1779 cap.5

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Il mattino seguente, anche se era un giorno a dir poco soleggiato e le temperature al di sopra della media stagionale, per Y/n sembrava una delle più fredde. Tremava perché aveva paura. Non era riuscita a chiudere occhio.
Inoltre si sentiva male per non essere riuscita a scusarsi con l'uomo che invece voleva solo porle dei cioccolatini e essere gentile.
Sicuramente sarà stato adirato da quello che era successo e quindi l'avrebbe poi licenziata e segnata a un inevitabile destino.
Quella stessa mattina, neppure Jimin che era solito portarle un fiore si presentò alla porta. Lei penso che forse ce l'avesse ancora con lei perché si era arrabbiata, lui non si presentò perché fin troppo imbarazzato e dispiaciuto per il suo atteggiamento.
Così presa una mela e la borraccia d'acqua, si avviò verso lavoro e come al solito lungo la strada incontrò le sue colleghe che invece abitualmente chiacchieravano di qua e di la delle loro vite da sposate, figli e stanchezza.
Y/n non parlava molto con le altre colleghe se non con la madre di Jimin ma era molto vecchia e spesso era così stanca sin dalla mattina che preferiva non infastidirla.
Inoltre dopo la morte delle due sue amiche non riusciva più a costruire niente con nessun altro.

La mattinata passò stranamente velocemente e così anche la pausa finché al ritorno alla sua postazione , si ritrovò nuovamente a incrociare lo sguardo del giovane sulla rampa delle scale.
Per qualche secondo il suo cuore si fermò.
Era arrivato. L'avrebbe fatta licenziare. Ne era certa.
Inizió a pensare che però forse qualcosa poteva fare. Poteva chiedere scusa e sperare in una concessione e nel perdono. Sarebbe stato umiliante ma alla giovane della dignità poco contava. Teneva molto di più alla sua vita. Senza quel lavoro nel giro di poco sarebbe morta.
Così si avvicinò al sorvegliante e chiesto il permesso di parlare con il figlio del padrone, l'uomo la afferrò a malo modo per il braccio e la scortò dal giovane.
"Signore, questa operaia vorrebbe parlarvi. Se desiderate me ne posso occupare io"
Jungkook rimase sorpreso del passo della giovane. Pensava di averla messa a disagio involontariamente il giorno precedente, non si sarebbe aspettato ciò.
Inoltre rimase infastidito dal modo in cui l'uomo l'aveva afferrata e la teneva per il braccio. Notò immediatamente il viso contratto dal dolore della giovane, per questo immediatamente si avvicinò e disse all'uomo che si sarebbe occupato lui della situazione. Così si fece seguire dalla giovane in un ufficio privato al piano superiore e chiuse la porta.
Non fece neppure in tempo a voltarsi che sentí il suono sordo di un corpo cadere a terra.
La giovane si era inginocchiata a terra e con le mani giunte era lì quasi a implorarlo.
"Vi prego signore non licenziatemi. Vi chiedo perdono per ieri. I miei amici non volevano offenderla. Me ne assumo io la responsabilità ma ve ne prego non licenziatemi. Sono disposta a accogliere ogni punizione che deciderà per me, il sorvegliante potrà punirmi quanto desiderate..sono pronta a accettare le conseguenze. Ma vi scongiuro, vi scongiuro non licenziatemi"
Jungkook non riuscì a credere a quelle parole. Non capiva come mai la giovane stesse implorando di non essere licenziata. Davvero pensava che fosse colpa sua? Che l'avrebbe licenziata? Addirittura fatta punire?E perché mai? E poi in che senso punire? Il padre non aveva specificato che le punizioni fossero solo pecuniarie?
"Y/n..io.."
"Vi prego.."
Jungkook si abbassò per prendere le mani della ragazza e aiutarla ad alzarsi. Quelle piccole e callose mani tremavano, e lui voleva quasi stringerle per farle smettere ma aveva paura di fare qualcosa di sbagliato, così vi passo solamente su un dito, come una carezza.
"Non voglio licenziarvi. Non avete fatto nulla di sbagliato. Non dovete neppure scusarvi. E poi i vostri amici volevano solo aiutarvi. Pensavano che fossi un male intenzionato e vi hanno aiutata. Non è successo niente"
Y/n sentí come un peso spostarsi dal suo petto e una volta accortasi finalmente del gentile contatto che il dito di lui aveva nello sfiorare il dorso della sua mano, la fece arrossire all'improvviso. Le mani del giovane erano così belle, grandi ma sopratutto lisce. Per la vicinanza percepiva persino che avesse un ottimo odore. Sapeva di pino, forte e deciso.
Chissà lei che cattivo odore emanava. Sicuramente poco piacevole. Ma come poteva altrimenti? Il sapone non lo utilizzava tutti i giorni. L'acqua faceva bene il suo lavoro anche da sola.

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