Orgoglio, pregiudizio o... entrambi?

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"Hey Ethan, aspetta un attimo!"

Il ragazzo si fermò di scatto riconoscendo immediatamente la voce di quella ragazza che, da ben due settimane, non aveva avuto il piacere di incontrare.

"Oh, ciao Addison. Come va?" esordì il giovane mostrando, ancora una volta, il suo contagioso sorriso.
"Tutto bene. Ma dov'eri finito? È due settimane che ti cerco per i corridoi."
"Scusami Addison, forse avrei dovuto dirtelo... Ero in missione speciale. Moriyama ci ha assegnato il compito di sorvegliare i sotterranei dell'università. Niente male come prima missione, non trovi?"

La ragazza sorrise. A tratti, l'entusiasmo del giovane le ricordava la sua stessa dedizione per il mondo della moda.

"Sono felice che ti sia divertito. Quello che volevo dirti è che..."
"Hey Addi, dove ti sei cacciata?"

Addison sospirò.

"Cavolo, sta arrivando la mia migliore amica. Ti dispiace se ne parliamo più tardi?"

Il ragazzo fece un cenno di assenso, cercando di mostrarsi indifferente a quella brusca interruzione.

"Certo che no Addison, vai pure. Ci vediamo più tardi."

Il giovane sparì all'istante, quasi avesse compreso il reale desiderio della ragazza. Già, Ethan credeva proprio che Addison si vergognasse di lui, o quantomeno avesse timore di mostrare quel cambiamento che lei stessa aveva palesato nei suoi confronti negli ultimi tempi. In effetti, analizzando il suo sguardo allarmato, il ragazzo aveva subito capito quanto non le avrebbe fatto piacere che Jane potesse vederli insieme.

Colto da un improvviso senso di tristezza, Ethan si accinse a entrare in classe. Era vuota e l'atmosfera terribilmente solitaria. Proprio come lui. In quell'istante, Ethan si sentì come immerso in un gran deserto alla disperata ricerca di un sorso d'acqua o, comunque, un qualcosa che potesse spingerlo a stare meglio. Eppure, nemmeno osservare quegli aggeggi da spia che sempre suscitavano in lui gran meraviglia nella vetrina dell'aula servì a placare il suo stato d'animo.

Perché mai qualcuno doveva vergognarsi di lui? Davvero il colore della sua pelle poteva rappresentare un pregiudizio per gli altri? Oppure era la sua presenza incombente, il suo contagioso buonumore, a rendere infelici gli altri? Perché Addison non poteva semplicemente rivelare a Jane la verità? Perché non poteva rivelarle che lui era stato, almeno in parte e come lei gli aveva confidato, l'artefice del suo successo con la Singh?

È vero, la ragazza non gli aveva ancora rivelato il riscontro derivante dalla verifica affidatale dalla docente, ma comunque il giovane era convinto che il risultato della suddetta prova fosse stato più che positivo. E, cosa altrettanto sicura, egli lo avrebbe certamente saputo da lei in un momento di perfetta calma e tranquillità, lontano da sguardi indiscreti e corridoi affollati da studentesse e studenti.

***

"Buonasera accaniti lettori, siamo tutti pronti?" esordì Grace con la sua solita verve. "Perfetto, possiamo cominciare allora."


I membri del club si sedettero, visibilmente ansiosi di immergersi nella lettura del romanzo. Jane, nel frattempo, continuava a fissare il suo professore. Composto come al solito, estremamente impassibile e naturale, si apprestava ad aprire il suo libro. Non appena vide il segnalibro di Hunt, fu colta da un'irrefrenabile curiosità. Sembrava ci fosse una persona ivi raffigurata.

Di chi poteva mai trattarsi?

La ragazza scosse la testa. Da quando in qua gli studenti amavano ficcare il naso nella vita privata dei loro professori?

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora