Di nuovo insieme

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Non appena Thomas rientrò a casa sua, l'uomo inviò un messaggio a Jane via cellulare per avvisarla che ben presto sarebbe arrivato un taxi che da Saint Lake Street l'avrebbe condotta direttamente dinanzi alla sua abitazione. Questa volta, il professore era stato previdente e aveva chiamato Luke, il suo tassista di fiducia. Non poteva più permettersi di rischiare e mandare Jane da sola per le vie di Los Angeles, con "il pericolo" che incombeva nella sua zona. Conoscendo Beverly, sapeva che quella donna non si sarebbe arresa e che avrebbe sicuramente fatto di tutto per smascherarlo. Ma egli sapeva anche che, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva vivo come non mai. Le settimane trascorse senza la sua Jane, in effetti, gli erano apparse insopportabili e solo al pensiero di rivivere nuovamente quell'esperienza, sentiva crescere dentro se stesso un malessere che gli avrebbe certamente impedito di svolgere al meglio il proprio lavoro o qualsiasi altra attività che richiedesse di fare appello alla sua creatività.


Non appena Jane suonò al campanello, egli andò di corsa ad aprire e rimase letteralmente senza fiato. Jane indossava un bellissimo vestito rosso e i suoi capelli erano nuovamente raccolti in quella treccia che egli aveva sempre e segretamente amato. In quell'istante, non ci fu affatto bisogno di scambiarsi delle parole. Con un grande sorriso, la ragazza si avvicinò a lui e, ben presto, quella profonda fusione di sguardi si trasformò in un bacio disperato e, allo stesso tempo, appassionato come mai lo era stato.

"Bentornata Jane" sentenziò lui, tornando poi a guardarla negli occhi.

"Grazie Thomas... Ancora non posso credere di essere qui."

"Sei bellissima" rispose lui, squadrandola dalla testa ai piedi.

La ragazza sorrise. Era assai raro che Thomas le facesse dei complimenti sul suo aspetto esteriore, benché il suo sguardo le suggerisse quanto la trovasse affascinante.

"Beh, devo dire che nemmeno tu sei poi tanto male."

Al professore sfuggì un'allegra risata e Jane si rese conto quanto gli fosse mancato il suono della sua voce e quel sorriso a trentadue denti che compariva solamente quando lui si trovava con lei.

"Allora? Hai festeggiato bene a casa dei tuoi?" domandò poi, sedendosi sul divano.

"Benissimo" rispose lei, facendo lo stesso.

"Ne sono contento."

"Sai..." azzardo lei, guardandolo di sottecchi "sono sicuro che piaceresti ai miei genitori, se solo..."

"Se solo non fossi il tuo professore?" ribatté lui, con fare tranquillo. "Chissà... non dubito che la tua famiglia sarebbe entusiasta di vederti felice, magari accanto ad un ragazzo della tua età, però..." proseguì poi, scostando lo sguardo.

"Dai Thomas, non dire così... per me non conta questo particolare, inoltre... non sarà così per sempre" rispose lei, posando una mano sopra la sua spalla.

"Forse hai ragione tu. Ma fino ad allora..."

"Fino ad allora pensiamo soltanto a goderci il presente. Ma dimmi un po'... cosa mi dici della tua famiglia? Non so niente di loro e mi piacerebbe..."

"Preferirei non parlarne" ribatté Thomas, dispensandole un sorriso di circostanza. "Parliamo soltanto di te, oggi è il tuo compleanno e devi essere tu l'indiscussa protagonista."

"D'accordo, come vuoi."

"E a tal proposito..." riprese lui "Avrei un piccolo pensiero per te."

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora