhio. "Senti Beverly, ti dispiace se ti chiamo in un altro momento?"

Nel sentire pronunciare quel nome, il cuore di Jane perse un battito. Si trattava forse di quella B che lei aveva letto sul suo biglietto quando Hunt si era recato a casa sua per convincerla a tornare alla Hollywood U?
La studentessa tentò di mantenere la calma, ma questa volta non le riuscì. Uno strano senso di malessere la investì all'improvviso, proprio come un fulmine che si manifesta inaspettatamente in una giornata assolata e senza nemmeno una nuvola.

No, questa volta non poteva proprio resistere.

Non appena Hunt riagganciò, il professore si accorse immediatamente del repentino cambio di attitudine di Jane, ma non ebbe nemmeno il tempo di indagare sulla questione che la ragazza si era già apprestata a uscire da casa sua.

"Mi scusi professor Hunt, ma adesso devo proprio andare. Continui pure la sua telefonata... Arrivederci" gli disse infatti, forzando un sorriso.

Senza parole, Hunt la guardò andare via, con un'espressione di sconcerto e meraviglia. E in un attimo, l'uomo si ritrovò nuovamente da solo, in quell'ampio e vuoto soggiorno, proprio come la prima volta che lui l'aveva baciata, provocando in lei la medesima reazione di quel momento: la fuga.
In effetti, benché egli non se ne fosse reso conto nell'immediato, si trattava esattamente dello stesso scenario.

***In un attimo, Jane tornò a casa dei suoi genitori e, nel frattempo, ripesò a quanto accaduto poco prima a casa di Hunt. Perché aveva reagito in quel modo? Non aveva forse esagerato? Queste domande la tartassarono per tutto il tragitto. Eppure, in quel momento non aveva resistito nel volersene andare via. Sentirgli pronunciare il nome di Beverly aveva provocato in lei una sensazione che, sul momento, non avrebbe saputo nemmeno spiegare a parole.


Ma l'emozione che aveva provato nell'istante in cui Hunt aveva sorriso alla sua proposta non l'abbandonò, lasciandole per lo meno la minima speranza che il professore potesse accettarla. Ma un vuoto improvviso rimase impresso in fondo al suo cuore. Ricordava fin troppo bene quelle frasi scritte in quel biglietto che Hunt aveva perduto. E dentro di sé, Jane credeva che quella B iniziale si riferisse proprio a Beverly, la donna che gli aveva telefonato quella mattina.

Ma in fondo, a lei cosa poteva importarle?

Soltanto dopo qualche minuto, la giovane riuscì effettivamente a spiegarsi – o meglio, ad ammettere a se stessa - cosa avesse davvero provato poco prima di congedarsi dalla casa del professore.Lei non aveva affatto dimenticato quei baci, quelle accese discussioni, il giorno di S. Valentino... Lei non avrebbe mai potuto dimenticare quanto aveva vissuto con lui o, almeno, non con un semplice schiocco di dita, benché stesse facendo di tutto pur di non pensarci e di concentrarsi in modo assoluto sul suo lavoro... poiché in definitiva, sarebbe stata soltanto questa la sua unica prerogativa.


***"In virtù del potere a me conferitomi, io vi dichiaro marito e moglie!"
"No, no... NO!!!!"In quell'istante, dopo aver urlato nel sonno per l'ennesima volta, Wilson si svegliò nel suo letto, madido di sudore e completamente spettinato. Quell'incubo lo perseguitava ormai da giorni. No, non poteva essere. Per quale stupido scherzo del destino continuava a sognare Priya vestita da sposa? Per quale assurda motivazione continuava a rimuginare su quanto gli aveva detto quella donna se, come egli aveva già asserito a se stesso e davanti a Malcom, non gliene importava un fico secco di lei?
Ancora scosso da quell'abominevole incubo, Wilson si recò immediatamente in cucina. Magari prendere una tazza di thé lo avrebbe aiutato a sentirsi meglio, nonché a schiarirsi un poco le idee. Cosa avrebbe dovuto fare per risolvere la spinosa questione? Tagliare tutti i ponti con lei, oppure rinnegare quanto le aveva detto, dandogli nuovamente la possibilità di rapportarsi con Hunt? La seconda opzione sarebbe stata la più conveniente, sotto tutti punto di vista. Ma allora perché si rifiutava di chiamarla al telefono? Ancora una volta, Wilson visionò il registro delle chiamate ricevute.

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora