81. F.I.N.E.

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Questo capitolo farà male, preparate i fazzoletti che qua ci stavo per piangere pure io, il che è preoccupante.

Da notare l'immagine.

-Narratore Pov-

Jimin non si sentiva affatto a suo agio in quella stanza, seduto su quella sedia con l'agente davanti a sè pronto a cominciare.

Il giovane ragazzo si sentiva impaurito e parecchio sottopressione.
Non era ancora molto convinto su che cosa avrebbe dovuto raccontare.

Mark la sera precedente lo aveva informato che Yoongi dopo quello che aveva visto era impazzito.
Nel giro di poche ore aveva incastraro Kai, Hoseok e probabilmente anche il preside.
E tutto questo perchè aveva visto crollare Jimin.

Al primo impatto ne fu spaventato.
Aveva subito pensato che Kai lo avrebbe cercato e questa volta non per divertirsi, no.
Lo sapeva Yoongi, come lo sapeva Namjoon, Mark e tutti gli altri.
Se Jimin gli fosse capitato tra le mani lo avrebbe ucciso e il minore debole com'era non si sarebbe potuto difendere.

Quindi aveva semplicemente accettato a sottoporsi all'interrogatorio.
Mark lo aveva convinto che era la cosa migliore da fare, Kai meritava qualunque pena li avrebbero dato.
E il corvino in fondo al suo cuore sperava che fosse qualcosa di pesante, qualcosa che lo avrebbe fatto sentire meglio con sè stesso, perchè Kai lo aveva rovinato e meritava il peggio.
Ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce, non avrebbe fatto vedere la rabbia che portava dentro di sè.
Avrebbe detto la verità perchè lui meritava giustizia.

"Park Jimin?" Chiese il poliziotto davanti a sè.

Il corvino alzó la testa e lo guardó.
"Si, signore" disse a voce bassa.

L'uomo annuì.
"Non preoccuparti mettiti a tuo agio e parliamone con calma, capisco quanto possa essere difficile, prenditi il tuo tempo" disse con un piccolo sorriso incoraggiante.

Annuì abbassando di nuovo la testa cercando di organizzare i suoi pensieri.
Doveva imporsi di restare calmo anche se non era più nel suo posto sicuro.
Era insieme ad un agente, fuori c'era anche Mark a supportarlo,
quindi decise che non gli sarebbe successo nulla.

Si fece coraggio.
Inizió così a raccontare a volte con molta fatica quei giorni passati in quella stanza.
Raccontó ogni piccolo particolare che gli era accaduto perchè lui ricordava tutto perfettamente e non era perniente facile dire tutto, anche le cose più vergognose e umilianti a cui era stato sottoposto.

Dopo che finì, l'uomo davanti a sè gli cominció a fare domande sui fatti accaduti dopo e chi lo avesse salvato.
La risposta era stata Min Yoongi.
Gli raccontó che anche se era stato drogato lui era consapevole dell'accaduto anche se non era riusciuto a reagire non perchè non volesse ma perchè non ce l'aveva proprio fatta.
E i fatti erano stati confermati dallo stesso Min Yoongi che aveva raccontato la stessa versione.

Jimin raccontó quello che accadde dopo che il maggiore lo aveva portato dai suoi amici e di come loro si fossero presi cura di lui.
Dovette dire che ora era sotto cura del metadone, anche se precisó che piano piano le dosi stavano diminuendo e presto non avrebbe più avuto bisogno nemmeno di quello tornando finalmente libero.

Yoongi dall'altra parte del vetro seguì attentamente la confessione del minore.
Lo aveva visto parlare in modo tremante, lo aveva visto singhiozzare e piangere in alcuni momenti, per minuti non aveva parlato e poi come se nulla fosse aveva ripreso il discorso.

Il ragazzo dai capelli di nuovo neri era stato tentato ad andare a prendere Kai e pestarlo fino ad ucciderlo.
Tremava dalla rabbia perchè Jimin non si meritava minimamente quello schifo.

Lie ||Yoonmin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora