25. Daegu

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-Yoongi Pov-

Il viaggio verso casa è stato fin troppo corto.

Per distrarmi dall'ansia e dai miei pensieri sono stato attaccato al telefono.
Ho visto cosa ha pubblicato Park ma non ho voluto commentare.
Lui non può capirmi e non voglio che lo faccia.
È semplice.

Sceso dal treno ho preso un autobus e poi mi sono fatto una camminata fino a che non sono arrivato a casa.

La città è sempre splendida, non è quella a farmi paura anzi rimango sempre affascinato da quanto bella possa essere sopratutto sotto questo periodo dell'anno.

Eccomi arrivato.

Casa mia è una struttura antica molto grande.
Comprende la nostra casa, la palestra in cui mio padre insegna tiro con l'arco e l'enorme giardino.

Entro e percorro il giardino.
È sempre bellissimo e curato e se non fosse da checca passerei buona parte delle mie giornate quí.

Avevo detto a mia madre quando sarei tornato a casa quindi mi sta aspettando davanti a casa.
Come sempre è ben curata e con un abito tradizionale femminile addosso.

"Madre" la saluto con un inchino e il tono serio e formale.

"Bentornato a casa Yoongi" fa lo stesso.

Entriamo e mi tolgo le scarpe mettendomi quelle adatte.

"Tuo padre ti aspetta in palestra, cambiati e raggiungilo" mi informa in modo formale indicando con lo sguardo il mio borsone.

"Grazie madre".
Faccio un ultimo inchino e percorro la casa fino ad arrivare nella mia stanza.

È rimasta esattamente come l'avevo lasciata.
La mia stanza rimane sempre impersonale, non c'è molto di mio o almeno che si veda.

Lascio il borsone in un lato della stanza.

Mi cambio con i vestiti che trovo accanto al futon e lascio quelli che avevo addosso lí.

Mi dirigo velocemente nell'enorme palestra dove si trova mio padre e i suoi allievi.

"Padre" dico facendo un inchino profondo.

"Yoongi" dice con tono estramemente severo.

Alzo lo sguardo guardandolo con il massimo rispetto.

"Ora che sei tornato a casa ti allenerai con loro, hai molto da recuperare".

"Si, padre".

Non ho alternative.
Per quanto possa odiare il tiro con l'arco la nostra famiglia insegna questo displina tramandandola generazione in generazione.
Io sono ovviamente la mela marcia.

"Fammi vedere se sai ancora impugnare l'arco almeno" mi guarda con sufficienza.

Mi muovo verso il lato della stanza.
Prendo un arco e una faretra piena di freccie mentre i suoi quattro allievi mi guardano quasi intimoriti.

Lo impugno perfettamente mettendomi davanti al bersaglio che sta fuori dalla palestra, aspetto di aver preso la mira e di essere posizionato come si deve e scocco la freccia.

Centro.
Sospiro di sollievo internamente.

"Osservete attentamente i suoi movimenti e la sua posizione" dice ai suoi allievi che rispondono formalmente.

"Continua" mi ordina e cosí faccio finchè non è lui a fermarmi.

"Il tuo allenamento sarà solo con me, a quanto pare sai ancora farlo come si deve".
Nel suo tono non c'è nè fierezza nè soddisfazione.
È solo un tono estremamente duro.

Lie ||Yoonmin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora