Verità nascoste e ardenti desideri

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Tornata nel suo dormitorio, pareva proprio che Jane avesse davvero molto su cui meditare. Addison aveva pienamente ragione: seguire Hunt per scoprire chissà quale segreto si sarebbe rivelata una scelta rischiosa ma, soprattutto, terribilmente sbagliata. Un'idea a dir poco folle che avrebbe messo senza dubbio a repentaglio la sua permanenza alla Hollywood U. Sulla prima, Jane non aveva affatto pensato alle inevitabili conseguenze che sarebbero potute scaturire dalla sua impulsività, a causa della quale avrebbe potuto garantirsi un'immediata espulsione.


Inoltre, non avrebbe mai potuto perdonarsi se avesse messo nei guai anche i suoi carissimi amici. Ripensando nuovamente alla conversazione tra Hunt e Wilson, però, la ragazza non poteva non essere meravigliata riguardo al fatto che il suo insegnante l'avesse in qualche modo difesa dalle grinfie di quel soggetto, nel momento in cui quest'ultimo aveva cercato di ricavare da lui delle informazioni sul suo conto. I suoi sospetti, comunque, si erano rivelati più che fondati: tra lui e il signor Wilson vi era molto di più che delle semplici divergenze caratteriali o di pensiero. Tra i due era accaduto qualcosa di losco in passato, un qualcosa di cui Hunt non voleva assolutamente parlare.

Ancora una volta, Jane ebbe serie difficoltà nel comprendere il comportamento del suo professore. La sua ambiguità si riversava nelle sue azioni e nel suo modo di relazionarsi con Wilson, ma non solo. In effetti, come diamine era riuscito a mantenere il contegno e ad agire in maniera così professionale con quel tale, che per giunta gli aveva pesantemente lanciato quelle forti intimidazioni?

Al suo posto, Jane non avrebbe retto il confronto. La sua inesperienza l'avrebbe sicuramente portata a commettere degli errori di cui forse si sarebbe pentita per il resto della vita. In effetti, lei avrebbe visto se stessa rispondere a Wilson in un modo del tutto inappropriato, contrariamente a Thomas, sempre nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. In ogni caso, non era affar suo. Doveva mettersi il cuore in pace e togliersi quel pensiero dalla testa, fingendo di non aver ascoltato nulla di quella conversazione.

Già, come se fosse facile.

Ciò che la sua mente le diceva, anzi urlava, non corrispondeva affatto all'intimo pensiero del suo cuore, che aveva inutilmente tentato di tradurre quelle parole in sentimenti di indifferenza e distacco. In quegli strani sentimenti che lei riusciva solo in parte a spiegare. Sembrava si trovasse di fronte a un enigma, un mistero apparentemente irrisolvibile.

E poi c'era Addison. Sicuramente, anche lei le stava nascondendo qualcosa. Lo aveva visto dal suo sguardo sfuggente come non mai, nonché dalle sue elusive parole. Per quale assurdo motivo non si era confidata con lei? Non erano forse migliori amiche?

Al diavolo! Esclamò all'improvviso Jane, stanca di dover sempre giustificare i comportamenti altrui cercando di interpretarli, perlomeno alla sua maniera.
Avrebbe scoperto tutto a tempo debito. Se lei avesse voluto parlarle, glielo avrebbe certamente fatto sapere.

Esausta da quei continui interrogativi, la ragazza si sedette sulla scrivania: era giunto il momento di rimboccarsi le maniche facendo un qualcosa di produttivo.

Prese il libro di "Cinematografia e Arti Visive" per le mani e lo sfogliò per qualche minuto. In qualche modo, doveva calmare la sua crisi di nervi, altrimenti avrebbe senz'altro dimenticato i suoi reali doveri di studentessa.

Pagina 35, paragrafo 3, sezione 5.

Aveva finalmente trovato ciò che cercava.

A ogni singola rilettura di quel meraviglioso paragrafo, sembrava che la giovane fosse in grado di cogliere, nel discorso centrale dello stesso, un significato diverso.
Un significato che racchiudeva la sua passione per le inquadrature, per le loro modalità di utilizzo e poi... per quella bellissima videocamera che custodiva gelosamente nel suo cassetto.

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora